Chiesa e omosessualità: uno scontro culturale… tra l’altro
Riflessioni tratte dal blog di Père Jonathan (Francia), 2 dicembre 2010, liberamente tradotto da Marco Casella
Il vantaggio di avere studiato un po’ la storia della Chiesa è che è possibile confrontare la situazione attuale a situazioni del passato.
Propongo quindi di riflettere sulla questione dell’omosessualità per la Chiesa, considerandola come uno «scontro culturale» rispetto ad altri due scontri culturali: l’eliocentrismo e l’evoluzione delle specie.
Quello che scrivo qui è solo indicativo: sull’argomento si potrebbe scrivere una tesi più esauriente, più dettagliata, più precisa. Io però indico qui ciò che, a mio parere, mi aiuta a riflettere.
1) Lo scontro culturale dell’omosessualità
La questione dell’omosessualità, come si pone oggi nelle società occidentali e, di riflesso, nella Chiesa, è recente. Per quanto riguarda la società francese, ricordo che:
– il termine « omosessualità » compare in francese nel 1891 (secondo il Petit Robert);
– la sodomia viene penalizzata in Francia nel 1982 (dopo andirivieni);
– il PACS è stato instaurato nel 1999;
– un certo numero di paesi occidentali ha recentemente « aperto agli omosessuali » l’adozione, il matrimonio e la procreazione medicalmente assistita.
È chiaro che il modo della nostra società di apprendere tale questione è in significativa e rapida evoluzione e che, cinquant’anni fa, la società francese, nella stragrande maggioranza, avrebbe ratificato la dottrina del Catechismo del 1992.
La Chiesa non si è molto evoluta. La condanna degli atti « contro natura » è antica: il recente riconoscimento (ad esempio nel Catechismo) che esistono « persone omosessuali » non ha portato ad alcun cambiamento di questi atti. Mi sembra che vi siano due motivi:
a) la Bibbia, anche se non si impegna mai a riflettere sul significato dell’omosessualità, non la evoca mai negativamente. Nel Levitico per condannare « colui che dorme con un uomo come si dorme con una donna » e nelle Lettere di San Paolo.
Se la storia di David e Jonathan ci fa pensare a una relazione omosessuale, bisogna riconoscere che siamo NOI a pensarla così di fronte ai silenzi del testo e che non esistono elementi materiali e obiettivi per un’affermazione positiva.
b) nei modi contemporanei di pensare e vivere l’omosessualità, alcune cose sono inaccettabili per la Chiesa.
Nel loro ministero di riconciliazione e di accompagnamento, i preti ascoltano molto racconti di uomini straziati dalle loro seduzioni omosessuali e condotti da atti che li esasperano.
I seminari e gli internati sono fin dall’inizio il luogo di « amicizie particolari » vissute in modo furtivo, spesso manipolatore, incapaci di evolvere verso giuste relazioni.
La Chiesa, inoltre, teme quello che dissocerebbe definitivamente la sessualità della riproduzione: per essa, l’amore fecondo di un uomo e di una donna, uniti dal sacramento del matrimonio, è un’immagine forte della vita trinitaria, del Dio Trinità e Creatore che è lui stesso relazione e dono della vita. Porre sullo stesso piano coppia omosessuale e eterosessuale è inaccettabile per la Chiesa.
Se si presentano così le due posizioni, la riconciliazione sembra impossibile. E la violenza di alcune dichiarazioni e rivendicazioni, da un lato come dall’altro, appoggia tale impossibilità.
2) altri due scontri culturali: Galileo, Darwin
Eppure la Chiesa ha attraversato altri scontri culturali dai risultati insperati.
Galileo (XVII secolo)
Che la Terra ruoti intorno al Sole, piuttosto che al contrario, ci appare oggi irrilevante, e nessuno rimette in dubbio la rivoluzione copernicana.
Eppure allora non era così.
Le osservazioni astronomiche dell’epoca erano assai modeste: non c’era un satellite in grado di allontanarsi dalla Terra per osservare, a distanza, il movimento della Terra attorno al Sole.
Alcuni scienziati, dalle loro osservazioni e dai loro calcoli, potevano ben avanzare la tesi dell’eliocentrismo, che non sembrava poi così evidente.
La teologia, invece, rifiutava tutto ciò in nome della Bibbia, poiché questa afferma chiaramente il contrario: nella Genesi (Dio colloca il Sole al firmamento del cielo per illuminare la Terra) e in Josué (ch. 10, Josué fa fermare il Sole nella sua corsa).
Affermare l’eliocentrismo non vuol dire soltanto contraddire questi passaggi biblici, ma anche rimettere un causa un edificio intellettuale: nella cosmologia medievale, tutto è ordinato, tutto fa simbolo.
L’organizzazione del cosmo è in relazione all’organizzazione della società e della Chiesa. Invertire il rapporto della Terra e del Sole vuol dire far cadere le società umane nell’anarchia e nella barbarie.
Ora che questa crisi è risolta e che l’eliocentrismo è accettato, non è che la Chiesa ha rinunciato alla Bibbia e ne ha espurgato i versetti, ma in una nuova comprensione del mondo essa riceve sempre – e meglio – la Bibbia come parola di Dio, questa verità che fa vivere.
Darwin (XIX secolo)
A forza di analizzare le scoperte dei fossili antichi, Darwin propone la teoria dell’origine della specie nel 1859. Anche qui niente è più evidente di questo: un milione d’anni fa non c’eravamo e nessuno di noi ha mai visto un segno diventare un uomo!
La Chiesa reagisce con forza: la teoria dell’evoluzione va chiaramente contro ciò che afferma la Genesi, dove Dio crea le specie una per una, ogni specie essendo immutabile. Verrà poi anche il « poligenismo »: avrebbero potuto esserci più « primi uomini » e non solo la coppia Adamo ed Eva. Di colpo, la teoria del peccato originale crolla: come si sarebbe trasmesso un primo peccato a tutta l’umanità a partire dalla coppia originale se non ci fosse stata una prima coppia? E anche il saluto apportato da Cristo sembra essere colpito: San Paolo affermava che “come tutti muoiono in Adamo, così tutti la riceveranno la vita in Cristo” (1Co 15, 22).
Quello che viene rimesso in causa sono alcuni versetti biblici. È la comprensione cristiana del senso dell’esistenza: un’avventura interiore, condivisa tra più forze, delle quali alcune ci conducono alla vita e altre alla morte, nella quale Dio si fa uomo per apportare il saluto.
Eppure oggi la crisi è risolta. Giovanni Paolo II ha affermato: « nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi » (discorso davanti alla Pontificia Accademia delle Scienze, 22 ottobre 1996).
Rimessa in causa dalla scienza, la teologia si è affinata; essa è arrivata ad una comprensione della creazione, dell’esistenza umana, del saluto e del peccato, che non si identificano subito con la biologia. E la Chiesa legge sempre la Bibbia, senza escludere questi versetti, e scoprendo il loro vero senso, poiché, come afferma il Concilio Vaticano II,
« Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. » (Dei Verbum, 12). La verità della Bibbia non è scomparsa ma, al contrario, ne viene compreso meglio il « tipo di verità ».
3) Lo scontro
Oggi, una concezione positiva dell’omosessualità sembra in contraddizione con la tradizione della Chiesa e delle Scritture. Eppure mi sembra che la Chiesa non abbia ancora digerito i nuovi apporti scientifici riguardanti l’omosessualità. Cito due autori: Sigmund Freud e Michel Foucault.
Ammetto di non aver letto la Storia della sessualità di Michel Foucault, ma alcune citazioni trovate qua e là sono appassionanti. Foucault spiega che, fino al XIX secolo, non si pensa mai all’omosessualità.
Si pensa soltanto ad atti repressi con più o meno forza. La dottrina tomista, riprendendo Aristotele, dispensa a volte questi atti di colpevolezza: ci si può esserne abituati.
È però il pensiero del XIX secolo che è centrato non più sugli atti, ma sulle persone: ci si inventa quindi i termini omosessuale e omosessualità per indicare una persona che si impegna in atti «contro natura».
La «natura» non si trova nel contenuto degli atti (in chiaro: vagina o ano) ma nello «stile» sessuale legato al sesso: la natura dell’uomo è di penetrare, quella della donna è di essere penetrata. (estratto qui: link)
Ma Freud apporta una novità considerevole: ascoltando i suoi pazienti, egli scopre che questi atti una ragione profonda: esiste una costruzione psichica che supera ampiamente il concetto medioevale di « abitudine », che fa sì che alcuni siano attirati da quelli del loro sesso.
Occorre approfondire molto per ricordare soprattutto che Freud non deve essere messo in caricatura, semplificato, come è troppo spesso il caso delle dichiarazioni del genere: «gli psicanalisti sapevano bene che tutti gli omosessuali sono stati fermati durante una tappa del loro sviluppo psichico».
Freud non è una «vulgata». Si tratta di una pratica di ascolto terapeutico che si è anche sviluppata in seguito, e gli psicanalisti di oggi hanno posizioni assai flessibili per quanto riguarda l’omosessualità e la possibilità di vivere un incontro dell’alterità (ad esempio, l’articolo di Jacques Arènes, psicanalista cristiano, « I cristiani e l’omosessualità, l’inchiesta », di Claire Lesegretain).
La novità, che la Chiesa a mio avviso non ha ancora integrato nel suo pensiero, è che alcune persone sono (per semplificare) omosessuali.
Queste persone non si impegnano in rapporti omosessuali per il piacere di andare contro natura, ma perché è in questo modo che la loro costruzione fisica gestisce il desiderio amoroso e sessuale. Inoltre, stando ad alcune testimonianze, tali rapporti amorosi vengono spesso vissuti nella tenerezza, nel rispetto, nella fedeltà: l’omosessualità non si riduce alle backroom.
4) Piste
Tra alcune rivendicazioni («matrimonio», «adozione», «procreazione assistita»), alcuni modi di vivere l’omosessualità (le darkroom) e la dottrina attuale della Chiesa, c’è spazio per inventare qualcos’altro.
Ciò necessita di un preciso studio biblico: le condanne degli atti omosessuali sono centrali in questi passaggi della Bibbia o i discorsi biblici non fanno che riprendere evidenze dell’epoca in testi che trattano di qualcos’altro (di Dio, del peccato in generale…)?
Sono certo della seconda posizione e credo che nessun biblista mi contraddirà. Questa rimessa in questione di alcuni passaggi biblici mi sembra d’altronde molto più facile delle rimesse in questione di Galileo e di Darwin.
Ciò necessita di una riflessione globale sulla sessualità: atti sessuali che, per natura, sono infecondi, possono assumere un valore positivo? È abbastanza chiaro che si fa riferimento all’enciclica Humanae Vitae… ma lo studio della storia di questa enciclica è appassionante: poiché il «rapporto maggioritario » (che, in maiuscolo, autorizzerebbe la pillola) era stato ampiamente accettato dalla commissione preparatoria (che riuniva coppie, medicine e teologi moralisti), poi dai vescovi incaricati di rileggere il testo e poi dai cardinali incaricati di presentare il testo al Papa.
Ci si può soltanto rammaricare che il giovane cardinale Wojtyla, che faceva parte della commissione, abbia rifiutato di assistere ai dibattiti. Se lo avesse fatto, avrebbe preso il proprio posto nel piccolo gruppo (ampiamente costituito dai membri della Curia, i quali si sono offesi nell’aver visto i loro «schemi» scartati dai vescovi del Concilio) di quelli che hanno convinto il Papa di rigettare questo testo prima ancora di averlo letto?
Fare riferimento all’Humanae Vitae e a papa Woytila non vale la pena. Eppure ciò che è in gioco qui è molto meno forte di quello di cui parlavano Galileo e Darwin.
Ciò significa anche che dobbiamo fare, una volta per tutte, delle scelte difficili:
– quando si è omo, non si è etero. Non bisogna cercare di riprodurre mimeticamente la vita degli etero.
Se un giorno la Chiesa proponesse un rituale per benedire una coppia omosessuale (il che si svolge discretamente qua e là), questo rituale non sarà mai quello del matrimonio, e la fecondità di questa coppia, quali che siano gli artifizi realizzati dalla medicina o le leggi sull’adozione, non sarà mai quella degli etero che fanno dei bambini «gli occhi negli occhi ».
– più la Bibbia benedice il matrimonio e più con l’omosessualità si avanza nell’ignoto, ma questo, se è abitato dallo Spirito Santo, è a volte fedeltà al Vangelo.
In questo tempo di incertezza e nel pieno dello scontro culturale, si impone un atteggiamento: vivere la parola di Dio. È l’ascolto interiore dello Spirito che è in noi che ci condurrà agli atteggiamenti giusti, alle scelte giuste, ad una via giusta.
È da questa novità dello Spirito che ci insegna ad essere fedeli oggi alla Rivelazione di Gesù Cristo che scaturirà una sintesi che, per il momento, è molto oscura.
La Chiesa ne ha visti altri di scontri culturali, ben più difficili, e ne è uscita magnificamente, con un attaccamento più forte alla Bibbia, una teologia più vera, una Chiesa perlopiù segno di saluto per l’umanità.
Testo originale: Eglise et homosexualité : un choc culturel… parmi d’autres