Sono ritornata nella Chiesa Cattolica quando mi sono sentita accolta come lesbica
Riflessioni di Linda Marucci pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 12 gennaio 2019, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Nel 1998, quando mia madre morì, avevo 52 anni. Le due relazioni lesbiche di lungo periodo che avevo avuto alla fine non avevano funzionato. Mi ritrovai senza la “fidanzata” che era stata il mio sostegno emotivo per gran parte della mia vita.
Per il funerale di mia madre mi ritrovai nella chiesa cattolica della mia infanzia, e rimirai estasiata la volta della chiesa con la Vergine Maria e una coorte di angeli che festeggiavano la sua Assunzione in cielo. L’omelia del sacerdote parlò in termini molto confidenziali di mia madre, lodandone la devozione alla famiglia e la sua cucina italiana; a un certo punto disse “Ora è Gesù che la sta servendo”. L’immagine del Signore come cameriere che portava a mia madre piatti fumanti di pasta e bicchieri pieni di vino rosso mi fece sorridere, ma riuscii anche a catturare la gioia di quel banchetto celeste. Mia madre amava ridere, stare in mezzo alla gente e far sentire tutti a loro agio.
Quando una delle mie due lunghe relazioni finì, uscii allo scoperto con mia madre. Non potei trattenere le lacrime. Subito, lei mi versò un grosso bicchiere di vino rosso e disse “Non vale proprio la pena piangere per quella lì”. Non era vero, ma in quel momento era ciò che avevo bisogno di sentirmi dire.
Ora, al suo funerale, mi misi a riflettere sul suo aldilà, sempre che esistesse. Improvvisamente capii. C’è una vita dopo la morte, e mia madre era lì, e quel tizio, Gesù, certo c’entrava qualcosa. In nessun modo avrei potuto credere il contrario, che mia madre e l’amore forte che emanava fossero spariti dall’universo.
Ricominciai a frequentare la Messa domenicale, mi ritrovai impegnata in parrocchia e trovai una comunità di persone perlopiù etero, ma con alcune di esse fui in grado di rivelarmi senza conseguenze. Il parroco era abbastanza conservatore, ma apprezzava la mia mentalità intellettuale e diventammo amici. Lo aiutai persino a organizzare una lectio biblica!
Così, quando una parrocchiana di nome Lorraine mi disse che il parroco si era rifiutato di iscriverla nei registri della parrocchia perché viveva con una donna e avevano insieme adottato un figlio, mi infuriai. Andai nel suo ufficio e uscii allo scoperto anche con lui, dicendogli poi che poteva espellere anche me dalla parrocchia. Disse che non poteva, perché mi apprezzava molto e che stava lottando con la sua coscienza riguardo l’omosessualità. Gli raccontai le vite delle mie amiche, che erano impegnate in relazioni serie, crescevano bambini, facevano molti sacrifici per costruire famiglie amorevoli.
La domenica successiva, mentre nel banco della chiesa mentre aspettavo che iniziasse la Messa, il parroco mi batté una mano sulla spalla, mi guardò negli occhi e disse: “Devo proprio dirtelo: ho deciso di stare dalla parte dell’amore”.
Quando a Messa vedo Lorraine con la sua famiglia, nel mio cuore sento che questa è la casa di tutti i figli di Dio, i figli etero e i figli LGBT. Magari serve solo un piccolo gesto, un po’ d’amore, un bicchiere di vino rosso per dimostrare che l’amore è più forte della discriminazione, più forte ancora della morte.
Per quanto ne so, il messaggio d’amore proclamato da Gesù di Nazareth viene tutt’ora proclamato da semplici fedeli, da parroci coraggiosi e da quelle fantastiche suore che non parlano d’amore, lo mettono in pratica. L’un con l’altro ci offriamo la speranza che il messaggio di Gesù fiorisca di nuovo nei cuori di pietra.
Testo originale: Why I Returned and Why I Stayed: Jesus Serves Pasta at the Heavenly Banquet