Chiesa cattolica e omosessualità. Una riflessione del Forum Europeo dei gruppi Cristiani LGBT
Documento pubblicato dal European Forum of LGBT Christian Groups (Forum Europeo dei Gruppi LGBT Cristiani) il 10 agosto 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
- Introduzione
L’European Forum of LGBT Christian Groups è un’associazione composta da 47 gruppi provenienti da ventuno Paesi europei, che rappresentano approssimativamente 6.000 membri. Il gruppo di lavoro cattolico romano del Forum conta venti gruppi provenienti da dodici Paesi: La Communauté du Christ Libérateur (Belgio), Ökumenische Arbeitsgruppe Homosexuelle und Kirche (HuK) e.V. (Germania), David et Jonathan (Francia), Cammini di Speranza (Italia), Drachma (Malta), Werkgroep van Katholieke Homo-Pastores (Paesi Bassi), Wiara i Tęcza (Polonia), Sopro (Portogallo), Nuntiare et Recreare (Russia), Signum – Dúhoví kresťania (Slovacchia), Christian Organisation of Lesbians (Svizzera), Crismhom (Spagna), Quest and LGBT+ Catholics Westminster Pastoral Council (Regno Unito).
Il Cammino Sinodale ha stimolato intensi scambi sulla grande varietà delle nostre esperienze di persone cattoliche LGBTIQ+ nelle nostre parrocchie, nelle nostre diocesi e nazioni.
Abbiamo cominciato il nostro cammino nel settembre 2021 con una videoconferenza straordinaria in cui abbiamo analizzato le opportunità che il Cammino Sinodale ci offre, e abbiamo riflettuto sul grande scetticismo che lo circonda, viste le molteplici forme di esclusione vissute in passato. Nonostante l’esclusione e l’emarginazione, abbiamo invitato i gruppi membri del Forum a partecipare attivamente al Cammino a livello globale. Durante i nostri incontro bimestrali abbiamo monitorato le esperienze dei gruppi nelle loro parrocchie e diocesi, prendendo ispirazione dal Cammino Sinodale tedesco. Il dibattito è culminato, nel maggio 2022, durante la conferenza annuale del Forum in Svizzera, in un workshop riassuntivo delle proposte dei nostri membri. Vogliamo presentare dunque questa dichiarazione, che si basa sulle informazioni e gli input raccolti durante il Cammino dai gruppi LGBTIQ+ cattolici.
- Comunità
a) Visibilità e forza
In molti, durante il Cammino Sinodale, e principalmente nell’Europa Occidentale, lamentano il fatto che le persone LGBTIQ+ cattoliche sono messe da parte. Risulta chiaro che l’inclusione e l’accoglienza delle persone LGBTIQ+ cattoliche, dei loro genitori e famigliari è uno dei maggiori desideri di moltissime comunità cristiane, e che sono state messe in atto numerose strategie pastorali, come le “Messe accoglienti”, le “pastorali arcobaleno” e altre, e tuttavia le persone LGBTIQ+ cattoliche, al di là di tali occasioni, vengono spesso “rese invisibili”. Molti fanno notare l’invisibilità delle esperienze lesbiche nella Chiesa istituzionale, e la denigrazione delle persone trans e dei loro alleati, a cui si appiccica la falsa etichetta di propagandisti di una presunta “ideologia del gender”.
Le identità battesimali, di genere e sessuali delle persone LGBTIQ+ cattoliche sono vissute come aspetti fondamentali dell’identità umana e dell’essere membri del Popolo di Dio e del Corpo di Cristo. In ogni circostanza e situazione della vita Dio chiama ogni persona, a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale, a completare quella parte della creazione divina che solamente quella persona può completare. Questo viene regolarmente negato in molti processi, strutture e ministeri della Chiesa, sia da parte delle persone consacrate che dei laici: questo è un peccato strutturale contro le persone LGBTIQ+ cattoliche, e anche contro i loro figli.
In molti luoghi la risposta pastorale e teologica a questa situazione consiste nel ritenerci vittime che portano una croce carica di ferite, persone alle quali le istituzioni della Chiesa possono portare compassione e guarigione, ma come è stato fatto notare da vari vescovi e non solo, durante i Sinodi sul matrimonio e la famiglia del 2014 e 2015, tale atteggiamento nega i doni e i punti di forza che noi, discepoli che vanno in cerca della giustizia, offriamo a tutto il Popolo di Dio. Tale atteggiamento, inoltre, non prende in considerazione il fatto che questa “croce carica di ferite” viene posta sulle nostre spalle, in molti casi, proprio dalle istituzioni della Chiesa e dal linguaggio delle dichiarazioni dottrinali.
b) Sicurezza e vulnerabilità
Il dialogo aperto e trasparente è una necessità urgente della nostra Chiesa. Tutti siamo stati battezzati, attraverso il Battesimo siamo diventati parte della missione pasquale che Cristo ci ha indicato, e per adempiere a questa missione c’è bisogno di tutte le nostre voci. Siamo grati per i passi già fatti in questa direzione, ma ci chiediamo se la gerarchia della Chiesa sia conscia di quanto siamo lontani dal vedere le persone LGBTIQ+ veramente coinvolte nella missione dataci da Cristo. In alcuni Paesi è pericoloso fare coming out; molti luoghi del mondo hanno leggi durissime che obbligano le persone LGBTIQ+ a nascondersi. Come possono queste persone essere parte del Cammino Sinodale? Anche in quei Paesi dove vengono protetti i diritti umani, la Chiesa Cattolica Romana per molti non è certo un luogo sicuro in cui fare coming out, in particolare per chi lavora nelle sue istituzioni. In condizioni del genere, come possiamo avere la visibilità necessaria per instaurare un vero dialogo? Chi si rende vulnerabile può ricevere molto sostegno, specialmente a livello parrocchiale, ma anch’essi possono avere a che fare con l’odio e temere per la propria incolumità. Noi speriamo che il coraggio di chi esce allo scoperto, soprattutto laddove è pericoloso farlo, venga adeguatamente riconosciuto da chi ascolterà le sue parole.
Nella Chiesa ci possono essere luoghi sicuri, o persone fidate con cui parlare, ma è spesso difficile trovarli, e il rischio di sbagliare può essere fonte di molto dolore. C’è una grande paura di non essere accettati dalla Chiesa, un grande timore di farsi notare. Troppo spesso non ci sentiamo abbastanza sicuri per godere della libertà di dichiararsi gay, persone non binarie, lesbiche, bisessuali, trans, persone LGBTIQ+, single o in coppia, nell’ambito della Chiesa. Come possiamo sentirci al sicuro quando i sacerdoti pronunciano moralistici discorsi di condanna, o consigliano alle persone LGBTQ+ pericolosi percorsi verso l’eterosessualità? Come possiamo educare la nostra Chiesa, tutta la Chiesa, rimanendo protetti?
- Partecipazione
a) Quali sono gli ostacoli al dialogo?
Le persone LGBTIQ+ cattoliche partecipano al Cammino Sinodale in molti modi diversi, a seconda del loro Paese e anche della loro diocesi. Se in alcune diocesi la loro partecipazione è stata sollecitata, nella maggior parte di esse la loro disponibilità è stata ignorata o rifiutata. Alcuni gruppi LGBTIQ+ cattolici avevano già avuto esperienze negative a riguardo nel 2014 e 2015, in occasione dei Sinodi sul matrimonio e la famiglia, e questi nuovi rifiuti non hanno fatto altro che accrescere il loro scetticismo sul Cammino Sinodale.
b) Quali sono le condizioni del dialogo?
È imprescindibile che chi si impegna in questo dialogo prenda sul serio i problemi della vulnerabilità e della mancanza di protezione delle persone LGBTIQ+ cattoliche. Possiamo partecipare solamente se abbiamo la garanzia che non saremo giudicati, o minacciati di provvedimenti punitivi. Ecco alcuni suggerimenti:
- Mostrare rispetto utilizzando il vocabolario con cui le persone LGBTIQ+ descrivono se stesse: LGBTIQ+, lesbica, gay, bisessuale, trans, non binario, queer, etc.
- Rimanere aperti e comprendere il valore delle spiritualità e dei doni di tutte le persone coinvolte nel dialogo, mostrando un genuino interesse reciproco;
- Garantire l’anonimato a chi non si sente di comparire in pubblico;
- Concentrarsi su ciò che abbiamo in comune, vale a dire discutere con gli altri cattolici, che siano “etero” o LGBTIQ+, le esperienze di essere in coppia o single, le difficoltà del sostegno reciproco, del divorzio, dell’educare i figli, il significato dell’amore e dell’amicizia, dell’essere benedetti e del ricevere benedizioni;
- Andare da chi è stato spinto ai margini, invitarlo al dialogo, aprirsi a chi ci invita.
- La missione: Qual è la nostra comune missione? Quali sono le nostre proposte per l’azione del Sinodo?
a) In negativo: Rigettare la falsa dottrina
La nostra missione di persone LGBTIQ+ cattoliche consiste soprattutto nel liberare le persone come noi dal giogo della dottrina morale tradizionale (incluse le recenti “tradizioni inventate” a proposito delle relazioni omosessuali e delle persone trans) che ci è stato posto sul collo. Non possiamo più accettare di venire zittite ed escluse. Dal profondo delle nostre coscienze educate, e alla luce del Vangelo, rigettiamo quindi come false:
- La dottrina morale articolata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Catechismo, secondo cui gli atti omosessuali sarebbero “intrinsecamente disordinati”, e le relazioni omosessuali basate sull’amore e la fedeltà sarebbero contrarie al piano di Dio;
- La regola secondo la quale i gay non possono accedere ai seminari e agli ordini religiosi, diventare sacerdoti e diaconi;
- La proibizione, per chi non è nato maschio o ha fatto la transizione, di ricevere gli ordini sacri;
- Il concetto di complementarietà esclusiva dei generi binari, e il ruolo passivo che di conseguenza la donna deve avere nella nostra Chiesa e nella società;
- La promozione e il sostegno, da parte di alcune conferenze episcopali europee, delle terapie riparative per modificare l’orientamento sessuale e l’identità di genere;
- L’idea, espressa dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, secondo cui non dovrebbe essere riconosciuta l’identità di genere delle persone trans, ed è raccomandabile la chirurgia genitale per i neonati e i bambini intersessuali.
b) In positivo: Qual è la nostra comune missione?
Tutte e tutti siamo stati creati a immagine di Dio, che è al di là di ogni genere, e siamo stati tutti battezzati, perciò prendiamo tutte e tutti parte all’opera di diffusione del messaggio pasquale e di concretizzazione del Regno di Dio. A questo scopo:
- Dobbiamo sempre sforzarci di invitare e accogliere;
- Il cammino si fa insieme. Decisioni da prendere, lavoro pastorale, niente che ci riguardi deve essere fatto senza di noi;
- Dobbiamo superare il potere gerarchico che finge di servire, e diventare invece una Chiesa di uguali, uguali in diritti e dignità;
- Ci rallegriamo della ricchezza e della diversità delle nostre esistenze e identità, tutte parte del piano di Dio;
- Riteniamo preziosi la sessualità tra adulti consenzienti e il genere nelle sue varie espressioni, tutti doni di Dio.
c) Richiesta alle persone LGBTIQ+ cattoliche di partecipare al dibattito a livello europeo e alle varie assemblee
Auspichiamo una visibile e significativa partecipazione al Cammino Sinodale e all’Assemblea Sinodale dell’ottobre 2023.
In ottemperanza al principio sinodale di camminare e ascoltare insieme, rinnoviamo il nostro invito al Vaticano perché istituisca esplicitamente un Cammino di Ascolto globale assieme alle persone LGBTIQ+ cattoliche, i loro genitori e i loro famigliari, studiosi di scienze umane, teologi, esperti di pastorale, religiosi, sacerdoti e vescovi, attorno e oltre l’ottobre 2023.
European Forum of LGBT Christian Groups (Forum Europeo dei Gruppi LGBT Cristiani)
Web: http://www.lgbtchristians.eu
Facebook: LGBTChristiansEurope