Come mio padre ha saputo conciliare il suo amore verso Dio e per il suo figlio gay
Articolo di Timothy White* pubblicato sul sito de The New York Times (USA) il 5 febbraio 2025, liberamente tradotto da Diego de La Tenda di Gionata. Prima parte
Mio padre si chiama Bill White**. Per decenni è stato un pastore evangelico. Prima che io nascessi, scrisse una lettera alla mia futura moglie.
Lui non sapeva una cosa che entrambi sappiamo adesso: che io sono gay. Quando ho fatto coming out quasi 16 anni dopo, questo fatto ha scosso la sua fede e fratturato la sua Chiesa. Ma non ci ha mai separati. Volevo capire come. Così ho letto i suoi diari.
Cara figlia Nostro figlio Timothy sta per nascere, se Dio vuole, tra meno di due mesi. E mentre pregavo per lui, ho iniziato a pregare per te. Quindi ho voluto scriverti una lettera da consegnarti il giorno delle vostre nozze.
Ovviamente non ti conosco. Non so il tuo nome e non so nemmeno se sei già nata. In effetti, non so nemmeno se accadrà mai che tu diventi nostra figlia. Ma lo spero. Mentre abbiamo pregato per nostro figlio, abbiamo pregato anche per la sua futura moglie.
Prego che tu possa arrivare su questa terra sana, e che negli anni Dio tocchi il tuo cuore e ti attragga a Cristo. Prego che tu sappia profondamente, che sei profondamente preziosa e amata da Dio. Prego che tu possa amare Gesù più di quanto ami nostro figlio, anche se noi amiamo già nostro figlio più del mondo intero.
Ho pregato diverse volte per la tua famiglia. Dio veglierà sulla tua famiglia. Prego che in qualche modo attraverso la tua famiglia tu possa crescere e avere una profonda esperienza di grazia, che nel profondo della tua anima tu possa sentirti accudita nonostante i tuoi errori, abbracciata nonostante le tue debolezze, amata nonostante il tuo egoismo.
Sei una donna cara, cara per me e per Katy. Ti amiamo. Non vediamo l’ora di incontrarti. Pregheremo per te nel corso degli anni. E pregheremo che nostro figlio sia buono con te e che ti ami profondamente, ti serva con gioia e goda di te immensamente.
Con grande amore e affetto e tante preghiere, Bill
Come mio padre ha riconciliato il suo Dio e il suo figlio gay
Alcuni dei miei primi ricordi sono di mio padre che pregava per me di notte. Mezzo addormentato, vedendolo stagliarsi sulla soglia della mia porta, provavo un profondo senso di conforto nel sapere che sia il mio padre terreno che il Padre Celeste vegliavano su di me; le preghiere mormorate da mio padre per me e per quello che sarei diventato sembravano una finestra sul mio futuro. Una di quelle preghiere, mormorata ogni notte e scritta su un biglietto vicino alla porta nel caso se la fosse dimenticata, era per la mia futura moglie.
Mio padre era un autoproclamato “fanatico di Gesù” degli anni ’90 che divenne un pastore evangelico in una chiesa che si collocava nella fascia modesta delle “mega”. Credeva che l’omosessualità fosse un peccato grave e non aveva idea di cosa fare quando suo fratello fece coming out.
E poi ho fatto coming out con lui e mia madre, Katy. Questo fatto ha sconvolto le loro vite e la vita della nostra chiesa di quartiere nel sud della California. Ha spinto mio padre in un tortuoso viaggio spirituale, emotivo e interpersonale ad alto rischio che è durato anni. Ora è ancora un pastore, ma è anche il più impressionante sostenitore dell’inclusione LGBTQ nella Chiesa che abbia mai incontrato.
Ma il processo di trasformazione che mio padre aveva attraversato era un mistero per me. Cosa gli aveva permesso di cambiare idea così radicalmente su qualcosa per cui una volta aveva avuto sentimenti così forti, un processo che sembra accadere così raramente su argomenti meno importanti, figuriamoci su uno così personale? Come aveva riconciliato suo Padre e suo figlio senza sembrare compromettere nessuno dei due rapporti?
Si dà il caso che mio padre sia un prolifico scrittore di diari. Ricordo che ogni sabato mattina si ritagliava del tempo per scrivere, aggiungendo lettere, foto e messaggi di testo per integrare le sue parole. Recentemente ho avuto modo di leggere alcuni diari che mio padre ha condiviso con me – e che ora condivido qui – per capire meglio come è passato da dove era a dove è adesso.
Quello che ho trovato nei diari di mio padre mi ha fatto capire quanto sia difficile per le persone cambiare davvero idea, cosa significhi confrontarsi con i limiti della propria fede, rischiare la propria carriera, la propria posizione nella comunità, persino mettere in discussione le fondamenta di tutto ciò che si credeva vero.
CAPITOLO UNO
Coming out
Dal diario di mio padre. 25 maggio 2013. Timothy ha 13 anni.
Mercoledì Timothy mi ha detto che gli sarebbe piaciuto fare un’altra passeggiata fino a Starbucks. Ho pensato che avesse qualcosa di importante da condividere, se era lui a proporre la passeggiata. Così giovedì sera, verso le 20, ci siamo recati lì a piedi, chiacchierando lungo la strada. Abbiamo preso i nostri drink e, mentre cominciavamo a tornare verso casa, lui ha iniziato una conversazione che ricorderò per il resto della mia vita.
Ha detto che aveva notato che molti ragazzi avevano amici con cui potevano essere “migliori amici” e con cui potevano scherzare e fare cose da maschi. Ha detto che il suo problema era che voleva provare a fare alcune cose (giochi e scherzi) che avrebbe potuto fare se avesse avuto un gruppo di amici maschi. Abbiamo considerato insieme la questione per un po’ e abbiamo parlato di come avesse bisogno di spazio per sperimentare cose del genere e che era normale e sano per un giovane della sua età farlo.
Abbiamo superato casa nostra e abbiamo continuato a camminare. Era abbastanza chiaro che aveva altro da dire, ma che non era nemmeno sicuro di cosa. Gli ho domandato se si stesse chiedendo se fosse attratto dai gruppi di maschi. Mi ha risposto: «Forse un po’» o qualcosa del genere. Abbiamo gironzolato ancora un po’ e lui ha detto: «A un certo punto mi sono chiesto se fossi gay». Gli ho detto che all’inizio della settimana avevo incontrato un uomo che si era chiesto la stessa cosa all’età di Timothy, ma poi aveva capito di essere eterosessuale e che alla fine si era sposato, ecc.
Non so se ho mai fatto una conversazione più dolorosa. Sono stato onorato dalla fiducia di Timothy nei miei confronti. Sono stato incoraggiato dalla sua sincerità e maturità. Ero consapevole della Tua presenza con noi, del fatto che mi aiutassi a non reagire, a non fuggire e a non pressare, pungolare o giudicare. Padre, grazie perché sei con noi.
Eppure, sono triste come non lo sono mai stato, credo. In qualche modo l’elaborazione della morte di papà è stata una sofferenza diversa. C’è la tristezza per il mio peccato e la mia vergogna. C’è la tristezza per cose come l’11 settembre. Ma questa volta non è nulla di simile.
Il mio cuore è devastato. Ieri sera ho detto a Katy che mi sento come se qualcuno mi avesse schiacciato lo sterno e mi stesse martellando il cuore. A volte penso che sia un vero e proprio dolore fisico al petto, fa così male. Forse tra vent’anni mi guarderò indietro e proverò sdegno per i miei sentimenti di adesso e sicuramente lo farebbero anche altri se lo sapessero, ma non Ti nasconderò quello che sta succedendo nel mio cuore, nella mia anima e nella mia mente.
Credo che, nel profondo, io odi l’omosessualità. La odio più di qualsiasi altra cosa al mondo. La odio perché a volte sembra essere più forte di Te, Dio. Sì, è quello che ho detto. Sembra che sia così. Sono sicuro che c’è molto di buono nella comunità omosessuale, ma la mia esperienza mi dice il contrario: vedo l’isolamento, la bramosia, l’insicurezza. Padre, devi risparmiare Timothy da tutto questo. Devi risparmiarlo.
L’omosessualità si impadronirà di lui, lo allontanerà da te? O potrebbe reprimerla abbastanza a lungo da sposarsi e avere figli, e poi abbandonare tutto per “trovare” il suo “vero io” nella comunità gay?
E, se l’orientamento di Timothy continuerà sulla strada dell’omosessualità, come reagirà la comunità cristiana? Subirà l’odio, il tradimento e l’insulto del Tuo popolo? Posso immaginare poche cose che possano allontanare una persona dalla fede come la Tua Chiesa.
È straordinario per me che mio padre abbia percepito come così rilevanti questi momenti nel maggio 2013 – ed è sorprendente per me che mi sia chiesto ad alta voce se fossi gay, a quanto lui riferisce. Per quello che ricordo, ero così represso che ho iniziato a capire la mia sessualità solo più di un anno e mezzo dopo. È stato alla fine del 2014, sdraiato nel mio letto al buio e recitando ciò che ricordavo della preghiera di Gesù nel Getsemani, quando chiese a Dio di dargli un’altra opzione rispetto alla crocifissione – «Padre, ti prego, allontana da me questo calice» – che ho finalmente ammesso la verità a me stesso. Mi sentivo spaventato, solo e confuso su come sarebbero state la mia vita e la mia fede dopo il coming out.
Posso avvertire le paure di mio padre in questa fase iniziale: che avrei vissuto una vita piena di sofferenza e di rifiuto, che avrei potuto allontanarmi per sempre dalla Chiesa. Ora mi è chiaro che queste paure derivavano in parte da un orizzonte mentale limitato; non riusciva a immaginare la gioia e la bellezza che avrei potuto sperimentare nella comunità gay. Semplicemente non aveva mai frequentato abbastanza persone gay. Ma alcune delle sue paure provenivano da una convinzione più profonda, al di là di semplici stereotipi o preoccupazioni. Temeva che qualcosa dentro di me potesse essere, secondo le sue parole, più forte di Dio. Che questo avrebbe minato dentro di lui le regole morali fondamentali, basate sul Vangelo, su cui aveva costruito la sua vita e la sua carriera per decenni. E, per certi versi, non aveva torto.
Dal diario di mio padre. 14 marzo 2015: Timothy ha 15 anni.
Domenica scorsa Timothy ha chiesto di andare da Starbucks con me e Katy perché voleva dirci qualcosa. Me lo aspettavo. Ho chiesto a Katy se fosse pronta per quello che avremmo sentito.
Timothy ha preso un frappuccino al tiramisù, siamo rimasti seduti in silenzio per un minuto e poi ha detto: «Probabilmente vi chiederete perché vi ho fatto venire qui oggi. Ultimamente ci ho pensato molto e ho pregato. Sono stato a pensarci dentro di me per tanto tempo, adesso mi sento sicuro e volevo che voi lo sapeste per primi. Ho capito che sono gay, ne sono certo. Sentitevi liberi di farmi tutte le domande che volete». Gli ho detto che gli volevo bene e lui ha detto che non ne aveva mai dubitato. Poi abbiamo parlato per quarantacinque minuti di come sta, di cosa sta pensando, di come è arrivato alle sue conclusioni e di come pensa di fare coming out con la famiglia, con gli amici e con il mondo.
È stata una delle più belle conversazioni che ho avuto in vita mia. Padre, ti ringrazio per questo. Grazie per il coraggio di Timothy nel parlarci. Siamo stati incredibilmente onorati che abbia scelto di parlare con noi prima che con i suoi amici.
Sono rimasto sorpreso da quanto poco Timothy fosse preoccupato. Un paio di volte ci ha detto di essere fiducioso che le cose andranno bene e di essere addirittura entusiasta. Incredibile, non è proprio quello che mi aspettavo. Era entusiasta di mostrare al mondo che si può essere credenti e omosessuali. Ha detto chiaramente che vuole che la sua identità in Dio venga prima di tutto, il che è musica per le mie orecchie.
Riflettendo su quella conversazione, ho avvertito dentro di me, davvero per la prima volta, la speranza che Tu stia orchestrando tutte queste cose insieme per il bene e che voglia effettivamente far crescere il Tuo regno attraverso Timothy – lui certamente lo pensa; e provo molta serenità, confidando che Tu sia all’opera. Credo di provare anche una certa preoccupazione, un po’ di ansia, perché Timothy dovrà affrontare il giudizio e lo scherno, sia da destra che da sinistra, e che subirà molte pressioni per conformarsi a un lato o all’altro.
E mi sento davvero preoccupato per me stesso. So che è egoistico e non voglio che tutto questo riguardi me – infatti, non ho nemmeno accennato a questo nella conversazione con lui, perché meritava che si parlasse solo di lui. Ma la tensione in me aumenterà in modo enorme. Quando Timothy farà coming out, tutti vorranno un pezzo di me. Vorranno che mi schieri dalla loro parte; vorranno usare Timothy e usare me. Cercheranno, forse in maniera inconsapevole ma non per questo meno pressante, di dividere la nostra piccola chiesa. Padre, mi aiuterai?
Ci sono stati molti momenti difficili nel mio processo di coming out. Sono grato che dirlo ai miei genitori non sia stato uno di questi. Sebbene sapessi che ci sarebbero state significative ripercussioni per la nostra famiglia e la nostra comunità parrocchiale una volta pronunciate quelle parole ad alta voce, sapevo nonostante tutto che la risposta immediata di mio padre sarebbe stata «Ti voglio bene».
Ma quella conversazione del 2015 non è stata la prima volta in cui mio padre ha dovuto affrontare l’esperienza del coming out di una persona cara.
All’inizio degli anni ’90, mio zio si dichiarò gay a mio padre e al resto della famiglia. Mio padre disse a mio zio che gli voleva bene, ma non riusciva a conciliare la sua fede con l’orientamento sessuale del fratello e i loro mondi erano così diversi che per anni evitarono di parlare dell’argomento.
Non so quanto il fatto che mio zio abbia fatto coming out prima di me abbia influenzato quello che è successo dopo il mio coming out. Ma credo che per mio padre abbia significato che, anche se aveva deliberatamente evitato di pensare al rapporto tra la sua fede e l’omosessualità, inconsciamente aveva rimuginato su quelle che in seguito avrebbe percepito come le contraddizioni della dottrina della Chiesa già molto tempo prima di avere a che fare con me. Questo significava anche che aveva qualcuno a cui rivolgersi per un consiglio.
Dal diario di mio padre. 27 maggio 2015
Mio fratello ha chiamato ieri sera per parlarmi. È stata una delle più belle conversazioni che ho avuto con lui da anni. Ha raccontato che quando ha riattaccato il telefono dopo aver parlato con Timothy ha pianto, perché era così felice di non essere più l’unica persona gay in famiglia, che il movimento omosessuale aveva fatto così tanti passi avanti da permettere a qualcuno come Timothy di fare coming out senza problemi e perché significava una nuova stagione di intimità con me. Era così contento che Timothy non lo avesse chiamato per avere sostegno, ma solo per condividere la notizia. È rimasto scioccato da quanto Timothy sembra stare bene in questa situazione. Ho condiviso alcuni dei miei timori su come le persone di estrema destra o di estrema sinistra avrebbero cercato di indirizzare il percorso di Timothy, e lui era chiaramente d’accordo sul fatto che una tale svolta sarebbe stata dannosa. Mi ha anche detto che il suo compagno, quando ha sentito la notizia di Timothy, ha detto: «Il fatto che Timothy sia gay è probabilmente l’unica cosa che potrebbe diminuire la fede di tuo fratello in Dio e contemporaneamente aumentare la tua». Un uomo perspicace.
*Timothy White lavora nel campo della comunicazione politica. Mentre era al college, è stato presidente di un’organizzazione studentesca per i cristiani LGBTQ+. Frequenta la City Church di Long Beach in California.
**Bill White è stato pastore per venticinque anni e co-pastore della City Church Long Beach per 12 anni. Ha co-fondato e dirige l’organizzazione Small Church Big Table, che aiuta i leader religiosi che stanno pensando alle domande LGBTQ+.
Testo originale: How My Dad Reconciled His God and His Gay Son