Come ho conciliato la mia fede cattolica con il mio amore per un’altra donna
Testimonianza di Janine Scott-dos Santos*, pubblicata sul sito Outreach (Stati Uniti) il 27 marzo 2025. Liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata
Crescendo in una famiglia cattolica in Sudafrica, la mia fede è sempre stata il terreno solido sotto i miei piedi. Sono stata educata a credere nell’abbraccio amorevole di Dio, guidata dagli insegnamenti della Chiesa.
Da ragazza, mi sono immersa nella comunità, insegnando ai ragazzi che si preparavano alla cresima e guidando gruppi giovanili, fino a rappresentare la mia parrocchia alla Giornata Mondiale della Gioventù in Germania nel 2005. Attraverso questa vita di fede attiva, ho trovato un senso di scopo e appartenenza.
Eppure, sotto la superficie della mia devozione, si celava una lotta che non riuscivo a nominare facilmente: mi ero innamorata di una donna. La consapevolezza di questo amore ha scosso le fondamenta della mia fede, costringendomi ad affrontare domande impensabili sulla mia identità e sul mio posto nella Chiesa. Divisa tra l’amore che provavo e gli insegnamenti della fede a cui tenevo, ho dovuto confrontarmi con sentimenti intensi di vergogna e isolamento.
Nei momenti più bui, ho vacillato sull’orlo della disperazione. Ho persino considerato il convento come una via di fuga, sperando che mi allontanasse da quello che percepivo come un peccato. Ho anche tentato di togliermi la vita. Era un grido d’aiuto nato dalla paura di non riuscire a rientrare nella narrativa di ciò che era “destinato ad essere”. Alla fine, dopo molte preghiere e meditazioni, ho accettato ciò che sentivo come reale e mi sono permessa di avere una relazione con una donna.
La mia famiglia ha avuto difficoltà ad accettare la mia relazione, generando molti conflitti. A un certo punto, uno dei miei fratelli mi ha persino detto che ero responsabile dei problemi di salute di mio padre. Dopo la perdita di mio zio – che, dopo anni di sofferenza in silenzio, aveva ceduto alla solitudine togliendosi la vita – che la mia famiglia ha iniziato a comprendere l’importanza dell’amore e dell’accettazione delle diverse forme d’amore.
La tragica decisione di mio zio ha spinto il resto della mia famiglia a riflettere sulle proprie convinzioni e sul modo in cui percepivano l’amore, portandoli infine ad accogliere la mia relazione con la mia compagna.
Per molti anni, mi sono sentita accettata nella mia parrocchia di origine, un luogo dove potevo esprimere il mio vero io senza paura di condanna. Tuttavia, i cambiamenti della vita mi hanno portata a trasferirmi in un altro sobborgo e a entrare in una nuova comunità parrocchiale.
Inizialmente, io e la mia compagna, che nel frattempo era diventata mia moglie, ci siamo sentite accolte e abbracciate dai parrocchiani, fino a quando un momento inaspettato ha infranto quell’illusione.
Volontaria per guidare un seminario cattolico Life in the Spirit (Vita nello Spirito), mi sono trovata di fronte a una lettera del parroco che dichiarava che coloro che non vivevano in uno “stato di grazia” avrebbero dovuto astenersi da ruoli di leadership.
La lettera sembrava rivolta direttamente a me, con esempi di “peccato grave” che lasciavano pochi dubbi sul destinatario. Ero devastata. La stessa comunità in cui avrei potuto offrire guida e supporto ai giovani LGBTQ+ si rivelava ostile e respingente.
Ferita e frustrata da questa esperienza, ho lasciato quella parrocchia alla ricerca di una comunità che potesse affermare la mia identità e fungere da rifugio. Ho trovato un altro luogo di culto, meno carismatico ma più autentico. Tuttavia, quella rabbia verso la mia chiesa è rimasta, mentre osservavo persone aggrappate con paura a credenze ormai superate.
Sono passati alcuni anni e il destino mi ha riportata in quella stessa parrocchia. Durante una messa, si è presentata l’opportunità di confessarsi. Cercando conforto, sono entrata nel confessionale per liberarmi della rabbia che avevo accumulato. Ho raccontato le mie esperienze al sacerdote. La sua risposta mi ha sorpresa: “Quelle signore pensano di essere più cattoliche del Papa!”
Nonostante la sua franchezza, le sue parole hanno risuonato profondamente in me. Mi ha ricordato che gli insegnamenti di Gesù si basano sull’amore, sottolineando che il punto centrale della fede è amare Dio e il prossimo, piuttosto che tracciare linee per escludere qualcuno.
Il suo punto di vista era rinfrescante, un promemoria del fatto che l’essenza della nostra fede risiede nell’amore e non nella condanna. “Chi siamo noi per ostacolare qualcuno che ama Dio e cerca di avvicinarsi a Lui?” mi ha chiesto, con una sincerità che ha trafitto il mio risentimento. Quel momento ha acceso una scintilla di speranza nel mio cuore, che spesso si era sentito abbandonato.
Il mio cammino testimonia la resilienza e il potere trasformativo dell’amore. Continuo a percorrere il mio cammino all’interno della Chiesa, tra sfide ma anche nuove possibilità.
Ho scelto di abbracciare la mia identità di donna omosessuale e la mia fede, riconoscendo che entrambe mi definiscono. Rifiuto di permettere che il dolore inflitto dagli altri diminuisca l’amore e la fede che porto dentro.
Attraverso le mie esperienze, mi sento motivata a creare spazi di accoglienza e comprensione, dove i giovani LGBTQ possano vedere che il loro amore e la loro fede non sono in contraddizione. Voglio incarnare l’amore che Gesù ha predicato, un amore che accoglie, nutre e innalza, abbracciando la complessità delle esperienze umane.
Alla fine, il mio cammino è una testimonianza di resilienza e dell’immenso potere dell’amore. Ora comprendo di non essere sola; nelle mie lotte, innumerevoli altre persone condividono il peso di una sofferenza silenziosa e il desiderio di accettazione. Insieme, possiamo coltivare una fede radicata nell’amore, che abbraccia tutti i figli di Dio, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Attraverso questo abbraccio, credo fermamente che possiamo ritrovare il cuore della Chiesa, un Regno dove tutti sono accolti a crescere nella loro relazione con Dio e tra di loro.
* Janine Scott-dos Santos vive a Johannesburg, in Sudafrica.
Testo originale: How I learned to reconcile my Catholic faith with my love for another woman