Come ho varcato i confini delle nostre vite di giovani cristiani LGBT
Testimonianza di Andrea F. sul ritiro “Quanto è bello che i fratelli vivano insieme“ del Progetto Giovani Cristiani LGBT (Napoli, 31 Ottobre/3 Novembre 2019)
Devo essere sincero! Per la natura talvolta insicura e diffidente che ho, quando mi capita di vivere una esperienza nuova, parto sempre con il pensiero che non andrà bene. Che forse non farò amicizie nuove, che il mondo esterno non avrà la possibilità di capirmi.
Questa esperienza è la seconda che faccio col gruppo del Progetto Giovani Cristiani LGBT. E per la seconda volta sono stato smentito. E proprio dal gruppo stesso, dai ragazzi!
Mi ha letteralmente riempito il cuore di gioia ogni loro sorriso. Ho fatto amicizie nuove, ho rinsaldato quelle già conosciute ad Assisi e con mia sorpresa ho anche ritrovato vecchie conoscenze. “Il mondo è piccolo”, si dice. Ma cosa volete che sia la grandezza o la piccolezza umana innanzi a coLui che ci permette di incontrarci sfidando il tempo, lo spazio, e volendo anche le proprie insicurezze?
E di parole se ne potrebbero dire tante eh! D’altronde viviamo nell’era di un post facebookiano con aforismi insensati. Ci facciamo circondare di hashtag e luoghi comuni su cosa davvero rende divertente una serata o un momento. Ci lasciamo trascinare dalle lacrime “cepostapertiane”. Ma davvero serve a poco. La parola esprime già di per sé una relazione. Un incontro con l’altro.
Quella dei giorni a Napoli è stata la nostra parola che si relazione con la Parola. Cristo ci ha ricordato ancora una volta che ha attraversato il nostro tempo, e che lo fa ancora oggi! Il punto è che non lo fa con un singolo e basta. Si limitasse solo a quello, forse ci avrebbe già conquistato senza che dovessimo avere necessità di entrare in comunione col prossimo. No, lui preferisce mescolare le storie, i colori. Lui predilige il “tutti insieme”, o forse è meglio dire il “com’è bello che i fratelli vivano insieme”. Assolutamente una cosa diversa, volete mettere?
Se poi ci si aggiunge che la comunione tra fratelli nasce da uomini e donne «ai margini» (mi passerete il termine, ne sono certo!) e che questi confini diventano il punto di partenza di un cammino il cui centro è Cristo stesso… beh, forse è complicato a parole. Ma quanta bellezza! Nei fatti, è ciò che ci è successo, dove ogni singolo respiro è stata questa comunione di cuori.
Anche il ricercare qualcuno che “parla portoghese, italiano e inglese”, o “che ha fatto un lungo giro in bicicletta” o che ha scovato la pietra filosofale, o chissà quale altra stramboleria. Scoprirsi così diversi ha innescato anche un certo rispetto e il desiderio di saperne di più. E questo è stato per me: un uscire da me stesso per incontrare le esperienze degli altri, farle mie quanto basta per entrare in comunione con Gesù. E’ lui che ci ha permesso di varcare questi incredibili confini.
A me personalmente ha dato il dono delle lacrime. No, non quelle da tivù di bassa lega. Ma quelle vere, quelle che aprono il cuore. E mi ha permesso di cantare le lodi al Signore in modo differente. La mia voce ne sentiva il bisogno tutte le mattine, durante il giorno. Perdonerà sicuramente qualcuno se anche troppo ho cantato. Ma il mio cuore era felice così. E lo devo a questi ragazzi.
Grazie, quindi, a tutti e a ciascuno. Potrei fare mille nomi, ma sono certo che chi tra loro leggerà queste righe un minimo si sentirà pensato, da chi ha cantato e suonato insieme a me, a chi ha condiviso con me momenti forti anche fino alle 4 del mattino, a chi ho ritrovato dopo mesi e mesi di silenzio, e a chi mi ha compreso nonostante le avversità.
A chi ho fatto sorridere e a chi ho dato io modo di sorridere. A chi ha condiviso con me una luuuuuunga chiacchierata su come vanno le storie d’amore oggigiorno, e poi loro. Nessuno si offenda. Ma loro meritano di essere chiamati per nome.
Un grazie va a suor Anna Maria, Viola e Laura (preziosissime!), Corrado, Alessandra e il mitico don Fausto. E’ anche grazie a voi che Cristo tocca i confini della nostra storia e poi, come in una esplosione di gioia, tutto rende sconfinato e permette incontri come questo.
E a voi tutti, cari ragazzi, dico di partecipare (o di continuare a farlo), a occasioni così. Senza aforismi o romanticherie varie. Fatelo. Sì, imperativo. Ma credetemi, questo è l’imperativo più bello che ci sia.
Vi abbraccio tutti.
Andrea.