Come venire a patti con la delusione spirituale
Riflessioni pubblicate sul sito queertheology (USA), liberamente tradote da Silvia Lanzi
È successo molte più volte di quanto possa contarle. Un giorno, quando ho disperatamente bisogno di sentirmi connesso al divino, di sentire una parola da Dio, di sentirmi connesso al mistero, mi trascino fuori dal letto, indosso qualcosa che somiglia ad un vestito passabile. Con speranza e paura vado in una chiesa, mi metto in fila su una panca. Il mio bisogno mi rende nervoso, ma anche coraggioso. Un coraggio disperato, ma ugualmente coraggio.
Siedo e aspetto. E inevitabilmente mi scoraggio. Un predicatore tiene un sermone spento, privo di vita (o anche, ed è peggio, offensivo). Le persone della congregazione sono troppo scostanti. Semba che tutti ascoltino in modo meccanico. Esco in strada sentendomi peggio di come sono entrato. Chiedendomi, ancora una volta, perche mi sento così spesso lontano da Dio.
Negli anni ho sentito molta gente domandarsi come venire a patti con la delusione spirituale. La domanda viene da quelli che sono stati cacciati dalle lori chiese, da quelli che non sono riusciti a trovare vicino a sé una chiesa che li accogliesse, da quelli che, pur essendo rimasti nella loro chiesa, sentono che spesso i loro bisogno non presi in considerazione.
Disperano di sentire il Vangelo, la buona novella, che dovrebbe andare loro incontro là dove sono e dare un po’ di speranza per andare avanti e troppo spesso lasciano il servizio religioso sentendosi vuoti e soli. Il desiderio di sentirsi uniti al sacro non è un desiderio egoista. Direi invece che è un bisogno primario: il desiderio di essere connessi al mistero della vita, all’universo e a tutta l’umanità. Molti di noi cercano queste cose nelle chiese o in un altro tipo di comunità religiose. Ma cosa succede quando ci sentiamo costantemente delusi spiritualmente? Cosa succede quando la messa ci lascia freddi, o peggio, quando ci lascia feriti? Cosa possiamo fare?
Durante gli anni sono saltato da una tradizione all’altra. Ho smontato la mia fede e l’ho ricostruita di nuovo. Ho passato momenti di deserto e altri di esaltazione spirituale. Conosco bene la delusione. Non ho una soluzione a prova di bomba, ma il mio pensiero principale è questo: Dovete imparare a nutrirvi.
Avete imparato a soddisfare i vostri bisogni spirituali fuori da comunità ben definite. Dovete trovare il modo di imparare quello che avete bisogno di sapere, di connettervi al sacro, di avere rituali che vi nutrono, al di là della Chiesa.
Fa schifo e non è giusto. Non è giusto che noi, persone emarginate, dobbiamo anche fare uno sforzo tremento per mantenere intatta la nostra fede. Vorrei avere un’altra risposta per voi, ma non ce l’ho. La verità è che, in un mondo dove sei emarginato, devi cavartela da solo. Nessuno lo farà per te e il solo modo per impedire alla tua fede di crollare completamente o di ristagnare al punto in cui è adesso è darti una mossa.
Come fare? Cerca dei libri che alimentino la tua fede e la facciano crescere. Ritagliati degli spazi di preghiera nel vostro tran-tran quotidiano. Cerca qualcuno con cui incontrati (sia online sia di persona). Ascolta musica che parli alla tua anima e la elevi. Prova diverse comunità e non fermarti finché non ne trova una che faccia al caso tuo. Fai volontariato, cose carine per i tuoi vicini o donazioni in denaro. Devi lavorare sulla tua fede e cercare dei modi per farla crescere.
In un mondo ideale dovremmo essere in grado di entrare in qualunque chiesa, in qualunque fine settimana per essere nutriti spiritalmente. Dovremmo poter sentire la parola di Dio e sentirci uniti al divino. Ma finché non sarà così, dobbiamo darci da fare. È il solo modo per non lasciarsi logorare dalla delusione spirituale.
È dura, ma ne vale la pena.
Testo originale: How to deal with spiritual disappointment