Come la mia chiesa cattolica ha imparato ad accogliere la mia transessualità
Testimonianza di un transessuale cattolico* tratta dalla guida Christian Role Models for LGBT Equality (Modelli cristiani di comportamento per l’uguaglianza LGBT), edita da Stonewall (Inghilterra), dicembre 2016, p.17, liberamente tradotta da Sara C.
“Ti prego, dimmi se sto leggendo la Bibbia sbagliata perché quella che stai leggendo tu è totalmente diversa dalla mia”.
Sono stata la prima (Transessuale) ad indossare un vestito (da donna) in chiesa, ancora me lo ricordo; era blue a pieghe e i miei capelli erano pettinati all’indietro. Avevo 14 anni. Entrai in chiesa con mia nonna che la messa era già iniziata e tutti i presenti, invece di rivolgere l’attenzione al prete, si girarono a guardarmi. Mia nonna, ovviamente, si sedette proprio in prima fila! Tutti ci fissavano come se stessero assistendo ad uno spettacolo di varietà. Ero spaventata e insicura ma allo stesso tempo ho detto a me stessa: sono quella che sono e nessuno cambierà questa cosa. Questa è la vita che voglio vivere e mi sento a mio agio nei panni di una donna, nessuno mi farà cambiare idea.
Oggi, nel 2015, c’è molta più accettazione. La legge introdotta dagli inglesi nel nostro Paese, molto tempo fa, continua a criminalizzarci nonostante non possa essere più applicata nella vita di tutti i giorni. È come se fossimo ancora fermi a quell’epoca ma le cose sono completamente diverse rispetto a quello che dice la legge stessa. Se il mio Paese avesse preso alla lettera ciò che viene emanato a quest’ora sarei già in carcere da un bel po’!
Non tollero la negatività e spesso mi capita d’imbattermi in persone negative che non ti dicono in faccia quello che pensano, questo è il punto. L’attitudine delle persone sta cambiando e le nuove generazioni si sentono sempre più a loro agio con noi. Con questo, però, non posso del tutto confermare che le cose vadano sempre bene, anzi, alcune famiglie continuano a etichettarci.
Agli inizi degli anni novanta, abbiamo fondato un’associazione per la nostra comunità LGBT e il nostro primo workshop fu con i leader della Chiesa. Durante il primo giorno di seminario, uno dei presidenti più anziani della Chiesa disse al nostro fondatore: “Tu sei una peccatrice, perché accogli e incoraggi questa gente?” e andò avanti così per un bel po’; stavo per esplodere! Il nostro fondatore allora si alzò e disse: “Mi piacerebbe chiederle una cosa, quale Bibbia sta leggendo? Perché la Bibbia che sto leggendo io dice di amarsi reciprocamente e credo che questo voglia dire di amare qualsiasi persona, indistintamente. Questi ragazzi sono i miei vicini. I miei vicini non sono coloro che mi portano il cibo, né coloro che vivono vicino a me, né tantomeno quelle persone con cui ci lavoro ogni giorno; i miei vicini sono queste persone e le porto qua perché voglio che abbiano un senso di appartenenza, per supportarli e per fargli sapere che hanno il diritto di essere ciò che vogliono. Ti prego, dimmi se sto leggendo la Bibbia sbagliata perché quella che stai leggendo tu è totalmente diversa dalla mia”. Tutti applaudirono!
Un paio di anni fa, un parroco della nostra parrocchia fu intervistato e parlò di me dicendo: “Quello che lui fa nella vita privata non è affare nostro. Il nostro obbiettivo è quello di aiutarlo a vivere una vita equilibrata. Quello che lui ha fatto per la nostra chiesa e per la nostra comunità ha molto più valore di quello che fa altrove”. Quello che disse è talmente bello che mi fece sentire accettata. Questo mi spinse ad abbracciare e accettare ancora di più la Chiesa e la religione in cui credo, sentendomi fiera di questo. Se ci sono persone sedute che ti detestano per quello che sei, allora credo che non dovrebbero per nulla avere un posto all’interno della chiesa!
Lavoriamo a stretto contatto con il capo della Chiesa, il nostro Vescovo, il quale è uno dei nostri più grandi sostenitori e, un paio di anni fa, benedisse il nostro nuovo ufficio. Molte persone gli chiedono: “Perché è sempre coinvolto con questo tipo di persone?” e lui una volta rispose: “Noi, capi della Chiesa, dobbiamo saper accogliere quello che il Signore ci ha insegnato e, se vediamo un’anima smarrita, dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per riportarla sulla retta via e farle sentire che non è sola. Non possiamo scacciarla solo perché è quello che è; così facendo, farà delle azioni negative che si rifletteranno su qualcun altro, sulle sue radici, sulla sua famiglia. Noi dobbiamo essere il Buon Pastore e come tale dobbiamo comportarci”. Sono davvero orgogliosa del nostro Vescovo. Gli ultimi tre Vescovi sono stati i nostri più grandi modelli.
Molti di noi sono pienamente coinvolti nelle nostre chiese; alcuni di noi sono dei giovani leader, altri dei maestri di coro. Devo dire che, come Cattolica, mi sento molto a mio agio nella mia chiesa. Alcune chiese ci accettano solo se ci vestiamo da maschi, ma in quelle cattoliche ti capita di vedere persone transessuali indossare vestiti da donna; non li vedi di certo indossare abiti maschili!
Quando vado in Inghilterra mi capita spesso di partecipare alla messa. L’ultima volta sono stata con mia cugina Surrey in una cappella locale. Mi sentivo tutti gli occhi addosso e non saprei dire se si fossero resi conto che ero un trans o semplicemente diversa. Fu una situazione davvero pesante che mi riportò indietro nel tempo a quando avevo 14 anni e iniziavo a indossare vestiti da donna. Con gli anni ho imparato a non farci più caso, a camminare come se avessi un muro attorno a me. Tutta la negatività che la gente seduta in chiesa mi trasmette la rimbalzo a loro e mi scivola via. Quando entro in chiesa, esistiamo solo io e Dio.
Ringrazio il Signore ogni giorno. Non c’è un solo momento che non lo ringrazio per la vita che mi ha donato, per quello che ho vissuto e per quello che ho. Apprezzo ogni cosa che la mia comunità mi ha offerto. Tutti dovrebbero accettare e sentirsi bene con quello che hanno; celebrare la vita che Dio gli ha donato. Non saremmo al mondo se non fosse stato per il Suo volere. Fu il Suo piano e tutti noi dovremmo rispettarlo.
* Questa è la storia di un cattolico transessuale (da maschio a donna) della Regione del Pacifico .
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Titolo Originale: Christian role models FOR LGBT EQUALITY: christian from the pacific region whose gender identity transcends malefemale