Cosa accade quando un gruppo Scout incontra in parrocchia i cristiani LGBT e i loro genitori
Testimonianza di Adriana e Roberto, genitori cattolici con un figlio LGBT di Mestre
Cari Amici, desideriamo condividere con voi la bellissima esperienza che abbiamo vissuto con giovani scout cattolici (dai 16 ai 19 anni) di una cittadina della diocesi di Treviso. Su loro espresso invito e con il benestare del parroco, persona coraggiosa ed aperta, abbiamo avuto due incontri: il primo solo con il gruppo scout, il secondo, a pochi giorni di distanza e sempre organizzato da loro, aperto alla comunità. Il loro desiderio – è dall’estate scorsa che ci lavorano – era quello di capire di più della tematica LGBT+ coinvolgendo, in questo loro percorso di conoscenza, anche gli adulti della parrocchia.
Nel secondo incontro, il centinaio di partecipanti (soprattutto giovani!!!) è stato suddiviso in tre gruppi ed ogni gruppo ha incontrato, in modo separato, una psicologa, una persona omosessuale e noi due genitori.
Nei due incontri abbiamo portato la nostra testimonianza di genitori cattolici, frequentanti ed impegnati nelle attività parrocchiali, che vivono l’avventura di avere un figlio omosessuale.
Abbiamo evidenziato il dramma del ragazzo, allora diciassettenne, allontanato dalla chiesa – gli è stata negata la comunione perché omosessuale – e la nostra decisione di essere vicini a nostro figlio staccandoci anche noi dalla chiesa. Abbiamo raccontato la nostra solitudine, durata almeno una quindicina di anni, perché non trovavamo persone, occasioni, istituzioni, con cui confidarci e dalle quali avere almeno un supporto morale.
Abbiamo espresso i nostri sentimenti di liberazione quando finalmente abbiamo iniziato a frequentare un gruppo AGEDO e, soprattutto, da quando abbiamo vissuto l’esperienza straordinaria della tre giorni di Sestri Levante nel maggio 2019, con il nostro coming out e la decisione di metterci la faccia per affiancare i nostri figli nella la loro battaglia per la Vita. Abbiamo preso consapevolezza che non eravamo più soli e che il nostro dolore per l’emarginazione nostra, ma soprattutto di nostro figlio, nella Chiesa e nella società, poteva essere trasformato in un’arma micidiale per scardinare l’ipocrisia e le contraddizioni di una Chiesa che si definisce accogliente e che dovrebbe essere fonte di amore, ma che proprio nel tema dell’amore ha creato preclusioni e barriere.
Abbiamo informato della creazione del gruppo TuttiFiglidiDio di genitori cattolici di ragazzi LGBT+ per evitare, con l’accoglienza e la condivisione, che altri genitori soffrano l’emarginazione che noi abbiamo vissuto.
Abbiamo parlato della rete 3VolteGenitori e de La Tenda di Gionata, importanti riferimenti nazionali per cattolici LGBT* e i loro genitori.
Sono stati momenti di straordinaria intensità e attenzione. Negli occhi dei partecipanti si leggeva il dolore e la commozione per i fatti raccontati, ma anche la consapevolezza di dover affrontare un cammino di rielaborazione delle proprie convinzioni e dei propri comportamenti nei confronti del mondo LGBT+.
Al termine delle nostre testimonianze abbiamo avuto numerosi ringraziamenti e attestati di forte vicinanza.
Abbiamo toccato con mano la foresta sana che cresce, nel silenzio, ma con determinazione. Abbiamo consolidato la nostra fiducia nelle giovani generazioni, alle quali è demandato il gravoso e straordinario compito di cambiare la Chiesa e la Società.
Abbiamo preso consapevolezza che, a fronte della ritrosia ed il rifiuto di una parte consistente del mondo cattolico, esiste un movimento, per certi versi ancora sotterraneo e non coordinato, che sta operando per una Chiesa nuova, aperta alla società e alle sue dinamiche irreversibili, ove accoglienza e amore si coniughino senza riserve ed eccezioni.
Per noi è stato veramente un dono del Signore.