Come padre cattolico vi dico: “sull’omosessualità di mio figlio non si scherza”
Testo di Mary Ellen e Casimer Lopata tratto dal loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003, capitolo 6, pp.46-47, libera traduzione di Diana
Phil e Ann sono sposati da più di 42 anni, ma non in chiesa, perché Phil non era cattolico. Dopo alcuni anni Phil si convertì al cattolicesimo. Oggi hanno 5 figli adulti e 3 nipoti. Sua moglie Ann ha lavorato come segretaria per la sua parrocchia. Mentre Phil, ora in pensione, ha lavorato per una grande azienda manifatturiera, ma continua a lavorare con il gruppo maschile della sua parrocchia. Ecco la sua storia.
Era l’inizio del 1980 quando nostro figlio Tim venne da me e mi disse che aveva qualcosa da dirmi. Poi mi disse timidamente che era gay. All’inizio fui molto turbato. Sebbene avessi avuto dei sospetti, non ne avevo mai parlato nemmeno con mia moglie Ann. Ero turbato perché era il nostro primogenito e io non ero contento che la sua vita avesse preso questa piega, ovvero che non si sarebbe mai sposato e non avrebbe avuto figli. Parlandone con mia moglie, che aveva più informazioni sull’omosessualità compresi, dopo il coming out di Tim, che questa cosa non era una cosa brutta, così come avevo pensato all’inizio. Giunsi ad accettare questo fatto e non mi preoccupava più. Era nostro figlio e semplicemente lo amavamo.
Il tempo passava, ma io non dissi a nessuno dei miei amici al lavoro, o fuori dal lavoro, che Tim è mosessuale. Poi un giorno, mentre stavo raccogliendo dei pezzi di ricambio nel reparto manutenzione della mia azienda vidi due ragazzi che facevano battute sugli omosessuali usando la parola “finocchio” più volte. Conoscevo uno dei due, ma non l’altro. Mi disturbava sentire questo tipo di discorsi sui gay, ora che sapevo di avere un figlio gay. Dopo aver sentito la parola “finocchio” circa 4 volte, mi arrabbiai molto e dissi loro che non apprezzavo quelle battute stupide perché ho un figlio gay e non mi piacevano le parole che stavano usando. Poi mi allontanai.
Il giorno dopo il ragazzo che non conoscevo venne da me scusandosi. Non pensava veramente quello che aveva detto, stava solo parlando per luoghi comuni. Disse di essere imbarazzato e dispiaciuto per come si era comportato. Il ragazzo che conoscevo non parlò mai dell’incidente, come se non fosse mai avvenuto.
Un’altra volta, a una festa organizzata dal gruppo di uomini cattolici della mia parrocchia, accadde una cosa simile e anche lì sentii che dovevo dire qualcosa. Dopo aver sentito battute sui gay a tavola, dissi agli uomini presenti che mio figlio – che la maggior parte di loro conosceva – era gay. Tutti divennero silenziosi e non parlarono, mai più, in questo modo davanti a Ann o a me. Ora accettano Tim per quello che è, lo trattano come tutti gli altri nostri figli.
Quando Tim incontrò il suo primo compagno e andarono a vivere insieme, ero preso dall’ansia ogni volta che pensavo che arei dovuto incontrare il suo compagno. All’inizio non volevo – ero ancora a disagio perché aveva un compagno. Poi un giorno ci invitarono a casa loro per un pranzo. Mia moglie Ann voleva andarci e io le dissi: “Ok. Verrò anch’io.”
Fui favorevolmente sorpreso. Il pasto era delizioso, l’alloggio era davvero carino e mi trovai molto bene col compagno di Tim. Trovai che avevamo interessi simili e il suo compagno aveva un gran senso dell’umorismo.
Ora siamo molto aperti verso l’omosessualità di nostro figlio e non esitiamo a parlarne, se si presenta l’occasione. I nostri amici e la nostra famiglia accettano anche loro Tim – il suo essere gay è ormai un fatto assodato.
A volte, alcune persone che sono venute a sapere che un loro familiare è gay, ci contattano solo per aver qualcuno con cui parlarne. Gli amici e la nostra famiglia ha fiducia in noi e abbiamo cercato di aiutarli ad accettare le persone che amano, quando scoprono che è gay.
Ricordo che Ann e io non avevamo nessuno a cui rivolgerci quando abbiamo saputo che Tim era gay, perciò comprendiamo quanto significhi, per gli altri genitori, avere qualcuno con cui parlarne.