Contro l’omotransfobia cerchiamo l’amore che ci dà la forza di essere comunità nella diversità
Sermone* di Olav Fykse Tveit, già segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese e attualmente “preses” [primo fra uguali] della Chiesa Luterana di Norvegia, pronunciato durante il culto tenuto nella cattedrale di Oslo il 26 giugno 2022, la domenica subito dopo l’attacco al pub gay di Oslo (Norvegia), tradotto dal norvegese in inglese da Hilde Raastad** e liberamente tradotto da Giacomo Tessaro***
Testo biblico da cui partire: 1 Corinzi 13, inno all’amore
Molti non vedevano l’ora che arrivasse questo weekend: un’altra grande e colorata celebrazione dell’amore, quell’amore che noi, come esseri umani, abbiamo la capacità, la volontà e il desiderio di dimostrare agli altri.
Invece, l’atto malvagio e brutale di una sola persona ci ha fatti ritrovare qui, a un culto funebre. Qui a Oslo, qui, durante un periodo di amore e gioia vitale, durante la notte estiva del Nord, che raramente è buia, l’arcobaleno è diventato nero, come si è espressa efficacemente la Ministra per l’uguaglianza e la Cultura Anette Trettbergstuen [che è lesbica].
Ma i proiettili non possono uccidere l’amore. I proiettili possono fare seri danni, e possono uccidere una persona; possono creare angoscia, ansia, paura, che aprono ferite nel corpo e nell’anima.
Lo avevamo già visto, scioccati e increduli, e ora lo abbiamo visto di nuovo. Quando un attacco terroristico ci fa ritrovare qui in cattedrale, esso riapre le ferite di molti [si riferisce probabilmente alla sparatoria avvenuta sull’isola di Utøya il 22 luglio 2011].
Ma l’amore non avrà mai fine, ed è nostro dovere dimostrare che questo è vero, assolutamente vero.
Possiamo essere noi stessi, e saremo noi stessi, così come siamo, e ameremo così come siamo. Possiamo creare vita e amore, e lo faremo, e faremo crescere e sviluppare la fiducia e la sicurezza. Possiamo condividere atti d’amore ricevuti e ricambiati con nuovi atti d’amore, e lo faremo, perché l’amore è tra noi, è qualcosa di condiviso, che non si smette mai di riconoscere. Insieme. Ecco perché avvertiamo così fortemente la perdita di qualcuno che amiamo, e anche la perdita della gioia e del piacere dell’amore che vorremmo ci unisse.
Oggi siamo riuniti in lutto. Il lutto può esprimersi in molti modi: rabbia, paura, labbra che tremano, occhi pieni di lacrime. Ma il lutto che si esprime con le lacrime o la ribellione, esprime anche amore. Talvolta, come succede oggi, è una potente espressione d’amore.
Perché l’amore non avrà mai fine: è una verità che va espressa con forza dopo quello che è successo. Dobbiamo dimostrare che questa frase dice come dovrebbe essere il mondo, come deve essere. Oggi vediamo chiaramente che il mondo ne ha bisogno. Avremmo già dovuto capirlo, e ora siamo costretti a capirlo. Le forze che non vogliono che questa verità emerga sono potenti, e ammetto che possano spaventarci.
All’amore non abbiamo sempre dato lo spazio che avrebbe dovuto avere, e la Chiesa non sempre è stata limpida su questo, come avrebbe dovuto essere. Vediamo, con dolore e vergogna, quante ferite e danni hanno causato alle persone queer i comportamenti e le parole della Chiesa. Quest’anno [in Norvegia] commemoriamo i cinquant’anni dall’abolizione della legge che proibiva i rapporti sessuali tra uomini. Sappiamo bene quanto i nostri vescovi, negli anni ‘50 [e anche dopo, ne sono sicura], manovrarono perché questo non accadesse [i vescovi affermarono che l’omosessualità era “un pericolo di dimensioni mondiali”].
Vediamo anche che possiamo imparare, magari con qualche resistenza, che la diversità è una ricchezza. Molte persone queer hanno una volontà e una capacità di esprimere amore superiori a quelle di molte persone etero.
Esistono delle forze che, per varie motivazioni, cercano di istigare l’odio e la violenza contro i nostri simili queer, e sappiamo bene che questo può accadere anche in nome delle religioni, ma ciò che è accaduto quella notte è responsabilità di una sola persona, e non è colpa di tutti i musulmani.
Siamo scioccati del fatto che un patriarca russo possa usare la lotta contro il Pride e l’amore queer come motivazione di una guerra contro un Paese confinante, l’Ucraina, e il suo popolo, come se la vicenda del nazismo non ci avesse insegnato il pericolo di fare di certi gruppi dei capri espiatori. È responsabilità particolare di chiunque parli a nome di Dio far sì che l’amore e il rispetto verso ogni persona siano sempre evidenti nelle sue parole e azioni.
Quello che è successo quella notte deve farci capire quanto è pericoloso l’odio quando cresce, e quanto può minacciare la vita delle persone queer, che sono particolarmente vulnerabili. A causa dell’odio, le forze di cui parlavo prima diventano pericolose per la nostra comunità, per la nostra nazione, per la giustizia e la pace nel mondo. Ecco perché l’amore deve esprimersi nella ribellione e nella resistenza, ed è nostra convinzione che il male può essere sconfitto dall’amore.
L’amore è un dono di Dio. L’amore “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Corinzi 13:7). L’amore non è accettazione indifferente di tutto ciò che esiste, incluse l’ingiustizia, la violenza, lo stigma, la discriminazione e l’esclusione; l’amore è ciò che ci dà la forza di essere comunità nella diversità, una comunità che possa accoglierci tutti, e che perciò sia il meglio che possiamo sperare.
Il nostro Creatore ci ha donato la capacità di amare, il dono dell’amore. Cristo, nostro Liberatore, ci rende liberi di lasciarci alle spalle il male e il dolore, e di usare la nostra libertà per condividere il nostro amore con gli altri.
Lo Spirito di Dio si fa incontro a noi seguendo il vento e anche controvento, rendendoci ribelli e consapevoli che l’amore non avrà mai fine, così che possiamo essere semplicemente quelli che siamo. Insieme. In tutti i colori dell’arcobaleno.
Perciò ringraziamo e onoriamo, anche in una giornata come questa, il nostro Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, il nostro Creatore, il nostro Liberatore, Colui che ci dà la vita. Amen
* I commenti tra parentesi quadre sono di Hilde Raastad.
** La traduzione di Hilde Raastad è stata fatta a titolo personale, e non è una traduzione ufficiale.
*** Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Per approfondire> Dopo la strage di persone LGBT a Oslo “abbiamo bisogno di marciare tutti insieme!”