Ci ha resi capaci di essere ministri di una Nuova Alleanza, non della lettera, ma dello Spirito. (2Cor 3,4-11)
Riflessione biblica del rev. Roberto Rosso*
Ai letteralisti che condannano in nome di qualche versetto decontestualizzato la nostra genuina espressione di sensibilità e il nostro sacrosanto diritto a vederla riconosciuta socialmente, dobbiamo essere pronti ad opporre queste stesse parole di Paolo che introducono una importante distinzione: l’esperienza spirituale è qualcosa di vivo e mutevole ,che soffia nei cuori di ciascuno in maniera unica e irripetibile. Dio ci ha creati come pezzi unici, e ha dato a ciascuno di noi, non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di vivere la nostra esperienza spirituale conlinearità e coerenza rispetto all’intimo nostro sentire. Lo Spirito da un lato, la vita e il buon senso dall’altro, non possono essere fermate su carta e decise una volta per tutte decine di secoli fa. Come fare a capire il discrimine tra la lettera e la vita? Fidatevi della vostra intima coscienza. Se sarete sinceri con voi stesso (so che potete esserlo), vi sarà facile distinguere tra ciò che vi affossa, vi assilla e vi sembra anacronistico e ciò che invece vi dà gioia, serenità, forza di vita e speranza. Ascoltate quest’ultima voce, lasciate che il vangelo torni ad essere fondamento di accoglienza e di speranza, e non pretesto per discriminazioni ed esclusione. Siate voi stessi, voi per primi quei discepoli di speranza che il vangelo è nato per formare, e che troppo spesso sono dimenticati. Non sto dicendo che voi dobbiate seguire una certa via, ma che voi già siete quella via, e dovete trovare il coraggio per dirlo al mondo, per esserlo con fierezza. La discriminazione si può combattere con due sole armi: la conoscenza e la carità. Il Vangelo è lì per fornirvele entrambe. Esso ci mostra quanto Gesù fosse allergico ai convenzionalismi farisaici, che purtroppo oggi sono stati riproposti a suo nome. Esso ci mostra quanto Egli invece amasse la sostanza di una genuina esperienza spirituale che cercava prima di tutto nei discriminati. Ma esso ci mostra anche l’infinita carità che è una delle poche esperienze concrete della presenza del Divino, la più potente arma contro chi ci emargina e ci offende. Se noi, forti della nostra profonda esperienza spirituale, avremo l’orgoglio e il coraggio di essere ciò che siamo, facendoci agenti di speranza e carità…. l’odio di chi ci addita sarà presto un ricordo, cancellato dalla forza vivificante dell’amore spirituale che sapremo opporre.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita.
Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?
Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile.
Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.
* Rev. Rosso Roberto, laureato in storia della filosofia nel 2004,ministro cristiano unitariano dal 2008, già presidente della Comunione Unitariana Italiana nel quadriennio 2010-2014, ora responsabile delle attività seminariali del Seminario Valdes, organo di formazione pastorale della Comunione. Sono autore di diversi saggi tra cui ricordo, “Accontentiamoci di una Nuvola” (2012) e “Introduzione al Cristianesimo Unitariano” (2012)