Conduco a termine la mia corsa (Atti 20,17-27)
Riflessioni di Giacomo Tessaro*
Sappiamo bene cosa sta accadendo a centinaia di migliaia di cristiani nel mondo, sappiamo sotto quale cappa di paura devono vivere; non è difficile trovare le notizie che li riguardano, basta cercarle. Nemmeno i primi cristiani avevano la vita facile, Paolo ne sapeva qualcosa: non solo doveva affrontare l’ostilità di giudei e pagani, anche all’interno delle comunità cristiane c’erano liti e disaccordi molto profondi. Noi non rischiamo di essere messi in carcere per la nostra fede, come successe a Paolo, e il rischio di subire un attentato diretto proprio a noi è assai remoto. Ma se prendiamo sul serio la nostra fede, non potranno mancarci catene e tribolazioni: un cristiano è per definizione uno che contesta il mondo, che non lo accetta così com’è: è stato Gesù a dare l’esempio. Chi si fa carico dell’annuncio e dell’interpretazione della volontà di Dio non troverà però solo l’ostilità del mondo pagano: dovrà affrontare anche le divisioni interne alla Chiesa. Ma se il nostro annuncio sarà prima di tutto una testimonianza della nostra conversione a Dio e della nostra fede in Gesù, con l’aiuto dello Spirito ritroveremo l’unità con le sorelle e i fratelli.
Dagli Atti degli Apostoli (At 20,17-27)
In quei giorni, da Milèto Paolo mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa.
Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.
Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.
E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio».
* Giacomo Tessaro, nato nel 1980, ha cominciato a frequentare la Chiesa Valdese e Metodista nel 2008, dopo molti anni di adesione all’ateismo materialista e dopo una conversione alla fede in Dio maturata nelle sue letture di carattere religioso e filosofico. Sin dagli inizi della sua frequentazione protestante è stato incaricato della predicazione nella sua piccola comunità metodista di Vintebbio, in provincia di Vercelli, per la quale svolge anche compiti di cura pastorale. Ha la passione della scrittura e della traduzione e svolge l’attività di traduttore per il mensile Évangile et Liberté dal 2010, oltre che per il Progetto Gionata – Fede e omosessualità.