Coppie gay. L’esperienza delle donne
Riflessioni di Vivien Briante, settimanale Riforma n.29, 22 luglio 2011, pag.7
Prendo spunto per questa mia riflessione da alcune considerazioni che concludono un articolo di Fulvio Ferrario apparso su Riforma dell’8 luglio, titolato «Un confronto più sereno».
Il suo pensiero cerca di indagare le ragioni e di illustrare con chiarezza un argomento che tocca un tema molto complesso, in generale, per la sua portata, cogliendo l’occasione di un evento accaduto a Milano che riguarda la benedizione di un’unione di coppia gay.
L’esortazione di Ferrario segue una linea che è quella di auspicare un approfondimento all’interno delle comunità per una riflessione e una elaborazione reale e non sottintesa.
Sì, perché, come correttamente sottolinea Ferrario, sembra che questa questione per molti e falsi versi passi come risolta.
In realtà, pochi strumenti sono stati messi a disposizione delle comunità e le indicazioni sinodali sull’omosessualità, a mio avviso, non sono sufficienti per un confronto e una elaborazione adeguati.
Si viaggia molto sull’improvvisazione e sull’autodidattismo pastorale, e ci si affida alle sensibilità soggettive e relazionali di sorelle e di fratelli che praticano, per loro predisposizione, il senso dell’accoglimento e della tolleranza.
Credo che sull’argomento, in realtà, non esista una concreta riflessione collettiva e comunitaria nelle nostre chiese. Milano, caso trattato nell’articolo citato, segna un’esposizione coraggiosa, ragionata ed evidenzia una scelta e una elaborazione che in molte chiese non è mai avvenuta.
È vero, esistono materiali, una commissione a cui fare riferimento e il Sinodo da’ un’indicazione di contestuale discernimento laddove ci siano le condizioni e le sensibilità per approfondire il tema.
In tutto questo non c’è un’importante saldatura, cioè non compare il divenire di questo argomento, cioè una narrazione che è quella del guardarsi indietro.
Dico questo, e non è la prima volta che lo faccio in questo contesto, perché esiste una memoria storica di un patrimonio di pensiero poco conosciuto e consultato, forse anche a causa di chi l’ha vissuto e poco raccontato.
Parlo di una storia di tutto rispetto che le donne della chiesa valdese e «oltre» hanno costruito. Penso a un coordinamento donne Fgei che con pochi balbettii e in maniera coraggiosa ha gestito spazi di due centri come Agape e Adelfia, significativi per l’accoglimento di confronto sull’omosessualità e il lesbismo.
Panorama ampio di un femminile pensante che ha attraversato corpi viventi con scelte anche radicali di vita, dove si è elaborata una considerazione fondamentale: che una benedizione titolare era ed è quella che il Signore ci donava e ci dona, perché di scelte e progetti d’amore, spesso faticosamente vissuti, erano e sono in campo.
Il senso dell’amore ha avuto un grande potenziale nel pensiero femminile che forse è mancato di parola visibile, ma che esiste come passaggio storico e politico che certo non ci ha fatto vivere in bilico in un linguaggio attualmente connotato e sessuato al maschile.
Le storie che emergono sono attualmente in prevalenza maschili, sembra che le donne abbiano perso la parola.
Ma, in realtà, non è così. Prima dell’evento di Milano una coppia di donne lesbiche in Sicilia, di cui una pastora luterana, Christa Wolf, e la sua compagna, Birgit Kollhoff, hanno attraversato un varco importante con la benedizione del loro rapporto nella chiesa valdese di Trapani, con un culto luterano.
È avvenuto tutto con una certa sobrietà, tranne qualche articolo comparso.
Mi auguro che parole giuste commentino un percorso all’interno delle nostre comunità, che riescano a costruire un cambiamento reale e che si eviti di diventare prevalentemente notizia mediatica e di gossip da stampa.
Soprattutto, imparare a vivere non con disagio ma con un’umanità e vicinanza fraterna e sororica, i vissuti diversi.
Credo che una via sia quella di essere disposti anche a un conflitto costruttivo, se è necessario, ma soprattutto non rendere invisibili vite ed esistenze che con fedeltà alla propria fede sono storie reali di sorelle e fratelli in Cristo.