Come suora lesbica cosa ho imparato nel mio viaggio “fuori dal silenzio”
Testo tratto dal libretto Out of Silence God Has Called Me; A Lesbian Religious Tells Her Story (Dal silenzio Dio mi ha chiamata. Una suora lesbica racconta la sua storia), di suor Janet Rozzano RSM, pubblicato nel 2008 dall’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry, pp. 4-6, liberamente tradotto da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro, parte seconda
Insegnamenti. Vorrei evidenziare alcuni insegnamenti che sono stati una guida durante il mio viaggio “fuori dal silenzio”. In primo luogo, ho visto che non esiste un “modo giusto” per essere una religiosa lesbica. Le persone gay e lesbiche sono diverse tra loro, come accade in ogni altro gruppo, e non possono essere ridotte agli stereotipi spesso rappresentati dai media. Anche le suore lesbiche sono tutte diverse tra loro.
Trovo sostegno e solidarietà nelle suore lesbiche che ho conosciuto, e insieme a loro celebro il dono della mia sessualità, ma mi è anche chiaro che ognuna di noi è chiamata a vivere quel dono in modo unico e personale, dato che abbiamo caratteri diversi, diverse personalità e talenti. All’inizio del mio viaggio nella mia sessualità, forse perché vivevo in una zona in cui mi sono ritrovata abbastanza sola, ho compreso che non avrei avuto a disposizione una “folla” su cui contare, anzi, dovevo recarmi da sola agli eventi e alle varie attività, dovevo decidere per conto mio, con tutte le conseguenze che ne derivavano.
Sono così giunta ad un secondo insegnamento: dovevo trovare un equilibrio tra il mio desiderio, spesso ingenuo ed irrealizzabile, di porre fine a secoli di tirannia e rendere il mondo un luogo migliore per le persone come me, e il mio bisogno di essere fedele a ciò che sono, con tutte le mie abilità, ma anche i miei limiti. Non potevo fare tutto, e dovevo agire con prudenza, pur assumendomi alcuni rischi. Non potevo agire da sola come una specie di Superwoman o Ranger Solitario.
È stato temerario uscire allo scoperto, facendosi carico dell’ostilità e dell’ignoranza degli altri, senza una solida e amorevole base di appoggio. La necessità di un continuo discernimento nella preghiera e nel dialogo con gli altri assunse una rinnovata importanza. Mentre mi sentivo libera di fare alcune cose senza consultarmi con la mia comunità, in altre occasioni mi pareva importante il loro parere su quanto intendevo fare, e chiedevo consiglio e risposte ai miei amici e capi.
In terzo luogo, ho imparato che l’integrazione della propria identità lesbica è un compito importante della vita e, come altri compiti importanti, ha i suoi tempi, la sua particolare intensità, caos e confusione. Durante questo processo di integrazione possiamo sperimentare angoscia ed incertezza, e anche esserne fonte per altri, ma contemporaneamente, ogni passo verso l’integrazione comporta maggior consapevolezza di sé, libertà e gioia.
Quarto, ho rivisto la mia lista di quelli che considero i segni di una sana integrazione in me stessa e nelle mie consorelle lesbiche. Ecco quello che ricerco:
• il senso della nostra bontà come religiose lesbiche; gioia per quello che siamo; libertà da atteggiamenti persistenti di vergogna, autolesionismo e vittimismo;
• la capacità di comunicare la nostra identità sessuale apertamente e nei modi opportuni;
• comprendere che non siamo definite unicamente dalla nostra sessualità; le nostre vite non ruotano solo intorno a questa caratteristica;
• la capacità di offrire liberamente a Dio, nella preghiera, la nostra sessualità;
• un po’ di ironia; non essere eccessivamente serie sulla nostra identità lesbica;
• sufficiente forza personale per non venire devastate dall’omofobia esistente nella Chiesa e nella società;
• una crescente volontà di dare aiuto ad altre persone gay e lesbiche, e di affrontare l’omofobia in termini formali o informali.
Un altro principio guida, forse quello più importante, è stato la grazia di considerare l’orientamento sessuale un dono di Dio. Uso deliberatamente la parola “grazia”. Parecchi anni fa, quando stavo cominciando a occuparmi di questo argomento, ancora piena di timori e dubbi, chiesi a Dio, un po’ scettica, ma piena di speranze, di darmi un segno per aiutarmi a comprendere se ero sulla strada giusta.
Quando aprii le Scritture al Vangelo del giorno, trovai le parole di Gesù ai suoi discepoli: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo 10:8). Da vent’anni a questa parte, sebbene il mio coinvolgimento con le persone gay e lesbiche sia aumentato o diminuito nel tempo, quel senso del mio orientamento sessuale come grazia e dono da condividere è rimasto costante negli anni, motivando e dando radici al mio ministero.
Testo originale (PDF): Out of Silence God Has Called Me. A Lesbian Religious Tells Her Story
> Brani tratti da “Out of Silence. Una suora lesbica racconta la sua storia”