“Chi sono i lebbrosi oggi?”. L’arcidiocesi di Detroit allontana i genitori cattolici con figli LGBT che la parrocchia aveva accolto
Articolo di Peter Feuerherd* pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 28 maggio 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Tutto cominciò con una domanda pronunciata durante un’omelia domenicale che verteva su una guarigione compiuta da Gesù: “Chi sono i lebbrosi di oggi?” chiese padre Victor Clore, parroco di Cristo Re a Detroit.
Questo accadde più di vent’anni fa, e padre Clore, tutt’ora parroco nella medesima parrocchia, rispose alla sua domanda facendo riferimento alle persone LGBT cattoliche, e la domanda trovò risposta: ben presto in parrocchia presero avvio degli incontri regolari per le famiglie cattoliche che si trovavano a lottare con l’omosessualità, alcune decine di persone da tutta l’area metropolitana di Detroit che si incontravano per spingere verso l’inclusione e l’accettazione di gay e lesbiche nella vita della Chiesa. Il gruppo così formato si è poi agganciato a una rete a livello nazionale chiamata Fortunate Families (Famiglie Fortunate, associazione cattolica statunitense di genitori con figli LGBT e i loro amici).
Lo scorso marzo però, nel pieno della pandemia, padre Clore ha ricevuto una lettera del vescovo ausiliario di Detroit, monsignor Gerard Battersby, la quale proibiva a Fortunate Families di tenere incontro nella sua parrocchia e in ogni altro ambiente di pertinenza dell’arcidiocesi.
Nella sua lettera monsignor Battersby afferma che il punto di vista di Fortunate Families “è in contrasto” con la dottrina cattolica, ed “è pericoloso proprio per i cattolici che questa organizzazione afferma di voler aiutare”. Citando una lettera pastorale dell’arcivescovo Allen Vigneron monsignor Battersby spera che le persone LGBT “troveranno il sostegno necessario per crescere umanamente nella virtù della castità, in modo da avvicinarsi a Cristo”.
Scrive monsignor Battersby, affermando di agire per conto dell’arcivescovo: “Vi chiedo di sospendere immediatamente gli incontri e di sciogliere questa associazione sedicente cattolica che opera nell’arcidiocesi di Detroit. A Fortunate Families Detroit è proibito di incontrarsi nelle parrocchie, nelle cappelle e negli istituti dell’arcidiocesi, e non ha il permesso di tenere riunioni all’interno dei suoi confini”.
Il vescovo ausiliario ha poi invitato i membri a unirsi a EnCourage, la branca diocesana dell’associazione Courage, che si propone di fornire sostegno alle persone omosessuali cattoliche che intendono vivere la castità così come richiesto dalla Chiesa. L’anno scorso l’arcidiocesi ha organizzato una conferenza a sostegno di Courage, che ha riunito gli operatori che si rifanno al suo modello.
“Dobbiamo ancora decidere cosa fare” dice Linda Karle-Nelson, che dirige Fortunate Families Detroit assieme a suo marito Tom Nelson. Attualmente l’associazione sta tenendo i suoi incontri via Zoom. “Non crediamo che una persona LGBT debba essere necessariamente celibe”, ma comunque l’associazione, che ha sede a Lexington, nel Kentucky, e che ha branche in tutti gli Stati Uniti, cerca di fare da ponte tra le famiglie con figli LGBT e la Chiesa.
La lettera del vescovo ausiliario ha innescato molta rabbia tra i membri di Fortunate Families: “Non c’è stato uno straccio di discussione, è stato un atto assolutamente non previsto e molto doloroso” dice Linda Karle-Nelson. Stanley Francis “J.R.” Zerkowski, direttore esecutivo dell’associazione, afferma che il bando al gruppo di Detroit è il primo nel suo genere da tre anni a questa parte. Fortunate Families conta tra le sue fila un consigliere ecclesiastico nella persona del vescovo di Lexington, monsignor John Stowe, e il vescovo ausiliario emerito monsignor Thomas Gumbleton svolgeva lo stesso ruolo per la branca di Detroit.
Il bando è venuto dopo l’espulsione dalla medesima diocesi di Dignity, un gruppo che sostiene le persone omosessuali cattoliche; padre Clore aveva scritto una lettera aperta per esprimere il suo sostegno a Dignity.
Secondo Zerkowski, la ragione di questo bando è avvolta nel mistero: “Vorrei fugare la falsa impressione che noi operiamo al di fuori della dottrina cattolica”, e precisa poi che l’associazione non si schiera su questioni calde come il matrimonio omosessuale e si considera un ponte gettato tra gli amici e le famiglie delle persone omosessuali e la Chiesa, rifiutando comunque il linguaggio di certi documenti ufficiali secondo i quali le persone omosessuali sono “intrinsecamente disordinate”: “Per me è molto importante rimanere in dialogo e in contatto con la Chiesa. È l’unico modo per aprire le porte ai nostri fratelli e sorelle LGBTQ”.
Padre Clore ha ricordato quell’omelia di più di vent’anni fa che ha portato alla creazione del gruppo per i genitori cattolici di figli LGBT nella diocesi. Dopo aver chiesto ai fedeli chi fossero i lebbrosi di oggi, fece poi, riluttante, un’altra domanda: chiese a chi avesse amici e parenti omosessuali di alzare la mano. Quasi tutti la alzarono, incluso il parroco: “Ma tutti pensavano di essere gli unici”, conclude padre Clore.
* Peter Feuerherd è redattore del National Catholic Reporter.
Testo originale: Detroit Archdiocese expels support group for families of LGBT Catholics