Il mare dentro. Confrontarsi sulla varianza di genere con i ragazzi del carcere minorile di Bari
Testimonianza di Ilaria Sparacino, socia de La tenda di Gionata
Mi chiamo Ilaria Sparacimino e insegno da cinque anni nelle due carceri baresi. Negli ultimi due mesi è stato avviato un percorso sulle diversità all’Istituto di Pena per Minori “N. Fornelli”, unico carcere minorile dell’intera Puglia, fortemente voluto dal direttore Nicola Petruzzelli e dagli educatori.
Tra gli argomenti prescelti è stato inserito il tema dell’identità di genere in funzione dell’incontro del prossimo 30 maggio con l’autrice pugliese Alessia Nobile, che presenterà il suo libro autobiografico “La bambina invisibile” ai ragazzi dell’Istituto.
Per preparare i ragazzi a questo incontro e offrire loro un’ulteriore prospettiva sull’argomento, ho chiesto ad Antonella, mamma di un figlio transgender, di parlare della propria esperienza.
Gli istituti di pena per minori, infatti, ospitano ragazzi dai 14 ai 25 anni (se il reato è stato compiuto da minore): questa ampia forbice temporale in fatto di età implica una varietà di vissuti che includono sia la condizione di figlio che quella di genitore (alcuni sono già padri) e, per questo, la testimonianza diretta e informale di una madre li avrebbe di certo messi a proprio agio e spinti a esprimersi con serenità e rispetto della figura genitoriale.
Ecco la testimonianza di Antonella (una madre con un figlio LGBT):
Che esperienza fantastica quella di stamattina al carcere minorile!!!
Il 16 maggio sono stata invitata a parlare della varianza di genere alla luce dell’esperienza personale ed in vista della presentazione del libro-testimonianza di Alessia Nobile, “La bambina invisibile”.
Mentre per strada mi interrogavo su ciò a cui avrei dovuto dire ai ragazzi (adolescenti tra i 16/20anni) pensavo a tutte le raccomandazioni che mi avevano fatto: “stai attenta, si annoiano facilmente!”, “stai attenta, possono essere insolenti”, ecc.
Sono rimasta piacevolmente “delusa”, al contrario, perché i ragazzi si sono mostrati attenti e disponibili.
Pur con le loro resistenze e i loro preconcetti, mi hanno lasciato raccontare la mia storia, mi hanno fatto domande, hanno espresso ammirazione per le mie scelte ed il mio percorso senza mai contrapporsi ostilmente, ma cercando di capire chi avesse un modo di fare diverso dal loro.
Purtroppo, non potevo avere con me il cellulare per fare le foto ma quello che porterò con me sarà il loro sguardo attento e forse incredulo (come hai fatto?), il loro sorriso aperto, tutte le loro obiezioni che un tempo erano le mie e la gratitudine per essere stata accolta nonostante il tema fosse complicato.