Come reagiamo noi discepoli alla Trasfigurazione? (Luca 9:28b-36)
Riflessioni bibliche* di Bob Shine pubblicate su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 21 febbraio 2016, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
La Trasfigurazione dev’essere stata davvero uno spettacolo. Il bagliore radiante di Gesù. I profeti morti ritornati in vita. La presenza di Dio che li consuma nella nuvola. La gloria fatta presente. Il preannunzio della sofferenza. Nella mia immaginazione vedo macchina fumogene e fuochi artificiali, tutto molto simile all’esibizione di Kendrick Lamar ai Grammy Awards.
E i discepoli dove sono in questo rutilante spettacolo della potenza e della gloria di Dio? Pietro, Giovanni e Giacomo cominciano a capire qualcosa e reagiscono in maniera inadeguata, come gli altri discepoli. La reazione istintiva di Pietro è di costruire delle tende. Poi anch’egli, come gli altri due, rimane in silenzio.
Ma chi tra noi, me compreso, può dire di saper reagire in modo diverso?
Per esempio, so per esperienza che, quando presento me stesso come persona impegnata nel ministero cristiano, LGBT nel mio caso, le persone che incontro sono molto più disposte ad aprire il loro cuore. Gli aerei, i bar, i parcheggi, gli studi medici sono solo alcuni dei luoghi dove ho avuto conversazioni profonde, spesso con perfetti estranei. Proprio come i discepoli, anch’io vengo improvvisamente svegliato in uno spazio reso sacro da una profonda condivisione del cuore, impreparato a rispondere, stordito dopo essere stato mezzo addormentato. La mia prima reazione, come Pietro, consiste nel voler fare qualcosa, qualsiasi cosa.
È un’esperienza che non è limitata al ministero: è un’esperienza umana. È come se improvvisamente, mentre conduciamo la nostra vita quotidiana, Dio si mostrasse in un bagliore radiante, come quando incontriamo di nuovo una persona, come quando le onde si infrangono sugli scogli, come quando qualcuno ci fa sentire parte del gruppo, o come l’Eucarestia. È un’esperienza che ci porta in cima a un monte, dove qualcuno ci invita alla piena rivelazione della sua gloria, come quando una persona cara fa coming out con noi. È un’esperienza sacra quando qualcuno ci invita alla sua sofferenza, una sofferenza pienamente provata, come quando piangiamo la perdita di una persona cara con la sua famiglia e gli amici. La Trasfigurazione con le sue macchine fumogene, i suoi profeti risorti, i suoi fuochi artificiali e la sua Nuvola divina irrompe e ci sconcerta.
Diciamoci la verità, non sempre accogliamo con favore tali momenti che ci spiazzano. Magari ci siamo preparati e abbiamo formulato una risposta in anticipo, che poi furbescamente dispieghiamo. Forse non siamo dei duri e, come i discepoli, rimaniamo sconcertati e lenti di comprendonio anche quando ci risvegliamo alla realtà che ci sta di fronte. Noi siamo Pietro che dice qualcosa anche quando non sa cosa sta dicendo. (Per esempio, perché quando qualcuno muore cuciniamo determinati piatti? Lo facciamo e basta.)
Ponendo in contrasto l’essere addormentati con l’essere svegli, l’evangelista Luca ci fa capire come la fede possa diminuire o aumentare. Il problema dei momenti che ho descritto sopra è che non possiamo essere sempre svegli, sempre vivi nella pienezza della fede, sempre pronti a rispondere. Non siamo altro che pienamente umani. Mettiamo in discussione, dubitiamo. Dimentichiamo e abbiamo false priorità. Voltiamo la schiena e rifiutiamo.
Ma possiamo modificare la nostra risposta a questi momenti di Trasfigurazione che accadono nella nostra vita. Possiamo essere svegli più spesso e la Quaresima è il periodo ideale per tale conversione.
La scorsa settimana è morta una mia mentore. Diceva spesso di praticare il “ministero del cuore aperto”. Praticare la presenza e la consapevolezza della realtà e l’apertura agli altri ci permetterà di essere meglio preparati. Porre in primo piano l’”essere” invece del “fare” ci permetterà di essere semplicemente presenti se qualcuno dovesse avvilupparci nella nuvola di Dio con lui o lei. Non dovremo fare qualcosa solo per paura o abitudine. Vivere ogni aspetto della nostra vita come una preghiera a Dio, pregare senza sosta seguendo l’esortazione di san Paolo ci aiuterà a rimanere svegli più a lungo e quindi a essere migliori discepoli di Cristo.
Lavorare per la giustizia LGBTQI nella Chiesa è, sotto molti punti di vista, un ministero che consiste nel risvegliare i cattolici alla gloria e alla sofferenza della Trasfigurazione delle comunità LGBTQI. La gloriosa varietà divina di sessualità e generi diviene sempre più evidente man mano che più persone si sentono al sicuro e in grado di vivere apertamente e portare frutti di amore secondo il progetto di Dio. Questo straordinario sviluppo sta avvenendo grazie ai vostri sforzi per la giustizia e l’uguaglianza. Il Popolo di Dio vede la diversità sempre più chiaramente come grazia e dono per la nostra Chiesa e il nostro mondo.
Mentre viaggiamo verso la Croce, possiamo essere più svegli. Attraverso il nostro risveglio, possiamo ugualmente risvegliare la nostra Chiesa istituzionale ai popoli e alle realtà della creazione di Dio non ancora apprezzati!
* Nelle domeniche di Quaresima Bondings 2.0 vi offre riflessioni bibliche scritte dai membri dello staff di New Ways Ministry. Le letture liturgiche per la seconda domenica di Quaresima sono: Genesi 15:5-12, 17-18; Filippesi 3:17-4:1; e Luca 9:28b-36.
Testo originale: Waking Ourselves and Waking Our Church to God’s Transfigured Radiance