Chiesa cattolica italiana e persone Lgbt. Prove di pastorale
Articolo di Innocenzo Pontillo* pubblicato sul settimanale Adista Segni Nuovi n° 9 del 4 marzo 2017, pp.12-13
Le scarne parole contenute nell’esortazione sinodale Amoris Laetitia sono oggi le sole novità del magistero sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali nella Chiesa cattolica? Non è un po’ poco dopo due anni di dibattito sul tema, per certi versi inedito, e due Sinodi? In verità questa discussione è cominciata molto prima, amplificata da quel «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?», parole pronunciate da papa Francesco il 29 luglio 2013 sul volo di ritorno dalla Gmg in Brasile. Da allora in tanti si chiedono se sta cambiando davvero qualcosa nella Chiesa cattolica sul tema, consci che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». (Amoris Laetitia, n. 3)
Cercare di parlare di cosa si muove nella Chiesa italiana sull’accoglienza delle persone omosessuali e delle loro famiglie significa proprio guardare ai «diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano» (Amoris Laetitia, n. 3). Iniziative che hanno cominciato ad emergere, pian piano, anche nella Chiesa italiana, rendendo visibili cammini pastorali d’inclusione che spesso avvenivano già da tempo, ma che non avevano mai avuto pieno diritto di cittadinanza nella Chiesa, oppure facendone iniziare altri. Proviamo a ripercorrerli insieme.
La prima tappa è sicuramente il documento finale del Corso di formazione per operatori pastorali “Accompagnare spiritualmente nelle frontiere esistenziali: le persone omosessuali credenti” (Casa del Sacro Cuore a Galloro di Ariccia, 17-19 Aprile 2015) dove, per la prima volta, una cinquantina tra operatori pastorali e persone omosessuali su sollecitazione dell’Equipe di “spiritualità delle frontiere” hanno discusso insieme su come far partire un cammino pastorale vero per i cristiani Lgbt, individuando nell’ascolto reciproco e nell’incontro reale il primo segno necessario nella Chiesa per cominciarlo.
Un invito che è diventato un gesto concreto, a pochi mesi dalla chiusura del Sinodo della Famiglia, quando al IV Forum dei Cristiani Lgbt italiani (Albano Laziale 15-17 aprile 2016) più di 150 persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt), i loro genitori e gli operatori pastorali che li accompagnano hanno incontrato, per la prima volta, mons. Marcello Semeraro (vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei cardinali del papa). È stato un incontro inedito, in cui alcuni genitori cattolici con figli Lgbt hanno chiesto a mons. Semeraro esplicitamente: «Perché la nostra Chiesa non accoglie i nostri figli?». Di fronte alle loro domande qualcosa è successo.
Avvenire, il giornale della CEI, per la prima volta ha parlato di quell’incontro e nei mesi successivi ha cercato di dare una risposta alle domande di quei genitori con una serie di articoli: Chiesa e cristiani lgtb. Le domande dei cristiani omosessuali (7 maggio 2016); I gruppi cristiani lgbt «seguiti» in parrocchia (4 ottobre 2016); La nuova pastorale. La Chiesa e i gay: «Così accogliamo chi chiede aiuto» (28 gennaio 2017).
Anche il Convegno nazionale dell’Ufficio famiglia della Cei (Assisi, 11-12-13 novembre 2016) per la prima volta ha voluto affrontare il tema «dell’esperienza di famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale (AL 250)… quale formazione per sacerdoti ed accompagnatori» attraverso la testimonianza di un giovane gay cattolico e di due genitori cattolici con un figlio gay. Per la prima volta si è parlato di persone omosessuali e dei loro familiari dando loro voce direttamente, facendo raccontare i loro cammini personali e di fede.
A questa richiesta di un cammino alla “luce del sole” ha voluto rispondere anche la diocesi di Torino dove, da alcuni anni, è attiva una pastorale per le persone omosessuali. “Liberare le esistenze” è stato il primo ritiro pubblico organizzato dalla Diocesi torinese (6-8 gennaio 2017) rivolto espressamente alle persone omosessuali, ai loro familiari e a coloro che operano in questo ambito pastorale. Un incontro a cui ha voluto partecipare anche l’arcivescovo Cesare Nosiglia esordendo con queste parole: «Sono venuto qui per sentire la vostra voce e guardarvi negli occhi» e concludendo con l’auspicio «Che il vostro gruppo (di cristiani Lgbt) diventi un ponte tra il mondo omosessuale e la Chiesa».
Termino questo viaggio con uno sguardo sulla realtà di genitori cattolici con figli Lgbt nata nella diocesi di Parma, un frutto concreto del Giulibeo della Misericordia. Racconta Corrado, uno di questi genitori che, dopo l’apertura della Porta Santa a Parma, «al termine del cammino processionale, davanti al vescovo alla preghiera dei fedeli, io e Michela abbiamo letto davanti all’assemblea composta da fedeli di tutta la diocesi, questa intenzione: “La nostra famiglia con un figlio omosessuale sente oggi di dover ringraziare di cuore il Signore per questo dono che ci ha fatto. Sì, ci sentiamo una famiglia fortunata e benediciamo il Signore per averci fatto questo dono che ci ha permesso di gustare la ricchezza e la bellezza delle diversità nell’unità sia della famiglia che della Chiesa. Preghiamo perché tutti, davvero tutti, si sentano desiderati, aspettati, amati, accolti dal cuore misericordioso di Gesù e dalla sua sposa, la Chiesa”».
Un invito che ha spinto numerosi genitori con figli lgbt, in dialogo con il vescovo di Parma, a mettersi insieme per dar vita all’inedito cammino del gruppo “Davide per genitori cattolici con figli Lgbt” per riscoprirsi «tre volte genitori»; perché «solo quando diventiamo consapevoli che possiamo aiutare le nostre comunità e la Chiesa a cambiare per essere più accoglienti e inclusivi, per noi e i nostri figli, diventiamo genitori per la terza volta».
* Innocenzo Pontillo è un volontario del Progetto Gionata