Cosa accade quando una persona LGBT fa coming out in famiglia?
Riflessioni di Cinzia B. e Umberto della rete 3volteGenitori sulla discussione tenutasi nel gruppo 6 dell’incontro-Laboratorio online su “Coming… che??? L’omosessualità in famiglia” (28 febbraio 2021)
Nel nostro gruppo erano presenti 9 genitori (solo alcuni in coppia) e 3 omosessuali adulti sulla quarantina. Raccogliamo le idee scaturite dallo scambio per temi.
Coming out
Il primo coming out è quello che si fa con se stessi, cioè la presa di consapevolezza e l’accettazione del proprio orientamento sessuale.
Due delle persone Lgbt presenti non hanno fatto coming out con le famiglie di origine per motivi legati all’età e alle patologie dei genitori, nonché ad una mentalità molto chiusa degli stessi presente già anni fa, quando l’età dei genitori era inferiore.
In realtà una madre l’ha capito ma fa finta di non saperlo, quindi non ha mai elaborato questo fatto. Un’altra persona ha sofferto per un problema di outing da parte di amici convinti che il coming out sia obbligatorio, che l’ha costretta ad una situazione di scontro senza risoluzione.
In un caso il coming out è stato fatto con altri familiari volontariamente ma con risultati scoraggianti (consiglio di terapie riparative) o in seguito ad una spiacevole ingerenza che ha richiesto una sofferta confessione.
I loro racconti narrano anche di esperienze di persone di età simile che si sono trovate rifiutate dalle famiglie oppure che non hanno avuto modo di fare coming out per timore delle reazioni di genitori anziani o malati. La conseguenza è spesso un vissuto tormentato del proprio orientamento sessuale.
Comunque il coming out rappresenta sempre un incognita perché incontra la libertà dell’altro con tutte le possibilità che ne conseguono sia in termini di reazioni che di esiti finale; è comunque importante valutare i tempi ed i modi per farlo. A volte parenti anziani come i nonni hanno avuto aperture inaspettate.
I genitori ricordano il coming out dei figli, in alcuni casi avvenuto durante l’adolescenza, in altri durante la giovinezza (prima dei 30 anni): le reazioni sono state di accettazione sofferta in alcuni casi, poi di accoglienza; in molti casi subito di accoglienza, anche se per lo più ha richiesto un’elaborazione. Anche quando il cammino è stato inizialmente faticoso, si può dire che è stato fruttuoso e a suo modo bello.
Alcuni genitori hanno lamentato una solitudine iniziale accompagnata da disagio o sensi di colpa, l’incapacità o l’impossibilità di un dialogo con altre persone con la stessa esperienza e con la comunità cristiana, l’esigenza di una formazione che non si sapeva né dove attingere né come farlo; in alcuni casi le risposte ricevute erano inadeguate perché classificavano l’orientamento omo- o bisessuale come patologia. In un caso per un problema di incomprensioni ed abusi il figlio ha un rapporto così difficile con la madre da aver interrotto i rapporti senza averle apertamente rivelato il proprio orientamento affettivo e sessuale, che lei ha appreso per altre vie ed ha rimosso per qualche tempo, affrontandolo con consapevolezza solo recentemente.
Una madre ha narrato anche del doppio coming-out del* figli*, dapprima come lesbica, poi come persona in transizione da femmina a maschio e di come abbia accompagnato questa evoluzione fidandosi dell’acquisita consapevolezza del* figli*, rimandando la comprensione di tutte le motivazioni a quando sarà possibile farlo e adottando come stile unicamente la legge dell’amore e dell’affiancamento tenero del* figli* nelle sue esigenze concrete perché potesse passare dal disagio alla serenità, affrontando anche le dure terapie necessarie al processo di transizione.
Ci si è anche interrogati sul perché alcuni genitori non riescano a comunicare con i propri figli ed a chiedere aiuto alle associazioni ed anche su come è possibile, come genitori, mettersi a disposizione per un confronto con i genitori delle persone Lgbt che temono di trovarsi davanti ad un rifiuto qualora si decidessero a fare coming-out.
Cosa serve per crescere, per uscire allo scoperto e vivere alla luce
Per tutti serve innanzitutto l’incontro con altre persone che stiano vivendo in maniera serena la stessa esperienza, persone Lgbt o genitori già risolti o comunque già in cammino. A volte è stato l’incoraggiamento di altri amici Lgbt a sbloccare una situazione personale un po’ imbrigliata in paure e pregiudizi familiari e a darle una nuova svolta; a volte l’esempio ed il sostegno di altri genitori ha permesso di essere aiutati, attraverso il confronto, ad accompagnare i propri figli nella crescita ed inoltre di creare una rete locale di genitori o almeno dei rapporti di amicizia; in altre situazioni il coraggio e la determinazione di un figlio ha spronato i genitori ad uscire allo scoperto.
Si è riflettuto anche se, sulla scorta delle affermazioni di Harvey Milk, se il coming out sia un “dovere” per una persoan LGBT ma si propende piuttosto per l’espressione di un bisogno profondo. E’ vero che ad alcuni genitori il coming out può creare dei disagi, però il figlio dovrebbe essere consapevole che questo è più un problema dei genitori che suo e che sono loro a dover fare un percorso di comprensione e superamento.
Nella nostra rete di cristiani Lgbt e genitori è fondamentale non giudicare né se stessi né gli altri, non guardare a che punto si è rispetto agli altri ma camminare insieme, senza fretta, ognuno secondo il proprio passo e la propria situazione, nelle modalità che sono possibili ora ad ognuno, senza creare frustrazioni; vogliamo avere la consapevolezza che ognuno può fare un passo avanti rispetto alla sua situazione attuale ed avere la serenità che ci è data dal sapere che ci troviamo in gruppi protetti in cui le persone devono sentirsi libere.
Una mamma ha detto che in questi rapporti ha trovato la pace e la speranza; altri hanno trovato qui le risorse per dare una svolta serena alla propria vita.
Strategie comuni e alleanza genitori-figli per una nuova cultura e sensibilità nella società e nella Chiesa
I figli devono aiutare i genitori (propri o quelli degli altri) a capire il mondo Lgbt; chi ha avuto esperienze negative può mettere anche quelle a disposizione per aiutare gli altri a crescere, per evitare, se possibile che si incorra nelle stesse disavventure, incomprensioni o errori.
Si sottolinea l’importanza per i genitori della conoscenza del vissuto dei giovani Lgbt, per essere spronati ad agire dalla loro positività e dal loro entusiasmo. A volte per i genitori l’alleanza non è con i propri figli ma con altri giovani e viceversa.
Per cambiare la cultura e la società è innanzitutto cambiare il nostro sguardo e noi stessi; poi bisogna far conoscere la realtà delle persone Lgbt e delle loro famiglie perché cadano i pregiudizi.
In fondo l’uscire allo scoperto diventa anche una questione ‘politica’ perché favorisce il cambiamento della società, non solo relativamente all’accoglienza delle persone Lgbt ma anche ad altri aspetti collegati ad una visione fortemente patriarcale come la discriminazione delle donne e gli atteggiamenti violenti nei loro confronti.
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