“Come non detto”. Cosa fare e non fare quando si dice “sono gay”
Intervista di Silvia Lanzi a Roberto Proia, sceneggiatore del film e autore del libro ‘Come non detto’ , 17 giugno 2013
Mettete un venticinquenne che si vede piombare a casa dei suoi il fidanzato spagnolo – va da sé che non ha detto ancora nulla di lui e della sua omosessualità, nonostante quello che vuol far credere alla sua dolce, e perfettamente risolta, metà.
Aggiungete equivoci esilaranti, colpi di scena e una manciata di personaggi incasinati e divertentissimi; mescolate quanto basta e avrete “Come non detto” la commedia gay che ha spopolato l’anno scorso.
Sarebbe già abbastanza, se non che “Come non detto” si fa in due. In contemporanea al film infatti, è uscito il libro omonimo. Autore di quest’ultimo – uno spassoso manuale per il perfetto coming out – e sceneggiatore del primo è Roberto Proia.
A chi ti chiede se sia nato prima il libro o il film, tu rispondi “è nata prima l’idea”, ma l’idea da che cosa è nata?
Essendo la prima “cosa” che io abbia mai scritto, l’idea non poteva che nascere da un’esperienza vissuta. Non tanto nello sviluppo, che è stato molto, ma molto diverso, quanto nel fatto che Mattia prova la stessa identica paura, la stessa automatica determinazione nel rifiutare una parte così importante di se stesso che ho provato io da adolescente.
Come me, anche Mattia si renderà conto che il coming out più difficile è quello da fare con se stessi. Una volta fatto questo tutto si trasforma da tragico in quasi farsesco.
Tra gli esercizi che proponi nel libro c’è quello di inventarsi possibili scenari del proprio coming out. È da questo che nascono libro e sceneggiatura?
Non esattamente. Il libro e il film hanno il comune denominatore di suggerire alla persona che si arrovella sul modo migliore di uscire vivi dal coming out che, con una buona dose di coraggio e di autoironia, il grande passo non è poi così gravoso. Sia il libro che il film utilizzano il “cavallo di Troia” della commedia per affermare il principio che prima di aspettarsi che gli altri diano le giuste proporzioni alla cosa, dobbiamo noi per primi farlo. Gli esercizi servono a questo.
Nei tuoi suggerimenti sul coming out sei molto concreto. Le tue “pillole di saggezza” derivano dall’esperienza – tua o di altri?
Il libro è un misto di esperienze. Il primo racconto, il coming out con mio fratello, è farina del mio sacco perché sentivo di doverci mettere la faccia. Le altre sono esperienze anche un po’ paradigmatiche che raccontano le diverse sfaccettature che può assumere tale rivelazione.
Spieghi, nel libro, come fare a disinnescare armadi & scheletri. Secondo te c’è un modo di evitare di costruirli?
Onestamente è difficile nascere in questa società e non conservare (mai parola fu più azzeccata) l’ambizione all’omologazione. Chi nasce gay ha davanti a sé un cammino evolutivo molto interessante. C’è chi lo fa velocemente, c’è chi lo fa molto più lentamente. Però tutti abbiamo un armadio che all’inizio è più comodo e confortevole dell’ignoto. Ma ciò che “Come non detto” suggerisce” è che fuori si sta comunque molto, molto meglio.
Quali sono le convergenze e/o le divergenze tra il libro e il film?
Il film ha una sua storia compiuta e segue la sua strada. Film e libro convergono nel senso che entrambi prendono spunto dalla “sdrammatizzazione” del coming out, ma in quest’ultimo utilizzo una narrazione erratica più rispondente alla realtà di quanto non faccia nel film.
Appunto. Il film è una sequenza di scatole cinesi che si incastrano e si sovrappongono. Come mai questo modo di procedere invece di uno sviluppo tradizionale?
Mi piaceva l’idea di cercare di gettare una luce sugli inizi della storia di Mattia, anche per dimostrare che un ragazzo gay si innamora, soffre, fa soffrire come chiunque altro. La storia di Mattia, teenager impacciato, è comune a quella di molti teenager di qualunque orientamento sessuale. I flashback mi hanno aiutato a raccontare più chiaramente le tappe che hanno portato alla scelta finale.
Nel film racconti le disavventure tragicomiche del giovane Mattia. C’è qualcosa di autobiografico in lui?
La stessa paura di essere beccati. Lo stesso sollievo dopo aver finalmente deciso di vivere alla luce del sole.
Su tutto – film e libro – regna l’ironia… quanto può essere utile nel coming out?
È davvero indispensabile saper ridere di se stessi e delle proprie paure. Capisco, perché l’ho provato, che all’inizio non è pensabile ridere di una circostanza che ti obbliga a fare scelte coraggiose. Spesso il coming out fa da spartiacque tra i nostri affetti. C’è chi non se la sente di starci vicino e c’è chi ci sorprende se solo gliene si da la possibilità.
Ma davvero se c’è qualcuno là fuori che non ha ancora deciso di fare coming out, vi assicuro che, indipendentemente dalle reazioni delle persone attorno a voi, la ricompensa che vi darà l’averlo fatto sarà mille volte più grande del disagio esso ha provocato.
Da vedere. E da leggere.
Roberto Proia, Come non detto. Il manuale del perfetto coming out, 2012, 121 pp., Sonzogno (per leggerne alcune pagine clicca qui)
Come non detto regia di Ivan Silvestrini con: Josafat Vagni, Alan Cappelli, Valeria Bilello, Monica Guerritore, Ninni Bruschetta, Francesco Montanari, Josè Dammert