La risposta di lesbiche e gay alla gerarchia cattolica che vuole bandire gli omosessuali dai seminari e dal sacerdozio
Riflessioni di John McNeill, tradotte da Stefano Ventura in collaborazione con Giuseppe Pecce
Era il 21 settembre (2005) quando ho letto sul New York Times che il Vaticano, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, già Joseph Ratzinger della Congregazione per la Dottrina della Fede, stava considerando la decisione di bandire tutti i gay, anche celibi, dal sacerdozio.
La mia immediata reazione è stata di grande tristezza per la Chiesa che amo, poi di rabbia per l’ingiustizia, poi di dolorosa consapevolezza di tutti quei buoni e santi sacerdoti gay che si sentiranno traditi ed abbandonati dalla loro Chiesa. Così ho pregato e chiesto allo Spirito Santo di aiutarmi a discernere sulla questione.
Per prima cosa, lo Spirito mi ha assicurato che questa decisione non ha nulla a che vedere con Dio o l’insegnamento di Gesù Cristo. Notate la totale assenza di qualsiasi senso di amore e compassione per tutte le sofferenze che questo causerà ai gay cattolici in generale e, in special modo, ai preti gay. La gerarchia è consapevole che la crisi dovuta agli abusi sui minori ha seriamente minato l’autorità della gerarchia ed il suo potere.
Questa purga è una mossa politica dell’umana Chiesa peccatrice per cercare di riparare il danno fatto al suo potere e al suo prestigio, indicando come capri espiatori i membri gay del clero. Essi ignorano ogni competente avviso degli psicologi circa il fatto che la condizione gay non è stata la causa della crisi degli abusi sui minori. Con questa mossa stanno cercando di evitare la responsabilità per la crisi e ogni necessità di prendere parte alla riforma della Chiesa.
Alla fine lo Spirito Santo si occupa ancora della Chiesa e ci richiamerà su come essa evolverà e sarà trasformata: il nostro compito come Cattolici gay è discernere nella preghiera ciò che riguarda lo Spirito Santo in questo momento di crisi e supportare questa trasformazione.
Non dimenticherò mai l’eccitazione che provammo al primo incontro del gruppo Dignity di New York quasi 35 anni fa. Avevamo pubblicato un piccolo annuncio sul Village Voice. Avevamo sperato in un po’ di persone. Ma oltre cento persone affollarono la sala che avevamo prenotato alla Chiesa del Buon Pastore a Gramarcy Park. Ovviamente, stavamo rispondendo ad un forte bisogno nella comunità gay e lesbica. “La dignità non è qualcosa che possiamo darci da soli, ma con la grazia di Dio, è qualcosa che possiamo darci reciprocamente!”
Avevamo un piano semplice: portare il messaggio dell’amore di Dio ai gay, alle lesbiche, ai bisessuali, ai transgender e ai transessuali. In secondo luogo, dando testimonianza della presenza dello Spirito Santo nelle nostre vite, speravamo di entrare in dialogo con la Chiesa istituzionale e portare un cambiamento sul suo insegnamento circa l’omosessualità; un cambiamento pienamente giustificato dalla nostra nuova comprensione della Scrittura, della Tradizione e dello sviluppo psicosessuale umano.
Il nostro grido fu “Quello che è cattiva psicologia deve essere cattiva teologia e vice versa”. La prova è che coloro i quali tentano di vivere l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità frequentemente distruggono la loro salute mentale e si piegano ad adorare un Dio di paura. Nelle parole di Paolo: “Non siete stati chiamati allo spirito di schiavitù e tornare di nuovo a temere nelle vostre vite, voi siete stati chiamati allo spirito di adozione. Avete il diritto di chiamare il vostro Dio, Abba (Papà)”.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» Rm 8,15
Eravamo pieni di speranza ed entusiasmo per il Vaticano II, che aveva ridefinito la Chiesa come “Il Popolo di Dio”!
La nostra ingenua speranza che la Chiesa sarebbe cambiata, sembrò confermata pochi anni dopo nel 1976, quando al mio libro, “La Chiesa e gli omosessuali”, che sfidò seriamente gli insegnamenti della Chiesa, fu dato un ‘imprimi potest’ (‘può essere stampato’ , ovvero un permesso di pubblicazione, NdT) dal Generale dei Gesuiti Pedro Arrupe (un atto per cui pagò pesantemente venendo deposto dal Papa).
Ora quasi trent’anni dopo, nonostante lo Spirito Santo abbia abbondantemente benedetto il nostro ministero per portare il messaggio dell’amore di Dio alle nostre sorelle e fratelli, mi dispiace dover riportare che in termini di dialogo con la gerarchia, si è al punto più basso mai raggiunto.
La Chiesa ha rifiutato risolutamente le nostre offerte di dialogo e rifiuta di ascoltare ciò che lo Spirito Santo vuole dire alle gerarchie attraverso l’esperienza dei cattolici credenti gay e lesbiche. Roma ha pubblicato una serie di documenti omofobi. Il più famoso tra gli ultimi documenti recita: “L’inclinazione omosessuale, benché non un peccato in se stessa, deve essere considerata un disordine oggettivo” ( Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, Appendice del 1993, nn. 10-14).
Noi gay e lesbiche cattolici, che sappiamo che siamo stati creati omosessuali da Dio, vediamo quest’affermazione come una bestemmia contro Dio, dichiarando che Dio ha creato qualcosa di intrinsecamente ordinato al male. Ora ci viene detto che verrà pubblicato un documento da Roma sul “disordine oggettivo” che proibisce ad ogni seminario di accettare candidati gay non importa quanto qualificati, e proibisce ai vescovi di ordinare un candidato riconosciuto apertamente gay.
Questo non dovrebbe sorprendere. Venticinque anni fa, amici in Vaticano mi inviarono una copia di una lettera inviata dalla Congregazione dei Vescovi circa l’accesso ai seminari dei candidati gay al sacerdozio. A quel tempo, la Congregazione chiese a tutti i direttori di seminario di esaminare attentamente i candidati gay e determinare se la loro omosessualità fosse egosintonica o egodistonica. Questo gergo psicologico distingue coloro che accettano e si sentono a loro agio con la loro omosessualità rispetto a quelli che vedono il loro orientamento omosessuale come qualcosa da odiare e rifiutare.
Solo quei candidati la cui omosessualità era egodistonica dovevano essere accettati come candidati al sacerdozio. In altre parole, solo quelli mentalmente malati avrebbero dovuto essere accettati, quelli sani dovevano essere scartati. Fortunatamente, la maggior parte dei direttori dei seminari ignorò questa direttiva. Ora il Vaticano intende rafforzarla. A causa dell’incredibile successo che Dignity e altri gruppi di liberazione gay hanno avuto negli ultimi 39 anni, molto pochi candidati gay al sacerdozio hanno oggi un atteggiamento egodistonico di auto-disprezzo. Così il Vaticano si è sentito obbligato ad una posizione più radicale. La gerarchia ha deciso di utilizzare la comunità gay cattolica come capro espiatorio, piuttosto che riconoscere qualsiasi fallimento e peccato da parte loro.
Ammiro la scaltrezza dello Spirito Santo. Il sacerdozio cultuale, limitato a maschi che si professano celibi, sia eterosessuali che omosessuali repressi, sta rapidamente scomparendo. Non riesco a pensare ad alcuna azione che il Vaticano possa intraprendere per impedire il totale collasso di quel tipo di sacerdozio – un collasso che porterà necessariamente a una nuova forma di cura pastorale nella Chiesa.
Nella mia esperienza di anni, se incontravo un prete che era un pastore eccezionalmente bravo, compassionevole e caritatevole, potevo essere quasi certo che ero alle prese con un prete gay. Lasciatemi fare due esempi. Il primo è il mio amico e collega, Padre Mychal Judge, un francescano gay, che fu cappellano del Dipartimento dei Vigili del Fuoco della città di New York, e che morì mentre assisteva uno dei suoi amati pompieri nel crollo delle Torri Gemelle l’11 settembre. Mychal ed io lavoravamo insieme al ministero per Dignity/New York e ad un ministero speciale per i senzacasa con AIDS ad Harlem.
Mychal aveva una grande consapevolezza dell’amore di Dio per lui e sentiva fortemente il desiderio di raggiungere tutti quelli che la Chiesa e la società aveva abbandonato e portare loro il messaggio dell’amore di Dio. Un altro esempio della scaltrezza dello Spirito Santo: mentre Mychal stava morendo ai piedi delle torri del World Trade, i burocrati a Roma erano occupati a preparare un documento per espellere i gay dal sacerdozio. Mychal recitava ogni giorno nelle sue preghiere mattutine:
Signore, portami dove vuoi che vada,
Fammi incontrare chi vuoi che io incontri,
Dimmi cosa vuoi che dica e
E tienimi lontano dalla cattiva strada.
Mychal era un modello perfetto di un sacerdozio rinnovato. Il suo sacerdozio non era prima di tutto nel tempio ma con i senzacasa nelle strade, con i malati, i sofferenti e i morenti.
Un secondo gay, modello di sacerdozio, è Matthew Kelty, monaco cistercense, fino a poco tempo fa capo della Abbazia del Getsemani e direttore spirituale di Thomas Merton. Nel suo libro, “Per flauto solo: riflessioni di un eremita trappista” Matthew scrive che egli attribuì gli speciali doni spirituali che Dio gli aveva dato al suo orientamento omosessuale.
“La gente nel mio tipo sembra spesso così posata, la ragione, come ho avuto modo di scoprire, è che siamo più vicini all’anima (il femminile) di quanto sia usuale… Forse una cultura sana permetterebbe a coloro così dotati da Dio o dalla natura (ossia gli omosessuali di realizzare la loro chiamata e rispondervi in modi fruttuosi.”
Gesù ci ha dato un meraviglioso esempio di come trattare con il meccanismo del capro espiatorio nella storia degli indemoniati di Gerasèni in Marco 5. La comunità gerasena aveva preso un individuo tormentato e lo aveva reso il proprio capro espiatorio, gettandolo fuori dalla città. L’indemoniato aveva accettato il loro giudizio su di lui, interiorizzando l’auto-disprezzo, strappandosi i vestiti, rompendo le catene che gli avevano stretto intorno, urlando e ferendo se stesso con delle pietre.
Non appena Gesù arriva da lui, egli diviene consapevole dell’amore di Dio e che lui – proprio lui – non era affatto cattivo ma meritava l’amore e la compassione di Dio. Gesù, con il suo amore, scacciò le legioni dei demoni dell’auto-disprezzo e dell’auto-distruzione. Essi entrarono in un branco di porci e il loro potenziale distruttivo si manifestò immediatamente per il fatto che i porci corsero giù per la scarpata e precipitarono in mare. La gente del villaggio venne fuori e trovò quello che prima era un indemoniato, “che sedeva calmo, totalmente vestito e in sé”.
La gente del villaggio si spaventò perché avevano peso il loro carpo espiatorio e pregarono Gesù di andare via. L’ex-posseduto chiese a Gesù di portarlo con sé, ma Gesù rifiuto ed invece gli disse :” Vai dalla a casa tua gente dì loro tutte le cose buone che il Signore ha fatto per te. Dai testimonianza dell’amore di Dio per te!”. Così l’uomo andò via e si mise a dire per tutta la Decapoli tutto ciò che Gesù aveva fatto per lui. E la gente era stupita.«Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.(Mc 5 19-20)
C’è un parallelo stringente qui con noi gay e lesbiche cattolici. Anche noi siamo stati capri espiatori per la nostra Chiesa. Molti di noi in passato hanno interiorizzato l’omofobia della Chiesa, producendo auto-disprezzo e auto-distruzione. Ma lo Spirito di Gesù ad un certo punto ha toccato i nostri cuori e ci ha liberato da tutte le nostre auto-denigrazioni dandoci una chiara, innegabile esperienza che Dio ci ama nel nostro stesso essere gay. Il nostro ministero, allora, come quello dell’ex-posseduto, è di testimoniare alla nostra gente tutte le grandi cose che Dio nella sua misericordia ha fatto per noi.
Il nostro primo compito, allora, è chiamare in noi lo Spirito Santo per garantirci una tale sovrabbondante esperienza dell’amore di Dio che ci guarisca di tutte le auto-denigrazioni e rifiuti e ci renda indifferenti alla persecuzione della Chiesa istituzionale. Noi cattolici gay e lesbiche non dobbiamo lasciare che i nostri nemici fuori di noi definiscano chi siamo. Dobbiamo piuttosto lasciare che lo Spirito di Dio, lo Spirito dell’amore che abita i nostri cuori, definisca chi siamo. E dare quindi testimonianza di tutte le grandi cose che il Signore ha fatto per noi.
Quale dovrà quindi essere il nostro atteggiamento verso la Chiesa istituzionale? James Alison, un teologo cattolico gay, suggerisce che dovremmo avere lo stesso atteggiamento verso la Chiesa istituzionale di Gesù verso il Tempio, totale distacco e indifferenza.
Nel suo ministero, il Tempio era sempre là sullo sfondo ma sembra avere una piccola rilevanza nella missione di Gesù. Come nota Marco, dopo la l’ingresso a Gerusalemme nella Domenica delle Palme , Gesù entrò nel Tempio e si guardò intorno ma immediatamente lo lascio per Betania con i Dodici. Betania era dove si svolgeva l’azione. Betania era dove abitavano Marta e Maria, che posso immaginare come una coppia lesbica e con il loro fratello gay Lazzaro che era il miglior amico di Gesù. Qui era la Chiesa di Gesù – una vera comunità di amore.
Durante l’Ultima Cena, Gesù ha detto ai suoi discepoli che “è necessario che io vada via perché lo Spirito venga. Io vi dico questo: finché non vado via lo Spirito non può venire a voi. Ma se io vado via, vi manderò lo Spirito e Egli abiterà nei vostri cuori e vi condurrà alla Verità tutta intera”. Gesù si stava riferendo al processo di maturazione nella nostra vita spirituale, un processo di cui noi gay e lesbiche cattolici abbiamo particolare bisogno. Dobbiamo distaccarci dall’autorità esterna e imparare a discernere ciò che lo Spirito ha da dirci direttamente ed immediatamente nella nostra esperienza. Paolo vede la venuta dello Spirito Santo come il compimento della profezia di Geremia:
Ecco vengono giorni, dice il Signore,
quando io stipulerò con la casa d’Israele
e con la casa di Giuda
un’alleanza nuova;
non come l’alleanza che feci con i loro padri,
nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d’Egitto;
poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza,
anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.
E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele
dopo quei giorni, dice il Signore:
porrò le mie leggi nella loro mente
e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo.
Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio fratello, dicendo:
Conosci il Signore!
Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro.(Eb 8,8-11)
Dobbiamo combattere per liberare noi stessi da ogni attaccamento alla Chiesa istituzionale, tanto per avere la loro approvazione quanto ugualmente dall’attaccamento distruttivo che proviene dalla rabbia per l’ingiustizia della Chiesa. Dovremmo vederci tanto uguali e prossimi alle autorità della Chiesa e pregare per loro perché cerchino di discernere lo Spirito di Dio nelle loro vite. Lasciamo la Chiesa gerarchica nelle mani di Dio. Siamo grati loro per i doni che hanno contribuito a portarci come le Scritture e i sacramenti. Ma non sprechiamo una sola oncia di energia in attaccamento negativo e rabbia verso la Chiesa. Impieghiamo ogni oncia di energia nel ministero positivo dell’amore a cui Dio ci ha chiamati.
James Alison condivide con noi l’esperienza di essere chiamato da Dio al ministero per la comunità gay e lesbica. Fu durante un ritiro in una casa per gli esercizi spirituali gestita da gesuiti a Santiago del Cile, dopo essere stato allontanato dall’ordine Domenicano per aver riconosciuto la sua omosessualità. La prima grazia che ricevette da Dio fu la profonda consapevolezza che tutta la violenza ed ingiustizia omofoba nella Chiesa non aveva nulla a che fare con Dio. Quella era solo la Chiesa degli uomini intrappolata nel peccato e nella cecità.
Un giorno, mentre tentata di discernere in preghiera quale fosse la volontà di Dio, andò passeggiando un una zona di cruising. Si ritrovo a guardare alcuni ragazzi gay che facevano cruising nel parco e senti un forte legame con loro augurandogli il bene.
Quando tornò alla casa di ritiro, andò in cappella sentendosi in qualche modo in colpa delle sue motivazioni “miste” mentre andava alla cruising area. All’improvviso, gli fu concessa la grazia di comprendere che il caldo sentimento di affetto che aveva provato verso quel giovane gay non era semplicemente un suo sentimento ma il sentimento dello Spirito Santo che abitava il suo cuore. Allora udì una voce dal profondo che gli diceva “Pasci il mio gregge!”.
Comprese che quella voce era Dio che lo chiamava direttamente al ministero per i gay e le lesbiche. Quella chiamata da quel momento in poi fu una parte essenziale della sua identità, una chiamata la ministero sacerdotale che non poteva essere negata o da cui si potesse fuggire senza negare una dimensione essenziale di se stesso.
Questa chiamata non dipendeva in alcun modo dalla validazione di una Chiesa istituzionale, ma era la missione assegnata direttamente ed immediatamente a lui da Dio.
Ezechiele, nel Capitolo 23, vide in visione Dio che partiva dal Tempio assumendo la forma di un carro, divenuto flessibile e mobile. Ezechiele ebbe allora una visione di Dio che rimprovera i pastori di Israele (i sacerdoti del Tempio) per aver fallito nel pascere il suo gregge abbandonandolo per seguire i loro propri interessi. Dio rivelò un nuovo significato della cura pastorale ” Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura”.(Ez 34,11)
L’Ebraismo ed il Cristianesimo sono entrambe religioni della caduta del Tempio. C’è sempre una connessione tra la caduta del Tempio e Dio che porta in essere nuove forme di cura pastorale. Nell’Ebraismo, fu la caduta del Tempio nell’anno 587 a.C. che portò alla creazione dei suoi testi di base. E, ancora, la caduta del Tempio nel 70 d.C. portò alla creazione del Giudaismo rabbinico.
In ogni caso, questa caduta è parte del piano di Dio per giungere fino a noi ed aiutarci a superare qualcosa che non ci è per noi. Trascorse un lungo periodo di tempo ma solo dopo aver raggiunto una certa forma di indifferenza al destino del Tempio, Ezechiele fu in grado di ricevere la visione di Dio stesso pastore del suo popolo senza alcuna intermediazione.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù identifica il nuovo Tempio con il suo corpo ed il corpo con tutti coloro che hanno ricevuto l’inabitazione dello Spirito. Alison si dice convinto che chiunque abbia sperimentato l’amore di Dio e sia stato liberato dall’auto-rifiuto, e intraprenda il passo finale del liberarsi dall’autorità esteriore della Chiesa ascolterà nel suo cuore la stessa chiamata al ministero.
Eccone un esempio recente: un giovane uomo venne da me a Fort Lauderdale. Conduceva una vita gay ed aveva un amante, ma non riusciva ad abbandonare i suoi sentimenti di colpa,vergogna e auto-rifiuto. Pregava costantemente Dio di farli conoscere la Sua volontà.
Mentre stava tornando a casa in auto verso Boston, continuando a pregare, improvvisamente ebbe una profonda esperienza dell’abbraccio di Dio. Questa esperienza durò a lungo e quando finì era sicuro dell’amore di Dio per lui come uomo gay ed avvertì la forte necessità di condividere questa esperienza con quante più persone possibile.
Non ho alcun dubbio che siamo in un una fase di caduta del Tempio e di nascita di una nuova forma di cura pastorale. Gioacchino da Fiore profetizzo nel 13° secolo, che sarebbe venuto un giorno in cui la Chiesa gerarchica, divenuta superflua, si sarebbe dissolta nel tempo ed al suo posto sarebbe emersa la Chiesa dello Spirito Santo.
Il ministero nella Chiesa dello Spirito Santo deriverà dalla sua chiamata diretta. Il compito dell’autorità sarà di ascoltare in preghiera cosa lo Spirito Santo sta dicendo attraverso il popolo di Dio. Questa Chiesa deve diventare completamente democratica, senza più sistemi di caste, niente alto né basso, totalmente egalitaria: donne con uomini, gay ed etero; ognuno una autorità.
Per esempio, chi sa cosa Dio vuole dai gay e dalle lesbiche? – Ovviamente, soltanto i gay e le lesbiche. Nessuno può dirci dall’esterno che cosa Dio voglia da noi. Siamo i soli a sapere con una conoscenza esperienziale che il nostro amore reciproco contiene lo spirito divino e porta con sé quel tipo di pace e di gioia che indica la presenza dello Spirito Santo.
Congratulazioni Dignity/Chicago per i trent’anni di fedele sevizio alla comunità gay e lesbica cattolica!
Con la preghiera sei stata in grado di discernere e portare avanti il compito che lo Spirito Santo ti ha dato. Sei una primizia della futura Chiesa dello Spirito Santo. Continua a discernere in preghiera cosa Dio sta ti chiedendo e segui la sua voce. Tieni a mente la famosa intuizione di Maurice Blondel: “Il nostro Dio abita in noi e l’unico modo di divenire uno con quel Dio è divenire uno con il nostro autentico sé!”.
John J. McNeill è un sacerdote e teologo cattolico americano. Ha pubblicato in Italia “La chiesa e l’omosessualità” (Mondadori, 1979), “Libertà, gloriosa libertà. Un cammino di spiritualità e liberazione per omosessuali credenti” (ed. EGA-Edizioni Gruppo Abele, 1996) e “Scommettere su Dio. Teologia della liberazione omosessuale” (ed. Sonda, 1994)
Testo originale
How Should Lesbian and Gay Catholics Respond to the Hierarchy’s Decision to Bar Gays from the Seminaries and the Priesthood? (file pdf)