“Chi sono io per giudicare?”. Il passo in avanti del Papa nell’accoglienza delle persone LGBT
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato sul blog cattolico di New Ways Ministry (USA) il 10 gennaio 2016 liberamente tradotto da Luca B.
Come spesso accade le interviste di Papa Francesco fanno spesso notizia in tutto il mondo, talvolta a causa delle osservazioni che ha fatto riguardo a persone lesbiche e gay. Nonostante il suo atteggiamento sia stato positivo e accogliente, come nelle dichiarazioni precedenti, gli ultimi commenti del Papa non offrono pretesti argomentativi sulla moralità dei rapporti tra persone dello stesso sesso, sul ruolo della coscienza nella vita delle persone LGBT o sugli orientamenti pastorali per il ministero LGBT. Eppure, questi commenti sono importanti per spostare il dibattito sulle persone lesbiche e gay in una direzione più edificante.
Nei suoi ultimi commenti, pubblicati nel nuovo libro del giornalista italiano Andrea Tornielli, il pontefice prova a spiegare la sua celebre affermazione:”Chi sono io per giudicare?”, che fu pronunciata in risposta alla domanda in merito ai sacerdoti omosessuali, la cui interpretazione è stata poi estesa dai media come opinione del papa nei confronti di tutte le persone LGBT.
Secondo il quotidiano inglese NCR (National Catholic Reporter), che ha ricevuto una copia inedita in inglese del libro “Il nome di Dio è misericordia” papa Francesco ha fornito questa spiegazione:
“ In quell’occasione dissi questo: Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Stavo interpretando con amore quanto viene detto nel Catechismo della Chiesa Cattolica: queste persone devono essere trattate con delicatezza e non emarginate. “Sono contento di parlare delle persone omosessuali, questo perché prima di tutto viene il singolo individuo nella sua dignità e interezza. E le persone non dovrebbero essere definite solo in base alle loro tendenze sessuali: non dimentichiamoci che Dio ama tutte le sue creature e che noi siamo i destinatari del suo infinito amore”.
“Preferisco che gli omosessuali vengano a confessarsi , che rimangono vicino al Signore , e che preghino con noi tutti assieme. Si può consigliare loro di pregare, di mostrare buona volontà, si può mostrare loro la strada ed accompagnarli lungo di essa. “
Nonostante i commenti del Papa non chiariscano pienamente il suo atteggiamento nei confronti delle persone LGBT, queste nuove osservazioni mettono in evidenza alcuni punti importanti circa il suo pensiero sulle questioni di gay e lesbiche:
- Il papa vede il suo approccio di accoglienza del tutto coerente con il Catechismo della Chiesa cattolica , e non come un allontanamento da esso.
- Egli riconosce che i nodi critici sulle tematiche LGBT riguradano le singole persone e non le categorie. In questo egli pone un cambiamento radicale rispetto dei suoi due predecessori che hanno favorito un inquadramento della discussione sull’omosessualità sul livello degli atti sessuali e non sulle persone omosessuali.
- Parla di un Dio che ama gli uomini e che non li condanna. L’accento posto sull’amore di Dio non mai stato così importante nei discorsi dei vertici della Chiesa sulle tematiche LGBT.
- Egli parla di ” incontro “, ” accompagnamento ” e ” preghiera assieme “, non si tratta quindi di un allontanamento della Chiesa dalle di persone LGBT.
- Forse la cosa più importante è ciò che non viene menzionata dal papa: egli non parla di condanne o valutazioni morali. Chiaramente, questo papa non è così ossessionato dall’attività sessuale quanto i suoi predecessori.
Le sue considerazioni sulla confessione possono sembrare di primo acchito una subdola insinuazione, ma non penso che vi si debba leggere più di quanto non abbia detto: Io non credo che stesse richiamando gay e lesbiche alla confessione dei “peccati” sessuali sulla base del loro orientamento e impegno come cristiani. Da quanto ha detto, soprattutto nel parlare dell’Anno della Misericordia, ritengo che papa Francesco veda la confessione come una cosa buona per tutte le persone che desiderano vivere e celebrare la misericordia di Dio.
Probabilmente egli vede la confessione come un passo importante nello sviluppo di una relazione con Dio. L’ambiguità del tema della confessione dimostra quanto sia importante per lui a parlare in modo più chiaro e meno criptico.
Gli ultimi commenti sulle persone gay e lesbiche del papa riflettono il suo progetto di costruzione di una Chiesa che diffonda la misericordia e non una dottrina. Nel libro già citato, egli offre una descrizione sulla distinzione tra misericordia e dottrina:
“Io dico questo: la misericordia è reale; è il primo attributo di Dio. “Le riflessioni teologiche sulla dottrina o misericordia possono susseguirsi a lungo, ma non dimentichiamo che la misericordia è dottrina. Tuttavia mi piace pensare che la misericordia è verità”. […]
Papa Francesco ha ancora un po’ di lavoro da svolgere sulle tematiche LGBT. Abbiamo ancora bisogno di vedere le sue idee ulteriormente sviluppate, e, cosa ancora più importante, che si incarnino nella vita pastorale della Chiesa. Attendiamo la sua relazione su matrimonio e famiglia alla luce dei sinodi degli ultimi due anni, e speriamo che le sue idee circa l’accoglienza e l’accettazione trovino dettagli più significativi in quel documento. Queste ultime dichiarazioni, tuttavia, sono un ulteriore passo nell’evoluzione dell’accoglienza delle persone LGBT, ad oggi le tematiche LGBT si muovono nella Chiesa cattolica in uno spazio molto più amichevole di quanto non sia mai stato in precedenza.
Testo Originale: Explaining ‘Who am I to judge?,’ Pope Moves LGBT Discussion One Step Further