Sono prete e omosessuale: “a Dio non importa se sono gay”
Articolo di Vincent Mongaillard pubblicato sul sito del quotidiano Le Parisien (Francia) l’11 ottobre 2015, liberamente tradotto da Fabiana Ceccarelli
Christian, prete di una parrocchia nella regione di Poitou-Charentes, è uscito allo scoperto, rinunciando al proprio ministero per amore di un uomo. È successo dieci anni prima rispetto al sacerdote polacco Krysztof Olaf Charamsa, il quale, una settimana fa, ha fatto coming out alla vigilia dell’apertura del Sinodo sulla famiglia a Roma, dove si parla proprio del ruolo dell’omosessualità nella Chiesa: “Gli dico Bravo, anche se questo potrebbe essere controproducente, in quanto costituisce un colpo per i vescovi del Sinodo”.
All’epoca non ci fu nessuno scalpore a livello internazionale, né moti di collera da parte del Vaticano: “Io non ho alzato polveroni, non ho voluto essere un eroe, né il portavoce di una causa” ci tiene a precisare questo cattolico di 51 anni. A differenza del suo confratello di Curia, non prova amarezza: “Ero un prete sereno” riassume in breve, nella casa che ora condivide col suo compagno, vicino a Poitiers.
“Il primo omofobo ero io”
È nel corso del seminario che “è cambiato tutto”, che ha “preso coscienza” di questo “strano sentire” che gli faceva provare attrazione “verso i maschi”: “Ho scoperto la mia sessualità frequentando i luoghi d’incontro, in particolare i parchi, sempre col timore di imbattermi nei parrocchiani”. Il giovane all’epoca ne parlò apertamente col suo accompagnatore spirituale, un sacerdote col quale si confessava. Non ricevette accuse, anzi: “Nessuno in seminario mi ha mai detto: Non potrai diventare prete. In realtà, il primo omofobo ero io. Ci si sente diversi”. Coi colleghi seminaristi invece non si confidava: “È l’omertà. Ho saputo molto più tardi che di sei persone che componevano il mio gruppo, quattro erano omosessuali”.
Nel luglio 1995 diventò sacerdote: ”Ero perfettamente consapevole della mia omosessualità, ma mi dicevo: Dio mi ama per quello che sono. A Dio non importa un fico secco se sono gay oppure no”. Venne quindi ordinato, intraprendendo dei progetti senza futuro.
Alla fine del 2004, però, incontrò una persona e se ne innamorò. Si sentì annientato: ”Dovevo scegliere tra l’uomo che amavo e il sacerdozio”. Confidò il suo segreto ad un “gruppo di preti vicini al mondo operaio”, poi al suo vescovo: ”Non mi ha condannato, mi ha ascoltato con benevolenza, invitandomi a non parlarne con nessuno. Gli ho ripetuto che mai avrei accettato di condurre una doppia vita”. Così, insieme, si misero a pensare a “un modo per venirne fuori in maniera dignitosa”.
“Mi hanno dovuto espellere dal clero”
Nel 2005 venne stabilito, di comune accordo, che lasciasse la parrocchia. Il motivo ufficiale non fu la sua relazione amorosa, bensì la volontà di intraprendere un’attività lavorativa stipendiata: ”Me ne sono andato in punta di piedi. Quando ho detto addio ai parrocchiani, ho annunciato loro che sarei diventato un prete operaio”. Dormì in canonica fino al giorno in cui un confratello, dopo aver scoperto che era gay, lo invitò ad andarsene immediatamente. Christian probabilmente è stato vittima di una denuncia da parte di un fedele che l’aveva visto con il suo compagno: ”È stato come uno tsunami; a quel punto devo fuggire, rifugiandomi da mio fratello”. In seguito decise di fare coming out con la sua famiglia, che reagì piuttosto bene.
Non è stato facile lasciare la sagrestia: “Hanno dovuto espellermi dal clero. Ho perduto tutti i miei incarichi, il riconoscimento sociale. Ci ho messo quattro o cinque anni per riprendermi”. Oggi è direttore di una struttura che si occupa di inserimento di persone svantaggiate: ”Aiuto ed educo le persone, il che è molto vicino a quello che è il ministero, nel senso che gli dà il Vangelo“.
È tutt’ora credente, va regolarmente a messa, anima i canti nella sua parrocchia. Difende il matrimonio come diritto per tutti, e milita perché “la Chiesa modifichi il suo atteggiamento e le sue parole nei confronti delle persone omosessuali”. All’interno di David e Jonathan – il movimento omosessuale cristiano aperto a tutti – è in prima linea nel gruppo di sacerdoti, che rappresenta “un’oasi di pace e di supporto” per una ventina di preti ed ex preti gay.
Sono dieci anni che non celebra più messa. Agli occhi della Chiesa, tuttavia, è sempre un sacerdote, e lui ci tiene: “Lo sarò fino al mio ultimo respiro”. Ovviamente è stato temporaneamente esonerato dal ministero, ma non è mai stato sollevato dalle sue funzioni. Non desidera riprendere servizio dietro l’altare, anche se non ha dimenticato la mano tesa del suo vescovo nel 2005 che gli disse: “Quando vorrai, potrai riprendere il tuo ministero. Sarai sempre bene accolto”.
Testo originale: Christian, prêtre et homosexuel : «Dieu se fout de savoir si je suis homo»