Come giovane gay ho imparato dai genitori e dalle veglie che l’amore di Dio è in me
Testimonianza di Jorge* del gruppo giovani di Kairos, cristiani LGBT e i loro genitori di Firenze
Ci siamo visti a Firenze una o due volte. Ci conosciamo appena, ma già possiamo dire di conoscerci con una certa profondità, perché le nostre storie ci accomunano. Sono storie di amore, con tracce di profondo dolore, che stiamo rinnovando ad ogni incontro, da cui traiamo la nostra forza, la speranza e la nostra generosità. Questo fine di settimana i genitori cristiani con figli LGBT hanno donato, con grande generosità, a noi giovani omosessuali del gruppo Kairos la loro accoglienza, il loro ascolto, le loro parole, i loro dolci e la loro apertura per creare un legame di fiducia e di sostegno reciproco.
Nel ricevere tutto questo sono rimasto sorpreso e mi sono chiesto come sarebbe stato il mio cammino di vita se, quando ho deciso di rivelare ai miei genitori che ero omosessuale – o forse prima, quando ho deciso di nasconderlo -, cosa sarebbe successo se i miei genitori mi avessero dato l’accoglienza e l’accettazione che questi genitori mi hanno mostrato in questo fine di settimana, come testimonianza del loro cammino con i loro figli LGBT. Probabilmente avrei avuto molta più fiducia in me stesso, nei miei sentimenti, nella vita, nel mondo, in Dio… E forse le mie storie d’amore avrebbero avuto un’altra profondità, altri colori, un’altra luce.
Comunque, la mia certezza ora è che la fiducia donataci con generosità da questi genitori e da alcuni preti, possiamo ricambiarla incoraggiandoci reciprocamente a camminare insieme, per nutrire il germe del cambiamento che fiorisce fra noi, ancorato ad una spiritualità cristiana che accoglie l’umanità di ogni persona e riconosce la sofferenza con uno sguardo di amore, senza escludere, come l’amore di un padre e di una madre che guarisce le ferite e si fa uno nella diversità.
Ho la certezza e allo stesso tempo la speranza, che quella accoglienza che sto vivendo, nella mia chiesa e nella mia vita, non è ancora ovunque ma sta già accadendo; come quando domenica 12 maggio alla fine della messa domenicale della parrocchia fiorentina della Madonna della tosse, dove abbiamo pregato con tutta la comunità parrocchiale per ricordare le vittime dell’omo-transfobia, le tante copie del libro di testimonianze “Genitori fortunati. Vivere da credenti l’omosessualità dei figli”, che avevamo posto in fondo alla chiesa, si sono esaurite velocemente e i fedeli colpiti da quelle testimonianze ci hanno pregato con insistenza di donargliene altre per aiutarli a a capire; oppure quando Claudia, una mamma con figlio gay, si preoccupa per me e mi scrive, anche se mi conosce poco; oppure quando Alberto, un padre con una figlia lesbica, mi dice che siamo anche figli suoi e di sua moglie.
Il cambiamento sta già accadendo, è come una scia di speranza per quelli che vivono la loro affettività e l’autenticità nell’ombra delle loro paure, che si sono sentiti rifiutati e s’incarna in un gruppo di genitori e amici nella fede che ti fanno sentire meritevole di ricevere amore per come sei e di darlo e di viverlo in modo autentico. Per sentire che il Dio amore c’è, anche fra noi.
Jorge