Chiesa cattolica e omosessualità: gli approcci teologici contemporanei
Dossier di Adrien Bail pubblicato sul settimanale cattolico La Vie (Francia), n.3946 del 15 aprile 2021, pag.17, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte terza e ultima
“La teologia morale sta cercando di rinnovarsi, e per questo ha bisogno di un principio direttivo che unifichi gli ambiti di studio, perché ci si è accorti che i concetti di legge naturale e di complementarietà dei sessi di fatto non sono più utilizzabili” ci dice il domenicano Marie-Augustin Laurent-Huyghues-Beaufond, che ha tradotto in francese il libro di padre James Martin “Un ponte da costruire”.
Nel 2015 un altro domenicano, padre Adriano Oliva, con il suo libro “L’ amicizia più grande. Un contributo teologico alle questioni sui divorziari risposati e sulle coppie omosessuali” (Nerbini, 2015), ha tentato di reinterpretare san Tommaso d’Aquino per dimostrare che giustificava l’omosessualità: un libro audace, che presenta però una tesi fragile, smontata dagli studiosi tomisti.
Per padre Marie-Augustin Laurent-Huyghues-Beaufond la teologia deve saper integrare i contributi delle scienze sociali, così come faceva il pioniere Xavier Thévenot già negli anni ‘80: “Ci vuole un approccio pluridisciplinare, altrimenti il rischio è di produrre una teologia avulsa dalla realtà, non più pertinente. Purtroppo c’è una reticenza di principio verso le scienze sociali, sospettate di essere troppo di sinistra e di veicolare una visione del mondo incompatibile con il Vangelo. Come se si volesse isolare il pensiero cristiano, come se la teologia avesse molto da dire, ma non fosse tenuta ad ascoltare. Abbiamo così congelato i concetti e la dottrina da non essere più capaci di rendere conto dei dati della realtà?”.
Per Bruno Vandenbulcke, sacerdote belga di Tournai, dottore in teologia e autore di una tesi intitolata “La coppia omosessuale e la formazione morale dei soggetti cristiani”, oggi si confrontano due approcci teologici: “Da una parte abbiamo l’approccio morale centrato sull’atto omosessuale e consolidato dalla dottrina, dall’altra abbiamo una ‘teologia dell’azione’ che integra l’apporto delle scienze sociali e situa l’omosessualità in un movimento più profondo di riconfigurazione sociale e antropologica. È un approccio che guarda alle prospettive di crescita umana che sono presenti [nelle relazioni omosessuali], che parte dal basso, dal vissuto delle persone.
Le configurazioni attuali sono inedite: la Bibbia non parla dell’omosessualità vissuta nell’ambito di relazioni d’amore consenzienti, reciproche, ancorate in un progetto a lungo termine. Inoltre la legalizzazione dei PACS, poi del matrimonio, ha completamente rinnovato questo ambito di studi, in quanto ora l’omosessualità non è più marginale, ma inserita in una struttura di senso”.
Tale approccio, intriso di teologia pratica, si interessa anche al modo in cui le persone arrivano a conciliare identità contraddittorie, e in Francia è rappresentato soprattutto da autori protestanti, come Jean Vilbas, Isabelle Graesslé o Stéphane Lavignotte.
Nella sua tesi Bruno Vandenbulcke ha studiato il ruolo del battesimo nella vita dei cristiani omosessuali: “Come si costruiscono e trovano il loro posto di cristiani nella Chiesa, riappropriandosi del loro battesimo, vale a dire scoprendo il dono gratuito e incondizionato di Dio, che si offre a tutte e tutti senza distinzioni”.
L’amore autentico
Negli Stati Uniti suor Margaret Farley si situa decisamente in questo approccio. Il suo libro Just Love. A Framework for Christian Social Ethics (L’amore giusto. Una possibile etica sociale cristiana), pubblicato nel 2008, ha riscosso grande successo. L’autrice, che cerca di sbarazzarsi degli stereotipi di genere, propone di sostituire al concetto di complementarietà dei sessi quello di “reciprocità”. Da questa prospettiva la giustizia è un criterio essenziale dell’amore autentico, e la valutazione morale di una qualsiasi unione si basa sulla libertà, l’uguaglianza, l’impegno, la giustizia sociale, la fecondità, quest’ultima compresa come la responsabilità verso una comunità che vada oltre la coppia.
Ma l’audacia dei teologi ha delle conseguenze. Nel 2012 la Congregazione per la Dottrina della Fede si è espressa contro l’opera di suor Margaret Farley, denunciando “proposizioni erronee, la cui diffusione rischia di portare pregiudizio ai credenti”. L’ex presidente della Catholic Theological Society of America si è così aggiunta alla lista di altri cattolici statunitensi diffidati da Roma, assieme a suor Jeannine Gramick, a padre John McNeill e al teologo morale Charles Curran.
Ma gli strali di Roma arrivano anche ai teologi europei. Nel 2018 Ansgar Wucherpfennig, rettore della facoltà gesuita di teologia San Giorgio di Francoforte, ha rischiato di non essere rieletto a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa due anni prima, dove affermava che l’atteggiamento negativo della Chiesa Cattolica verso le persone omosessuali “è talvolta radicato in una cattiva comprensione di determinate affermazioni della Bibbia”, e sosteneva la possibilità di benedire le unioni omosessuali.
Testo originale: ÉGLISE ET HOMOSEXUALITÉ. Entre pastorale et nœuds théologiques