Chi sono i lontani nella chiesa: i pastori che non accolgono o le persone LGBT+?
Testimonianza di Irene sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)
“Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo, avevi scritto già di me”. Queste parole mi tornano in mente per descrivere l’esperienza appena trascorsa a Bologna.
Quanta fatica per scoprirsi, per capirsi, per dirsi, per trovarsi. E poi tutto ad un tratto ci sei: sei nel tuo posto, ti senti vivo, ti senti a casa. Questo per me è la Tenda di Gionata, questa per me è l’esperienza di Chiesa delle frontiere.
Dove nessunə è abbandonatə, dove nessunə è esclusə. In questi giorni ci siamo interrogati sulla domanda: ma chi è lontano, noi o la Chiesa? Ma chi sono i lontani: i pastori che dovrebbero accompagnare tutt*, ma ancora così non fanno, oppure noi persone lgbt+ e quindi lontane?
La prospettiva è duplice e nel definire lontano e vicino non c’è per forza la categoria del giusto e dello sbagliato, del nemico e dell’amico. “Tutto concorre al bene, per coloro che amano Dio” [Romani 8, 28].
Vorrei pensarla così questa esperienza che abbiamo appena vissuto: un momento di personale silenzio e di riflessioni individuali per entrare ancora di più nella logica di Gesù, che da sempre è per tutt* e con tutt*.
Gesù non esclude nessunə, e io chi sto escludendo ancora nella mia vita? Ci sentiamo ancora Chiesa nella Chiesa, non siamo setta, non siamo a parte, perché siamo con Gesù ed è la Sua Parola e la Sua presenza che ci spingono a fare ciò che facciamo.
Non vogliamo rivoluzionare niente, non vogliamo tagliare teste e condannare persone, anche se ci hanno fatto soffrire, vogliamo mostrare in un’ordinaria semplicità che anche ciò che sembrava impossibile è possibile.
E che è sempre l’amore che conta, il volerci bene a vicenda. Ed è anche e soprattutto di questo che ho fatto esperienza in questi giorni insieme a Bologna: di volti amici, di persone con cui poter parlare di tanto, con cui aprirsi e condividersi, da cui ottenere supporto e conforto.
È questa la comunità che siamo ed è questa la comunità che vogliamo far crescere e che vi attende, se volete. Così dopo questi giorni di riflessione insieme, in cui ci siamo interrogati anche su cosa fare a casa nostra, su come portare cambiamenti là dove siamo e nelle comunità in cui viviamo e che frequentiamo, la risposta che ho ricevuto è semplice: sii ciò che sei, senza clamore, senza vergogna, senza ostentazione ma senza nasconderti, di chi sei, non avere paura di essere chi sei. “Nell’amore non c’è timore” e così un tempo nuovo verrà.
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