Come accendere il dibattito sulle tematiche LGBT nella propria comunità di fede
Testo tratto da “Coming Home: To Faith, To Spirit, To Self (Tornando a casa: alla fede, allo spirito, a se stessi) edito dalla Human Rights Campaign Foundation (USA) nel 2014, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Molte persone – LGBT e non – sono state deluse dalla politica di esclusione delle loro comunità di fede. Alcuni se ne vanno tristi o arrabbiati, altri rimangono, ma si sentono traditi da una comunità dove una volta si sentivano a casa.
I simpatizzanti delle persone LGBT possono fare un grande passo in avanti con le loro comunità facendo coming out come persone inclusive, che amano tutte le persone. Stabilendo chiaramente la vostra posizione personale, fornirete immediatamente un ambiente più sicuro per le persone LGTB e creerete il potenziale per una maggiore speranza e onestà.
Abbiamo faticato ad aderire alla Chiesa Metodista Unita (UMC) perché doveva ancora prendere posizione a proposito della giustizia per le persone LGBT, ma una volta capito che le nostre esperienze e le nostre voci di simpatizzanti eterosessuali avrebbero potuto fare la differenza, abbiamo sentito che dovevamo rimanere e lavorare per la giustizia, affinché tutti i figli di Dio siano onorati nella nostra Chiesa.” (Reverendi Laura e Brian Rossbert, Chiesa Metodista Unita)
INCORAGGIARE L’INCLUSIONE NELLA PROPRIA COMUNITÀ
Un’utile guida per determinare i passi migliori per la propria comunità è il Welcoming Church Toolkit, dell’ Institute for Welcoming Resources, elencato alla fine di questa guida. Per iniziare, considerate quanto segue:
TROVARE SODALI NEL DIALOGO
-Identifica le persone o i piccoli gruppi che potrebbero essere aperti ad una conversazione su come includere e celebrare tutte le persone;
-inizia tu delle discussioni faccia a faccia su degli argomenti LGBT che possano portare ad un più largo dibattito a livello comunitario;
-entra in contatto con poche persone di fiducia sulla prospettiva che la vostra comunità diventi un luogo di culto accogliente per le persone LGBT;
-cerca di incontrati con un tuo leader religioso, o identifica un leader laico che si interessi di giustizia sociale e argomenti affini.
CAPIRE LE STRUTTURE ISTITUZIONALI
Il processo della creazione di uno spazio accogliente dipende largamente dalla struttura di ogni tradizione di fede. Per esempio le Chiese battiste, una per una, possono decidere sull’inclusione. La Chiesa cattolica no. Controllate le risorse alla fine di quest’opuscolo per le vostre specifiche tradizioni di fede.
INCORAGGIARE DIBATTITI TRAMITE EVENTI E MEDIA
-Proiezioni di film come HRC’s Before God, We are all Family; Trembling Before G-D; For the Bible Tells Me So, o Love Free or Die, servono ad iniziare una franca conversazione;
-diverse tavole rotonde che includano persone LGBT, o i loro genitori, creano un modello di comunità inclusiva;
-ospitare degli oratori o dei predicatori che possano esplorare interpretazioni alternative dei testi sacri;
-ugualmente, i club del libro e i gruppi di studio possono esaminare testi che enfatizzano l’amore e l’inclusione o che esplorano temo come il matrimonio omosessuale o l’identità di genere. Ci vuole un bel coraggio a difendere l’inclusione in una comunità restrittiva. Per un po’ di tempo, tale esperienza potrebbe isolarvi. Ma per molti è una chiamata per vivere la propria fede più completamente – ed è qualcosa che dà molto.
INCORAGGIARE L’INCLUSIONE NELLA VOSTRA COMUNITÀ
“Per circa dieci anni sono stato lontano dalla Chiesa, qualunque Chiesa, mi sono rifiutato di pregare, pensare a Dio o leggere la Bibbia. Se Dio non mi voleva, volevo essere sicuro che sapesse che non lo volevo nemmeno io. Comunque, pian piano ho iniziato a capire che dovevo trovare il modo per tornare indietro e che avevo bisogno di Dio nella mia vita. Ero più me stesso, come uomo, di come lo ero nel mio corpo femminile e ho iniziato a sentire la spinta di Dio nel mio spirito.
Quando ho incontrato il vescovo Tonyia Rawls della Unity Fellowship Church di Charlotte, ho fondato una nuova chiesa domestica. Mi sono sentito accettato e valorizzato. Una sera stavo pregando nel mio salotto e semplicemente dissi ‘sì’ a ogni uso che Dio avrebbe voluto fare di me. Non si trattava più di me, ma di cosa Dio voleva fare nella mia vita.
Dopo quell’onesta preghiera e quell’atto di totale sottomissione, ho accettato ciò che ho capito sulla mia transizione, sul mio ruolo di uomo transgender e sulla mia chiamata, la più importante della mia vita, di vivere per Dio e non fuggire dal giudizio degli altri. Mi ero imposto sui pronomi maschili ed ero andato avanti. Questo è ciò che significa per me tornare alla Chiesa. Sarebbe molto più semplice se tutti gli ambienti ecclesiastici fossero sensibili alla diversità in tutti i suoi aspetti. Devo ricordare che, come ho dovuto crescere e cambiare, così lo deve fare qualsiasi altra entità, compreso il corpo della Chiesa” (Mykal Shannon, Freedom Center for Social Justice)
Testo originale (PDF): Coming Home to Faith, to Spirit, to Self