Come l’abbraccio di papa Francesco con le persone trans ha inciso sul cammino della parrocchia di Torvaianica
Articolo di Claire Giangravé pubblicato sul sito cattolico Religion News Service (Stati Uniti) il 7 settembre 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La chiesa dell’Immacolata guarda verso il Mediterraneo e la spiaggia di Torvaianica, distante circa 35 chilometri da Roma, conosciuta più per le cosche mafiose, la droga e le prostitute, che per la sua bellezza. Di recente, in una mattinata grigia, sulle strade piene di rifiuti ho visto un’ala di piccione: il residuo della lotta con un gabbiano.
La chiesa dell’Immacolata nasconde, dietro all’alta facciata in mattoni rossi, una navata con soffitto a volta piuttosto basso, che stamattina è satura del profumo dei gigli lasciati lì dalla festa dell’Assunta alcuni giorni fa. Un gruppetto di parrocchiane di mezza età è al lavoro per pulire.
Don Andrea Conocchia, il parroco, compare in pantaloni della tuta e una maglietta con su scritto “Dio è grande e Gesù mi ama”: un regalo per il venticinquesimo anniversario della sua prima Messa. Si scusa per la sua voce, ancora rauca dopo aver guidato la processione sulla spiaggia ventosa.
Don Andrea è appassionato di liturgia, Messe e processioni, ma preferisce immergersi nella sua comunità. I suoi principali strumenti di lavoro sono un’auto arancio brillante e il suo cellulare, che tintinna continuamente per via dei messaggi WhatsApp. Il suo ufficio preferito è il bar sulla spiaggia accanto alla piazza principale di Torvaianica: “Non sono un prete solo sull’altare, sono un prete anche adesso!” spiega mentre si carica di tazzine di caffè e fette di torta, destinate alla squadra che sta ripulendo dopo i bagordi.
Negli ultimi due anni don Andrea è assurto alla celebrità per essersi messo al servizio di una particolare comunità, poco dopo il suo arrivo in parrocchia: un gruppo di donne trans, alle quali ha cambiato la vita in tutti i sensi. Dall’aprile scorso, su invito del Vaticano, don Andrea ha portato quattro gruppi di donne trans a incontrare papa Francesco, offrendo loro anche cure mediche.
Questi viaggi hanno permesso a molti genitori alle prese con la sessualità dei loro figli di trovare redenzione. Da quando la sua attività è finita sui giornali, don Andrea conduce incontri via Zoom con persone LGBTQ cattoliche che si sono allontanate dalla Chiesa.
Le donne trans di Torvaianica lo hanno cercato per motivi pratici: la maggior parte sono prostitute che la pandemia ha ridotto senza clienti, e quindi senza reddito. Molte di esse sono sieropositive, e in quanto immigrate [clandestine], non possono usufruire del sistema sanitario: “Quando la pandemia ci ha colpite, abbiamo dovuto bussare a qualche porta perché non avevamo niente da mangiare. Quando sono andata a [una parrocchia vicina], mi hanno chiuso la porta in faccia dicendomi di rivolgermi alla parrocchia di Torvaianica” dice l’argentina Claudia Salas in un misto di italiano e spagnolo; “Don Andrea è stato l’unico a portarci Dio” aggiunge tra le lacrime. Il parroco ha portato a casa loro pasta, verdura e altro. Dopo averlo incontrato Claudia, che ha cominciato la transizione quando aveva undici anni, ha consigliato ad altre donne trans di recarsi in parrocchia.
Don Andrea era arrivato a Torvaianica alcuni mesi prima, proveniente da una piccola cappella di Lido dei Pini, a mezz’ora di distanza sul litorale. Dato che la cappella era molto piccola, passava gran parte del tempo a predicare per strada; è stato lì che ha barattato la talare per i più comodi pantaloni e maglietta. Arrivare a Torvaianica è stato un duro colpo: “Tutto era sbarrato, sembrava di entrare nel chiostro di un monastero”.
Mentre il virus invadeva l’Italia, il governo decretò che le chiese dovevano chiudere. Don Andrea ha obbedito fino a che un mattina, dopo aver celebrato la Messa per le suore che vivono accanto alla chiesa, non ha visto in piazza una fila di persone: “Erano famiglie, persone che vivevano di lavori stagionali o in nero, migranti, e c’erano anche tre donne trans”.
Nonostante la paura del virus, anche per via della madre anziana che viveva con lui, don Andrea ha aperto le porte. Il giorno dopo si sono presentate quattro donne trans, e il giorno dopo ancora, otto. Dapprima ha offerto cibo e denaro attraverso la Caritas, poi ha aiutato Claudia ad ottenere i documenti e a trovare lavoro come donna delle pulizie, cucitrice e cuoca per allontanarla dalla strada.
Il loro numero non faceva che crescere, e il sacerdote allora ha avuto l’idea di scrivere una lettera al Papa, ma le donne avevano vergogna di descrivere le loro vite al Pontefice: alcune hanno pianto alla sola idea. Ma la lettera è arrivata a destinazione, e nell’aprile 2020 Francesco ha inviato denaro e cibo alla parrocchia attraverso l’elemosiniere pontificio cardinale Konrad Krajewski, il responsabile della beneficenza vaticana, un polacco di cinquantotto anni noto per calarsi nei sotterranei della città per restituire la corrente elettrica ai campi Rom. Più di recente il cardinale è stato inviato in Ucraina, dove ha incontrato i rifugiati e ha benedetto le fosse comuni.
Francesco ha inaugurato fin da subito un nuovo approccio al mondo LGBTQ, ma si guarda bene dal modificare la dottrina. Le sue aperture verso la comunità LGBTQ possono sembrare gesti privi di significato, ma per gran parte del mondo al di fuori del Vaticano sono tanti terremoti.
Per la Pasqua del 2021 l’elemosiniere ha chiamato don Andrea perché portasse le donne trans e altre persone in difficoltà in Vaticano per ricevere il vaccino contro il Covid e fare altre visite mediche. Quando due autobus carichi di persone sono arrivati alle porte del Vaticano, è stato chiesto al Pontefice se bisognasse lasciarli passare, e Francesco allora ha ordinato di farli entrare dicendo “Chiedete i loro nomi, chiedete se hanno bisogno di qualcosa, ma non chiedete il loro sesso”.
Il giorno seguente, al momento dell’udienza, don Andrea ha scortato le donne alla presenza del Pontefice: “Quando ho toccato la sua mano, mi sono mancate le parole” dice Minerva Motta Nuñes, nata in Perù, che ha offerto a Francesco una tradizionale tazza di cuoio. Francesco ha poi detto al sacerdote “Continui così, continui questo ministero, sta facendo bene”.
Don Andrea ha ricevuto nuova forza dall’approvazione del Papa, soprattutto dopo le reazioni della gente all’apertura della parrocchia alle persone LGBT: alcune persone di Torvaianica si sono risentite del fatto che le donne trans siano state vaccinate prima di altri abitanti della città. Don Andrea ammette che numerosi membri del suo gregge gli hanno chiesto, quasi per caso, per quanto tempo pensa di rimanere nella parrocchia.
Due sacerdoti africani di Torvaianica sostengono Francesco e il suo messaggio di inclusione, ma ritengono che il molto parlare che si fa della sessualità sia del tutto fuori luogo se consideriamo il bisogno di cibo, farmaci e indipendenza economica dei loro Paesi natii.
Don Blaise Mayuma Nkwa viene dal Congo, la nazione africana con la più grande densità di cattolici, e non ha accompagnato don Andrea e le donne trans dal Papa. Quando, all’ora di pranzo, salta fuori l’argomento, il sempre sorridente sacerdote si fa pensoso.
Don Omero Mananga, assistente di don Andrea, mostra rispetto ma anche scetticismo, ed esprime la difficoltà di spiegare la visione di Francesco alle vecchiette della parrocchia. Don Andrea replica “E cosa succederà quando saranno tutte morte?”, e risponde, perlopiù a se stesso, “sarà tutto finito… predicheremo nelle chiese vuote”.
Secondo i dati dell’ISTAT del 2021, più del 30% di chi va a Messa almeno una volta alla settimana è sopra i 75 anni, e solamente il 19% degli italiani va regolarmente in chiesa: “Non possiamo tornare indietro. Papa Francesco ha spinto la Chiesa in una nuova direzione, e sono molto preoccupato di ciò che potrebbe succedere se tornassimo al passato” dice don Andrea dopo un funerale.
Le donne trans percepiscono in maniera diversa la frattura tra la visione di Francesco e la realtà della Chiesa. Minerva Motta Nuñes è nata cattolica, ma evita di andare a Messa per paura del giudizio: “Non posso prescindere da ciò che faccio, perché ho sempre addosso i pregiudizi della gente e della Chiesa” dice alludendo al suo lavoro di prostituta.
Anche Claudia Salas si sente rifiutata. I parrocchiani le stringono la mano durante la Messa, ma non la degnano di uno sguardo quando passano per strada.
Ma quando Marcella Demarco Muniz si è trovata di fronte al Papa, questi le ha detto in spagnolo: “Non preoccuparti, siamo tutti uguali agli occhi di Dio”. Se potesse, Marcella si recherebbe ad ogni udienza generale.
Queste donne credono che il messaggio di inclusione di Francesco stia lentamente cambiando la Chiesa: “Il Papa ha aperto molte porte” dice Minerva.
Marcella ama san Giovanni Paolo II, e ricorda i suoi viaggi in America Latina quando era giovane, “ma papa Francesco è tutto per noi. È un latinoamericano, e sa parlare a tutti. Va avanti mentre il mondo va avanti”.
Questo perché la sua visione si traduce in cambiamenti come quello che sta avvenendo in questa parrocchia. Don Andrea ammette imbarazzato di essere diventato uno dei protagonisti del movimento LGBTQ cattolico in Italia. Dopo che il suo ministero è apparso sui giornali, vari gruppi della penisola lo hanno contattato per avere un aiuto.
A pranzo con altri sacerdoti, ragionando sul futuro della Chiesa, don Andrea si fa cupo, ma quando si alza da tavola facendo tintinnare le chiavi, ritorna alla sua consueta allegria: “A loro non piace sentirlo dire, ma questa non è una riforma, è una rivoluzione”.
Testo originale: How Pope Francis’ welcoming message transformed a trans community in Rome