Come cristiani è tempo di vegliare insieme contro l’omofobia e la transfobia
Articolo di suor Jeannine Gramick* pubblicato sul sito Global Sisters Report del settimanale cattolico National Catholic Reporter (USA) il 15 maggio 2017, liberamente tradotto da Luca B.
Forse il vento sta cambiando per le persone lesbiche gay, bisessuali e transgender (Lgbt). Alla fine del 2016 ho fatto una visita di 10 giorni in Polonia, invitata dalla Campagna contro l’omofobia, per dare indirizzi pubblici, interviste e al ritiro per “Fede e Arcobaleno”, gruppo di cattolici LGBT.
Ho avuto anche l’opportunità di incontrare leader cattolici di opinione come il giornalista cattolico Cezary Gawrys per avere un’idea dello stato di cose per i cattolici polacchi Lgbt. Gawrys sta approfondendo il tema delle persone Lgbt nella Chiesa. Prestando il suo servizio da due anni come consulente volontario, ha osservato le loro fatiche – spirituali, mentali e finanziarie – nel cercare cambiare il loro orientamento. “Ho visto persone gay non molto ricche, chiedere prestiti per pagare le loro terapie” ha detto “La sensazione di non essere accettati dalla Chiesa li esclude dalla comunità, spesso si isolano dalle altre persone e continuano con la loro lotta solitaria“.
Katarzyna Jabłońska, coautrice assieme a Gawrys di “Love Challenging: cristiani e omosessualità”, ha raccontato un’esperienza che ha fatto mentre lavorava a casa sul libro. La sua stampante si guastò e lei chiese al suo vicino, un buon amico che conosceva da molti anni, di stamparlo per lei. Il suo amico è tornò col libro stampato in mano, piangendo profusamente, disse a Jabłońska che uno dei suoi figli era gay. Anche se si conoscevano da anni il vicino non aveva mai parlato del suo figlio gay fino a quel momento.
La scrittice ha detto che le sue cecità verso i gay e le persone lesbiche si sono dissolte gradualmente. Scoprì, anni prima, che alcuni dei suoi amici erano gay, le dissero che si sentivano non amati, come figli di un dio minore, una sorta di “fallimento della creazione”. Ha scoperto “si sentivano molto soli nella Chiesa” mentre camminava con loro e li accompagnava.
Uno tentativo di riconciliazione è stato fatto con la Campagna contro l’omofobia chiamata “Scambiamoci un segno di pace”, che presentava tabelloni per le affissioni con due mani strette – una con un braccialetto arcobaleno e l’altro con un rosario cattolico. Questa campagna di sensibilizzazione sociale ha toccato il cuore e la mente di molti popoli polacchi (ma, purtroppo, non quelli dei vescovi polacchi che, al contrario, hanno condannato la campagna).
Sono rimasto sorpresa dal grado di apertura e di accettazione che ho trovato tra il popolo polacco per le loro sorelle e fratelli lesbiche e gay. I cattolici polacchi non stanno venendo fuori solo dal punto di vista politico, dal comunismo, ma anche dalla morsa della loro cultura religiosa autoritaria e tradizionale. Da loro ho appreso che anche io devo venire fuori dalle pastoie di ferro dei miei pregiudizi, dalle mie oscurità e dalle travi nel mio occhio. Voglio essere più aperta con coloro che “mi fecero vedere le cose in modo sbagliato” ed essere più accogliente con quelli con cui non sono d’accordo. La mia visita al popolo polacco mi ha colmato della speranza che l’omofobia stia gradualmente diminuendo in luoghi un tempo inaspettati.
Ecco un altro segno di speranza in evidenza questa settimana: il 17 maggio di ogni anno, un numero sempre crescente di Paesi celebra la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia. Questo giorno è destinato a sensibilizzare la propria opinione sulla repressione che le persone LGBT sperimentano nei villaggi, nelle città e nelle case in tutto il mondo.
La data è stata selezionata per ricordare la decisione dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, del 17 maggio 1990 quando venne rimossa l’omosessualità dalla ICD (Classificazione Internazionale delle Malattie). Quando sono stata coinvolta in un ministero pastorale per le persone lesbiche e gay, l’omosessualità era ancora considerata una malattia mentale negli Stati Uniti. Nel 1973, l’APA, American Psychiatric Association e l’American Psychological Association hanno pubblicato una dichiarazione secondo la quale i loro membri non consideravano più l’omosessualità come un disordine emotivo o mentale. Circa una decina di anni dopo, questo parere professionale divenne uno standard internazionale.
Tuttavia, in molte parti del mondo oggi, la diagnosi erronea che l’omosessualità sia un disturbo mentale persiste, causando molta paura e confusione alle persone gay e lesbiche, con risultati spesso tragici. Per fermare la violenza senza senso, un certo numero di gruppi internazionali Lgbt ha organizzato una campagna che ha portato al primo giorno internazionale contro l’omofobia il 17 maggio 2005.
Quattro anni dopo, nel 2009, quando la Francia divenne la prima nazione a rimuovere il transgenderismo dal registro delle malattie mentali, la transfobia fu aggiunta al tema della campagna.
La transfobia può essere espressa da una serie di atteggiamenti e sentimenti negativi come disgusto, paura, rabbia o disagio verso persone che non sono conformi alla norma di genere della società. È stata lanciata una nuova petizione per includere la consapevolezza della discriminazione nei confronti delle persone transessuali. La petizione è stata sostenuta da più di 300 organizzazioni non governative provenienti da 75 paesi e da tre premi Nobel. Mentre la maggior parte degli Stati Uniti oggi accoglie persone lesbiche e gay, c’è ancora molta ignoranza circa i sentimenti e le esperienze delle persone transgender, un esempio comune sono le battaglie politiche sui bagni divisi per sesso.
La Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia è particolarmente sentita in Europa e America Latina, dove è commemorata con eventi pubblici quali marce, sfilate e feste.
A Cuba, Mariela Castro ha condotto fiaccolate di massa per le strade della città il 17 maggio negli ultimi tre anni. Il giorno può anche includere eventi artistici e culturali, come il festival musicale chiamato “Love Music – Hate Homophobia” in Bangladesh. Gli attivisti albanesi organizzano annualmente una gita in bicicletta per le strade della capitale il 17 maggio.
La giornata è commemorata anche da religiosi e credenti. Quest’anno numerose veglie di preghiera, promosse da gruppi cristiani gay e da chiese cattoliche, valdesi e battiste, si terranno in tutta Europa. Come risultato di questi eventi, sono state rafforzate le relazioni tra i cristiani LGBT e le chiese. Quest’anno, la bandiera che pubblicizza le veglie di preghiera italiane proclama: “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite” (Rom 12, 14). L’immagine della veglia è per la mente fonte di ispirazione.
Nei miei decenni di ministero, assieme alle persone Lgbt, continuo ad essere stupita e ispirata dall’esempio di coloro che rimangono in una Chiesa che ha così tristemente fallito nel nutrire la propria vita di fede. Con uno spirito di non-violenza, questi gruppi cristiani Lgbt ci stanno chiamando a stare con loro. Non possiamo comprendere i diversi orientamenti sessuali o le identità di genere, ma crediamo che ogni persona debba essere trattata con dignità e rispetto perchè ognuno di noi è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio. Cosa possiamo fare per ridurre l’omofobia e la transfobia che divorano dall’interno coloro che sono diversi?
Un’azione è stata proposta dal Forum europeo dei cristiani LGBT. Questo Forum sta raccogliendo firme da persone in tutto il mondo su una petizione chiamata “I credenti dicono NO alla violenza contro le persone Lgbti”. La dichiarazione ci invita a contribuire per creare luoghi sicuri per le persone Lgbt per vivere senza timori la loro stessa vita. Siamo invitati ad aggiungere i nostri nomi a questa dichiarazione come modo per partecipare alla Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia. Nonostante la dichiarazione faccia riferimento agli europei, le persone credenti di tutte le nazioni sono invitate a firmare.
Per dare il tuo sostegno alla dignità e all’umanità di persone LGBT, puoi visitare: inclusivefaith.eu. Uniamoci e stiamo assieme contro l’omofobia e la transfobia.
* Jeannine Gramick è una Suora delle Sister of Loretto, coinvolta nel ministero pastorale per i cattolici lesbiche e gay dal 1971. Co-fondatrice di New Ways Ministry ed è stata coordinatrice esecutiva della Coalizione Nazionale delle Suore Americane dal 2003.
Testo originale: Stand together against homophobia and transphobia