Le parole della CEI feriscono profondamente noi genitori cattolici con un figlio LGBT
Lettera al direttore di Avvenire inviata dai genitori Mara e Agostinello Usai, vice presidenti de La Tenda di Gionata
Gentile Direttore, quanto stiamo leggendo oggi sul suo giornale (che è anche il nostro giornale visto che lo leggiamo da sempre), ci ferisce e ci addolora profondamente. Ci riferiamo al comunicato della CEI e agli articoli a commento.
Ci sentiamo chiamati in causa perchè siamo genitori di un figlio gay e per l’ennesima volta vediamo prese di posizioni ben lontane da quell’atteggiamento di accoglienza e di rispetto di cui la Chiesa parla nei suoi documenti. In tante realtà ecclesiali, purtroppo, rimangono ancora solo parole.
Nostro figlio si è allontanato dalla Chiesa, se n’è andato sbattendo la porta. Oseremmo dire oggi: “Non ne aveva forse tutte le ragioni?“. Ma noi non ce ne andiamo, noi ci sentiamo parte di questo popolo di Dio che è la Chiesa, e nello stesso momento mettiamo l’amore verso di lui davanti a tutto.
L’essere cattolici “molto praticanti” in un primo momento ci ha penalizzato, lo abbiamo rifiutato e allontanato, soffrendone moltissimo. Ma il Signore, un po’ alla volta ci ha cambiato la mente e il cuore e siamo riusciti ad accettarlo nella sua identità e nel suo orientamento, lo abbiamo potuto riabbracciare e chiedergli perdono. Come vorremmo che anche la nostra Chiesa facesse altrettanto!!!.
Mara e Agostinello Usai (Sant’Ilario d’Enza, Reggio Emilia)