Coppie gay, dal Vaticano falsa apertura. Si ai diritti, no alle nozze gay
Articolo del 10 febbraio 2013 di Marco Zavagli pubblicato su estense.com
Sì ai diritti delle coppie omosessuali ma no alle nozze gay. È l’apertura fatta nei giorni scorsi dal Vaticano attraverso mons. Vincenzo Paglia, alla quale si sono accodati in seguito anche Casini a Berlusconi. Ma in realtà, per i diretti interessati, quella del neo presidente del Pontificio consiglio per la famiglia non rappresenta certo una rivoluzione. E il famoso bicchiere è difficile vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto.
“Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto. Non è proprio un bicchiere” taglia corto il ferrarese Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, che fa notare come l’arcivescovo metta “insieme due cose che non coincidono”. Da una parte, “esiste già una legislazione di uno Stato laico, che impone la tutela delle coppie di fatto, per cui diventa inutile ‘aprire’ a norme già presenti nel codice civile; dall’altra Paglia aggiunge un ripensamento della Chiesa riguardo alla comunione per i divorziati, cosa già sdoganata con la particola offerta a Berlusconi anni fa”.
Per Romani si confondono insomma “due piani che vanno distinti: la Chiesa può decidere quello che vuole sulla comunione, che è un sacramento religioso, ma non deve tentare di influenzare il diritto di famiglia, altrimenti questo atto si chiama ingerenza”. La “falsa apertura” si scopre “quando si parla non di matrimonio, ma di unioni civili. È sicuramente un passo avanti – ammette il presidente di Arcigay – rispetto alla posizione di 15 anni fa, quando vennero osteggiati i Pacs. Ma oggi i Pacs e i Dico non sono più sufficienti rispetto a quello che succede in Europa. Guardiamo alla Francia, che sta discutendo in maniera civile e seria sull’apertura al matrimonio per le coppie omosessuali”.
Intanto anche Berlusconi si dice “assolutamente d’accordo a concedere diritti civili alle coppie di fatto, anche se gay”. “Incommentabile” allarga le braccia Romani: “nella stessa frase in cui annuncia una presunta apertura democratica riesce a essere discriminatorio quando dice ‘anche se gay’”.
Ma in tempo di elezioni è la stessa Arcigay a cercare di sondare gli umori dei partiti che si potrebbero contendere il voto dei suoi iscritti. E per indirizzare gli omosessuali verso le urne sul sito nazionale è partito il sondaggio “Tempo scaduto”. Quattro quesiti a risposta telegrafica – spiega Romani –, rivolti ai candidati di qualsiasi schieramento, su altrettante questioni per noi essenziali”.
Ai candidati si chiede se si impegneranno (‘sì’ o ‘no’) a: promuovere e sostenere una proposta di legge per il riconoscimento del matrimonio egualitario per le coppie dello stesso sesso, con tutti i diritti collegati; di promuovere e sostenere l’abrogazione della legge 40 o una radicale modifica della stessa che estenda le possibilità di accesso alla fecondazione assistita alle donne single o alle coppie lesbiche; di promuovere e sostenere la modifica della legge Mancino (25 giugno 1993, n. 205) perché sia estesa anche ai reati motivati da omofobia e transfobia.; di promuovere e sostenere una modifica legislativa della legge 164/1982 che permetta il cambiamento del nome e del sesso anagrafico alle persone transessuali e transgender anche senza l’intervento chirurgico di riattribuzione del sesso”.
“Al momento – fa sapere Romani – hanno risposto all’appello Nichi Vendola e Antonio Ingroia”.