Contro l’omofobia i gay africani e arabi si raccontano in rete
Articolo di Andrew Heavens tratto da Reuters.com del 18 Febbraio 2008, liberamente tradotto da Innocenzo
La cautela è cruciale: gli atti omosessuali sono illegali nella maggior parte dei paesi africani ed in Medio Oriente, con pene che vanno da diversi anni di prigione alla morte.
Ma di fronte all’ostilità e all’omofobia crescente numerosi omosessuali africani e mediorientali hanno voluto dichiarare il proprio orientamenti sessuale e raccontare in internet come vivono, cosa sperano e desiderano. Perchè non sono fantasmi, ma ci sono anche loro.
Quando Alì ha cominciato a scrivere nel suo blog che è sudanese e gay, non si è reso conto che andava ad aggiungersi a tanti altri omosessuali africani e mediorientali che, di fronte all’ostilità e all’omofobia crescente dei loro paesi, hanno voluto dichiarare il proprio orientamento sessuale online.
Così nel giro di pochi giorni al suo blog, black-gay-arab.blogspot.com, sono giunti diversi messaggi. “Continua così”, ha scritto da Dubai il blogger ‘Gay by nature’. “Sii fiero e blogga nel modo in cui sei”, scrive il kuwaitiano ‘ayboyweekly’. Sono seguiti commenti post e link quali almeno metà dei da paesi appartenenti alla Lega Araba, tra cui Egitto, Algeria, Bahrain e Marocco.
Alì, racconta di essere originario della città di Khartoum ma vive in Qatar, è finito in una piccola rete di auto-sostegno di persone che hanno aperto dei siti web sulla propria sessualità, pur mantenendo segreta la loro identità.
La cautela è cruciale: gli atti omosessuali sono illegali nella maggior parte dei paesi africani e in Medio Oriente, con pene che vanno da diversi anni di prigione alla morte.
“L’idea all’inizio era di scrivere un diario online. Volevo esrimere quello che ho in testa ed in gran parte sull’omosessualità”, ha detto Alì alla Reuters via e-mail. “A dire il vero, non mi aspettavo tante risposte”.
Nel clima attuale, i blogger affermano di aver raggiunto un grande risultato anche solo dichiarando la propria nazionalità e il loro orientamento sessuale.
“Se non avete mai sentito o visto dei gay in Sudan allora permettetemi di dirvi che ‘Voi non vivete nel mondo real”, così ha scritto Alì in un messaggio rivolto ad altri blogger sudanesi. “Sono sudanese e anche un gay fiero di se”.
I sentimenti di Alì trovano eco in un mini-manifesto sul blog “Rants and raves of a Kenyan gay man” (Deliri e farneticazioni di un gay keniota) che sentenzia: “Il gay keniota è un mito poichè potresti non incontrarne mai uno in vita tua. Comunque, io e molti altri esistiamo; solo, non apertamente. Questo blog è stato creato per consentire di conoscere i miei pensieri, che rappresento quelli di migliaia di noi che non siamo rappresentati”.
Informazioni e persecuzione
Questa forma limitata di coming out, di dichiarasi omosessuali, ha suscitato verso i vari blogger varie critiche attraverso i commenti ai loro blog o i messaggi di posta elettronica.
Alcuni dei blogger usano il loro blog in rete per condividere le gioie e i dolori della loro vita da gay: il dilemma se dichiararsi ai propri amici e genitori, i rischi di incontrarsi in noti bar gay o, secondo il blogger “…and then God created Men! ” le gioie di Sharm el-Sheikh, noto luogo di villeggiatura in Egitto .
Altri hanno trasformato i loro blog in notiziari, specializzandosi nel dare notizie sulla persecuzione degli omosessuali nella loro zona ma anche all’estero.
Il blog GayUganda ha scritto dell’arresto in Senegal di vari gay in questo mese. A gennaio, Blackgayarab ha pubblicato video di presunti abusi della polizia in Iraq su persone omosessuali.
Il keniota “Rants and Raves” ha raccontato che le persone gay sono bersagliati della violenza elettorale in Kenya, mentre il blogger Gukira ha parlato delle presunte violenze sessuali contro ragazzi nel corso degli scontri.
Afriboy ha organizzato un’asta delle sue opere d’arte erotiche per raccogliere i fondi che servano per “aiutare la mia comunità in Kenya”. C’è stato anche un vasto dibattito sulle dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad del settembre scorso sull’omosessualità nel suo paese.
Il numero totale di blogger gay nella regione è ancora relativamente piccolo, secondo i pochi siti web che monitorano la scena.
“C’è un certo numero di persone della comunità (omosessuale) che bloggano sia dall’Africa che dall’estero, ma è ancora abbastanza sporadico”, dice il blogger nigeriano Sokari Ekine, che gestisce un elenco di blog lesbici, gay, bisessuali e transgender sul proprio sito web Black Looks .
Tanti modi per incontrarsi
I gay che usano i blog cominciano a emergere nella rete. Ci sono blog che fanno da ponte nel mondo arabo tra il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti. C’è un circolo di auto-assistenza di blogger gay in Kenya e Uganda e un pugno di siti gestiti da gay nigeriani.
Poi c’è il Sud Africa, dove il riconoscimento costituzionale dei diritti degli omosessuali ha incoraggiato molti blogger a dichiararsi apertamente.
“Non preservo affatto il mio anonimato. Abbraccio la nostra costituzione, che ci dà il diritto di libertà di parola… Non c’è niente di sbagliato in quello che sto facendo”, dice Matuba Mahlatjie, del blog My Haven.
Oltre la blogosfera, le chat room su Internet e i siti comunitari sono spesso uno dei metodi più sicuri per i gay africani e arabi di incontrarsi, lontano dallo sguardo di una società ostile.
“E’ quello che facevo all’inizio, voglio dire: cercavo altri gay finché non li ho trovati”, dice Gug, l’autore del blog GayUganda.
“Oh sì, amo la Rete, e penso sia uno strumento che ha fatto uscire noi gay ugandesi e africani dai nostri villaggi e ci ha fatto capire che l’omofobia del parroco non è una opinione universale. Una vera sorpresa!”.
Articolo originale (sito esterno)