Chi è il prossimo delle persone LGBT? (Lc 10:25-37)
Riflessioni bibliche di Rich McCarty, Joseph Tolton e Judith Hoch Wray tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Deuteronomio 30:9-14: che parola profonda e importante per la nostra comunità ferita! Per alcuni, in particolare gli LGBT afroamericani, il pensiero della libertà è talmente “di là dal mare” (versetto 13) da non poter essere concepito. Questo testo è un incoraggiamento a continuare a proclamare la buona parola della libertà. Essa è vicina a noi, nei nostri cuori, nella nostra bocca (versetto 14). La possiamo raggiungere. La parola profetica per questa comunità profondamente ferita e chiusa in se stessa è questa: la vostra libertà non è lontana.
Non siete senza speranza. Ciò a cui siamo chiamati non è distante.Questa parola è certamente un balsamo guaritore per la nostra comunità. L’opera di Dio non sta in quello che ci hanno fatto ma nell’amare Dio e il prossimo e noi stessi. E questo è molto vicino!
Il Salmo 24 (25):1-10 ci rammenta di avere fiducia in Dio e di non pensare di dover fare tutto da soli. Molte persone LGBT si sentono sole e pensano di non avere accesso al loro retaggio spirituale a causa del modo in cui la Chiesa ci ha trattati. Quanto ci dà forza ripeterci “Oh sì, questo non riguarda me, bensì Dio e quello che lui sta facendo!”.
La preghiera “Dio mio, in te confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici!” (versetto 2) ci invita a non avere vergogna di chi siamo o del nostro cammino spirituale. Forse questa non è solo una sfida esterna ma anche una preoccupazione intima. Qui ci viene ricordato di non permettere alla vergogna e alle paure di trionfare su di noi. Talvolta la paura è il nostro peggiore nemico.
– Raccontate una storia personale sulla volta in cui riporre la vostra fiducia in Dio vi ha portato pace su un nuovo sentiero della vostra vita.
Leggendo Colossesi 1:1-14 abbiamo preso in considerazione le similitudini tra quel piccolo e strano (strano in che senso?) raggruppamento di credenti in una società spesso ostile e il nostro strano raggruppamento di persone LGBT piene di fede in comunità. Quale forza possiamo trarre dal ricevere le benedizioni che questo autore vuole trasmettere a questa comunità in lotta nel primo secolo! Noi abbiamo la nostra parte nell’eredità dei santi nella luce! Siamo stati salvati dal potere delle tenebre e trasportati nel regno di Dio! Tutto questo è per noi, non solo per qualcun altro.
Questo incoraggiamento ci riempie del desiderio che le nostre comunità si scrivano lettere a vicenda. Quelle epistole che ci incoraggeranno nella grazia che è nostra in mezzo alle tribolazioni saranno importantissime per chi verrà dopo di noi. Tra molte generazioni chi ci seguirà potrà capire il processo attraverso il quale siamo passati.
– Cosa scrivereste in una lettera a una comunità LGBT di un’altra città o stato per incoraggiarla nelle tribolazioni e per rammentare il retaggio spirituale che la sosterrà?
La storia del buon Samaritano in Luca 10:25-37 ha molto in comune con le preoccupazioni LGBT. Il sacerdote e il levita non potevano toccare il sangue o un cadavere senza diventare impuri e a quel punto non potevano avvicinarsi al luogo santo. Il racconto di Gesù ci suggerisce che toccare una persona ferita è in sé un atto di santità. Entrare nella ferita di qualcuno e toccarla significa entrare nel Santo dei Santi. Mentre alcuni scappano dalle persone LGBT chiamandole impure e abominevoli, noi ci curiamo l’uno dell’altro. Noi conosciamo quel tipo di virtù.
Riconoscendo la santità del toccare chi è stato ferito riceviamo da Dio anche l’incarico di occuparci di chi è affetto da HIV/AIDS. Eppure, mentre alcuni pazienti hanno ricevuto attenzioni e cure adeguate, l’HIV/AIDS rimane sottostimato in molte comunità di colore, in particolare per quanto riguarda le donne. Non possiamo lasciarlo uscire dal nostro schermo radar solo perché non affligge i maschi bianchi nella stessa misura di prima.
Ricollegandoci al messaggio di Deuteronomio 30 dobbiamo rammentarci che l’opportunità di vivere al di fuori della legge è vicina a noi, in quelle persone ferite. Nel prenderci cura di quei corpi fragili sperimentiamo la gioia dell’adempimento della legge.
Facciamo anche notare che la persona che veniva disprezzata (il Samaritano) ha agito come prossimo. Molti, nella comunità LGBT, spesso assistono spiritualmente sia omosessuali che etero. In questo modo siamo prossimo! Ricordiamoci del dono che possediamo e che possiamo offrire anche quando veniamo disprezzati.
Ricordiamoci che Gesù ha risposto alla domanda “E chi è il mio prossimo?” (versetto 29) con un racconto e un’altra domanda: “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo?” (versetto 36). Siamo stimolati a guardare all’esterno per vedere dove la Chiesa di Dio è all’opera, a celebrare gli atti di bontà ovunque li troviamo, anche se compiuti da chi forse non fa parte della Chiesa visibile.
– Chi sono le persone ferite della nostra comunità che evitiamo?
La nostra preghiera
Dio di grazia, Madre nostra e Padre nostro
noi serbiamo vicino a noi la tua presenza.
Mentre accogliamo l’Emmanuele, il Dio che è con noi,
preghiamo di poter agire come prossimo gli uni per gli altri.
Manifestati nei nostri corpi.
Manifestati nella comunione che abbiamo gli uni con gli altri.
Manifesta il potere dell’inclusione di Pentecoste nella tua Chiesa.
Per questo ti preghiamo in nome di tutto ciò che è buono.
Amen
I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C