Cosa devono sapere i genitori con figli omosessuali?
Testo tratto da ‘Can We Understand?’, guida dell’Associazione Parenti, Famiglie e Amici di lesbiche e gay di New York (Stati Uniti), 1995-1998, liberamente tradotto da Franco Morelli
Praticamente è uno shock per i genitori, quando vengono a sapere che il proprio figlio o la propria figlia è omosessuale. Che tu sia una madre o un padre, che tu abbia un figlio o una figlia, che tu abbia già sospettato da tempo qualcosa o che questa sia stata del tutto una sorpresa, il rendersene conto può costituire certamente uno shock.
I sentimenti che li agitano sono molto forti e confusi. All’inizio può darsi che non riusciate quasi ad esprimervi a questo proposito, senza avere le lacrime agli occhi o senza provare rabbia. Ogni famiglia è un caso a parte e ogni caso è unico: un genitore può esserlo venuto a sapere per caso, un altro può esserselo sentito dire in faccia, un altro ancora può avere ricevuto una telefonata o una lettera.
Il figlio o la figlia può essere adolescente o adulto, può essersi accettato o può essere disorientato a motivo della propria situazione. Può darsi che i genitori siano disposti ad ascoltare o che reagiscano con un rifiuto. Tutti comunque sono presi dalla preoccupazione e da un interrogativo fondamentale.
PRIME REAZIONI
Perché ce lo ha detto?
Molti genitori pensano che sarebbero più contenti di non saperlo. Essi devono rendersi conto tuttavia che, se non lo avessero saputo, non avrebbero conosciuto davvero il figlio o la figlio. Una buona parte della sua vita sarebbe stato un segreto per loro, che non avrebbero mai potuto conoscerlo nella sua totalità.
Il fatto che lo abbia detto loro è indice del suo amore e del suo bisogno di protezione e di comprensione. Del resto, chi dovrebbe saperlo se non voi? A nessun altro gruppo minoritario si richiede di nascondere ai propri genitori la cosa che li rende “differenti”!
Perché ci ha fatto questo?
Molti genitori provano un amaro risentimento nei confronti dell’omosessualità del proprio figlio o della propria figlia. Questo sentimento si basa sul concetto falso che l’essere omosessuali sia frutto di una scelta, che si tratta di una decisione cosciente e che forse sia stata presa addirittura per ferirli.
Di fatto gli omosessuali non lo scelgono il proprio orientamento sessuale. Sono semplicemente così: l’omosessualità è la loro autentica natura. L’unica alternativa della maggioranza dei gay e delle lesbiche è quella di essere sinceri sulla propria natura o di nasconderla.
Nasconderla comporta un impegno tremendo. Significa vivere una menzogna giorno dopo giorno. Quale genitore potrebbe desiderare che il proprio figlio debba vivere in questo modo?
Cosa abbiamo fatto di sbagliato?
La maggior parte dei genitori si sentono colpevoli, appena lo vengono a sapere. La psicologia e la psichiatria ci hanno ripetuto per anni che le caratteristiche psichiche di un figlio o di una figlia sono da attribuire ai genitori.
Di fatto nessun genitore può tanto nei confronti del proprio figlio o della propria figlia. Gli omosessuali si trovano in ogni tipo di famiglia, con le situazioni più diverse.
Fino ad ora nessuno è in grado di dire quale sia la “causa” di qualunque tipo di sessualità, ma si accetta largamente l’idea che l’orientamento sessuale di un bambino o di una bambina venga già determinata in tenera età o alla nascita.
PREOCCUPAZIONI DEI GENITORI PER I FIGLI
Sarà oggetto di rifiuto da parte della società, avrà dei problemi per ottenere e mantenere un impiego o potrà addirittura essere oggetto di aggressioni fisiche?
Dobbiamo rispondere di sì purtroppo, queste cose sono possibili. Questo dipende dal luogo dove decide di vivere, dal tipo di lavoro che desidera praticare e dal modo nel quale decida di comportarsi.
Tuttavia ci risulta che l’atteggiamento verso gli omosessuali sia andato migliorando e sia di maggiore accettazione in molti luoghi. Inoltre sono sempre più in crescita i gruppi – compreso quello di Genitori con figli omosessuali (ndr in Italia riuniti nell’AGEDO) – che stanno lavorando per questi cambiamenti e che sono pronti a dare una mano a coloro che si trovano in momenti di particolare difficoltà.
Rimarrà solo/a da vecchio/a se non ha una famiglia propria?
Forse sì, ma dobbiamo pensare che questo capita molto spesso anche a tutti noi. Il consorte che muore, i matrimoni che si sciolgono, i figli che spesso vivono lontano e le molte coppie giovani che non hanno figli.
Molti di noi spesso devono adattarsi alla solitudine della nostra vecchiaia. Bisogna anche dire che molte lesbiche e molti gay allacciano relazioni durature e che la comunità gay offre un caloroso appoggio ai suoi membri.
Quanto più li aiutiamo ad uscire dal proprio guscio, ovvero a far loro riconoscere il proprio orientamento sessuale e a farlo accettare dagli altri, tanti più saranno gli omosessuali che avranno l’opportunità di vivere tutta la loro vita come fossero parte di una comunità.
Le lesbiche e i gay hanno un concetto di famiglia che non si limita ai propri consanguinei, ma che si estende anche a quelli che sono compagni per molti anni o di una vita intera. Negli Stati Uniti esiste un’organizzazione per omosessuali di età avanzata.
Dobbiamo mandare nostro figlio o nostra figlia da uno psichiatra perché lo possa “curare”?
Attualmente è stato riconosciuto dalla comunità psichiatrica che l’omosessualità non è, come prima si pensava, una malattia che possa essere curata. Nel dicembre del 1973 l’Associazione Psichiatrica Americana (negli Stati Uniti) ha dichiarato che l’omosessualità non è in sé un disordine mentale o una malattia.
L’Associazione Psicologica Americana ha assunto come posizione ufficiale che non sarebbe morale cercare di cambiare l’orientamento sessuale di un omosessuale.
Tuttavia molte persone omosessuali sono così imbevute dei pregiudizi della nostra società da non riuscire ad accettare come normale il proprio orientamento sessuale.
In questi casi spesso sarebbe utile ricorrere all’aiuto psichiatrico o psicologico con il proposito di potersi accettare per quello che siamo. Bisogna stare molto attenti tuttavia nella scelta dello psicoterapeuta, perché anche questi potrebbe essere imbevuto degli stessi pregiudizi.
LE DOMANDE CHE SI PONGONO I GENITORI
Dobbiamo dirlo alla famiglia?
I genitori che hanno ancora difficoltà nell’accettare l’omosessualità dei propri figli spesso si preoccupano del fatto che gli altri lo vengano a sapere. Come possono rispondere alle domande che i familiari rivolgono loro con frequenza: “E’ fidanzato?”, “Quando si sposa?”?
In situazioni come queste consigliamo prima di tutto che non devono confidarlo a nessuno, a meno che non ci sia il consenso del proprio figlio o della propria figlia. Si tratta della vita di lui/lei e solo lui o lei ha il diritto di decidere chi deve saperlo e chi no.
Inoltre non va detto a nessuno, almeno fino a quando non si sia raggiunto il punto nel quale non si è più sulle difensive, relativamente alla questione. Occorre tempo per imparare ad accettare il proprio figlio o la propria figlia; altrimenti, se il proprio atteggiamento non è positivo, trasmetterà la propria infelicità e i propri dubbi agli altri.
Quando il genitore si sentirà pronto gli risulterà più facile discuterlo con una persona per volta.
Cosa dirà la gente?
Si tratta di una preoccupazione molto concreta nelle famiglie che vivono in piccole centri, dove la vita sociale dipende dall’accettazione della gente che ci circonda. La risposta a questa domanda è molto simile a quella precedente.
Quando il genitore sarà sicuro dei propri sentimenti e correttamente informato sull’argomento, allora potrà parlare agli altri a proposito dell’orientazione sessuale del figlio o della figlia e potrà aiutarli a capire che il pregiudizio contro l’omosessualità è basato sulla paura e l’ignoranza.
COME POSSIAMO CERCARE DI FARE PER AFFRONTARE QUESTA SITUAZIONE?
Forse il modo migliore di rispondere a questa domanda è quello di ascoltare altri genitori che parlano di se stessi.
Storia di una madre
Abbiamo tre figli, due dei quali sono omosessuali. Quando il maggiore aveva diciotto anni, ci disse che era gay. La risposta di mio marito fu semplice: “Sei sicuro?”. Da parte mia provai un forte sentimento di colpa e di sconfitta, mentre mi domandavo in cosa avessimo sbagliato. Siamo sempre stata una famiglia unita e affettuosa ed ebbi paura che il nostro rapporto con il figlio maggiore potesse soffrire a causa della sua omosessualità.
Mi preoccupavo, come mio marito, soprattutto per la sua felicità e per la sua vita futura. Presto mi resi conto che nostro figlio era lo stesso di sempre e capii che in conseguenza alla sua sincerità ora lo conoscevo meglio; La comprensione di tutto ciò arrivò più tardi, dopo che nostro figlio ci aveva fatto conoscere il gruppo dei “Genitori di Gay”.
Non mi sentii più sola, nuove finestre di comprensione mi si aprirono, mentre facevo domande, mentre ascoltavo, leggevo. Fu una tappa difficile ma positiva nella mia vita e che richiese tempo e pazienza. Sono felice di poter dire che oggi la nostra famiglia è unita come sempre, ma che i nostri rapporti sono più sinceri e aperti di prima.
Storia di un padre
Cosa provai, quando seppi che mia figlia era lesbica? E’ difficile da dire. Fu un miscuglio di sentimenti. Il primo era il pensiero che la vita sarebbe stata difficile per lei. Lei è diversa e pertanto subirà le conseguenze della sua diversità: sospetto, paura, rifiuto ad opera del cosiddetto “mondo normale”. Porterà un’etichetta: “pericolosa e contagiosa, non avvicinatevi, state attenti”. Questo mi rattristò all’inizio, poi mi irritò e infine sentii il bisogno di proteggerla.
Come avrei potuto aiutare mia figlia? Decisi di informarmi meglio a proposito dell’omosessualità. Perché capita? Si può curarla? In seguito mi resi conto che la prima domanda fino ad oggi non ha ancora una risposta e che la seconda è illogica, dal momento che non si tratta di un’infermità. Ho letto molto e questo mi ha confuso un po’ le idee.
Le opinioni espresse dai vari autori, in qualche caso differivano drasticamente, erano basate sulle loro esperienze e su quanto stavano cercando di dimostrare. Fu mia figlia che indirizzò me e mia moglie al gruppo “Genitori di Gay”. Lì mi resi conto di non essere solo. Gli stessi sentimenti di colpa, di incomprensione e di tristezza erano condivisi con molte persone. Tuttavia c’era un sentimento che io non condivid3evo.
Molti erano irritati con il figlio o la figlia per il fatto che erano omosessuali, dal momento che questo aveva prodotto in loro un senso di vergogna. Dal momento nel quale nostra figlia ci ha detto di essere lesbica, mia moglie ed io abbiamo cominciato ad imparare qualcosa di più in merito all’orientamento sessuale e ci siamo sentiti molto più legati a nostra figlia.
Prima di allora c’erano stati dei momenti nei quali lei ci sembrava lontana, infelice e perfino poco paziente con noi. Tutto questo è cambiato completamente.
Potrei continuare con molti altri dettagli, ma credo che quello che ha detto mia figlia riassuma tutto: “Papà, non sono mai stata così felice e serena come ora, perchè voi lo sapete e lo capite”.
Abbiamo accettato la situazione, ma a cosa serve la sua ostentazione?
Molte volte anche i genitori che hanno accettato l’omosessualità del proprio figlio o della propria figlia si lamentano quando l’omosessualità viene ostentata. Si sentono a disagio e si irritano nel vedere dimostrazioni di attrazioni sessuali in pubblico fra persone dello stesso sesso.
Possiamo affermare che questo è normale dal momento che siamo tutti stati educati nella stessa maniera, in merito a quello che ci è stato insegnato sopra il sesso in generale e particolarmente riguardo l’omosessualità.
Considerando che questo è senz’altro comprensibile, dobbiamo vederlo come un problema nostro e non come il problema degli omosessuali. Se gli eterosessuali possono dimostrare il loro affetto apertamente in pubblico, non c’è una ragione logica per la quale non possano farlo anche gli omosessuali. Se pensiamo che il comportamento sessuale deve essere qualcosa di privato, allora dobbiamo farlo con tutti.
DOMANDE PIU’ GENERALI
L’omosessualità è un peccato?
Questa è una delle domande più difficili per le persone religiose. Molte religioni ci insegnano che l’omosessualità viene condannata. Anche se in nessun luogo della Bibbia si fa menzione di coloro la cui vera natura sia omosessuale. Né i Dieci Comandamenti né il Vangelo fanno menzione dell’omosessualità.
Gli studiosi della Bibbia ci dicono che le proibizioni frequentemente citate – fuori contesto – nel Levitino 18:22 e 20:13 e nella Lettera di San Paolo ai Romani 1:26’27, si riferiscono alla prostituzione maschile nei templi: pratiche sessuali per eterosessuali.
Vogliamo ascoltare la voce di sacerdoti, ministri e rabbini che hanno studiato la questione ed hanno ottenuto altrettante risposte.
Cattolicesimo:
Date nell’uomo condizioni diverse, accade che alcuni atti sono considerati virtuosi per alcuni, molto appropriati ed adeguati per loro, mentre questi stessi atti sono immorali ed impropri per altri. (Tommaso Equino, Summa Teologica)
L’omosessualità non ha proprio nulla a che vedere con il peccato, la malattia o la non-realizzazione. E’ un modo diverso di soddisfare al piano di Dio… Si pensa che il peccato a causa del quale Dio distrusse Sodomia fosse l’omosessualità. Si tratta di un mito.
Io ho scoperto con la mia ricerca che non si tratta della verità. Il peccato di Sodomia e Gomorra fu quello della inospitalità nei confronti del forestiero… In Matteo, Gesù dice ai suoi discepoli:”Andate e predicate il Vangelo e, se arrivate in un paese e non vi accolgono, se sono inospitali, scuotete la polvere dai vostri sandali e per questa gente sarà peggio di quello che avvenne a Sodomia…” I quatto Vangeli non dicono nulla circa il tema dell’omosessualità. (John J. Mitchell, S.J. in un’intervista con Charles Ortleb nella rivista Christopher Street, ott 1976)
Protestantesimo:
Penso che l’omosessualità sia un peccato? L’omosessualità, come l’eterosessualità, non è né una virtù né una conquista. L’orientamento omosessuale è un misterioso dono della Grazia di Dio, trasmesso attraverso una connessione estremamente complessa di fattori chimici, biologici, cromosomatici, ormonali, ambientali e di sviluppo che si trovano del tutto fuori dal controllo dei miei amici omosessuali. La loro omosessualità è un dono, non è né una virtù né un peccato.
Quello che essi fanno con la loro omosessualità è, senza dubbio, loro responsabilità personale, morale e spirituale.
Il loro comportamento, in quanto omosessuali, può essere peccaminoso, brutale, allusivo, egoista, promiscuo, superficiale. D’altra parte il loro comportamento, in quanto omosessuali, può essere bello, pieno di tenerezza e di leale considerazione, disinteressato e profondo. Con questa interpretazione del mistero che deve essere attribuita ad entrambe gli orientamenti (eterosessuale e omosessuale) è chiaro che io non credo che l’omosessualità sia un peccato.(Vescovo Emerito Melvin E.Wheatley, Jr. Metodista 11/20/81)
Ebraismo:
Prima di tutto il giudaismo ha sempre enfatizzato l’importanza e la santità dell’individuo. Gli antichi rabbini paragonavano ogni vita umana al mondo intero.
Perché Dio ha creato ogni essere umano differente, senza coniarci come tante monete?” si domandavano i rabbini. “Per farci vedere che ogni persona è unica” risposero quelli. Il giudaismo ha sempre celebrato la vita umana e sempre ha considerato la libertà come il veicolo attraverso il quale ogni individuo unico può sviluppare il proprio potenziale.
E’ per questa ragione, considerando che noi Ebrei abbiamo imparato direttamente quanto soffocante e distruttiva sia l’oppressione, che il movimento di Riforma Ebraica in tutte le sue sfumature ha fatto una richiesta affinché si proponga una legge per i diritti dei Gay.
Anche se non tutti i rami del Giudaismo si trovino d’accordo, il Giudaismo liberale riconosce che la censura religiosa contro l’omosessualità sia stato un prodotto del suo tempo, prima che la scienza moderna e la psichiatria ci conducessero ad una nuova concezione della natura umana.
Noi Ebrei abbiamo accolto le ultime conoscenze nel nostro Giudaismo, adattabilità che ci ha consentito di sopravvivere, per la quale molte proibizioni della Bibbia vengono sorpassate.
I pensatori ebrei di oggi, come tutti gli altri pensatori, si rifiuteranno di derivare regole omofobiche da tutte quelle leggi che sono state dimenticate da così tanto tempo. Dopotutto anche il più ortodosso non lapiderà certo i bambini disobbedienti finio ad ammazzarli, né i Cristiani fondamentalisti ci chiedono di seguire i rituali KOSHER, dal momento che questi sono solo due delle regole che si trovano nella Bibbia. Se noi Ebrei, che siamo sempre stati vittime per il fatto di essere diversi, non arriviamo ad accettare, chi lo farà allora, in nome di Dio? (rabbino Charles L. Lippman, 1985)
E’ innaturale l’omosessualità?
L’omosessualità non è innaturale, dal momento che esiste in natura. E’ tanto naturale per una persona essere eterosessuale quanto per un’altra essere omosessuale. Non lo sappiamo perché le persone sono omosessuali, ma sappiamo che ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno omosessuali.
Si stima che il 10% della popolazione dell’USA e del resto del mondo sia lesbica o gay, almeno una persona ogni quattro famiglie. Per loro l’omosessualità è la loro vera natura. Chiedere loro che si comportino in un altro modo sarebbe come chiedere loro di comportarsi innaturalmente.
A proposito di AIDS?
L’AIDS non è una malattia gay. Le lesbiche per esempio si trovano in uno dei gruppi a minor rischio nella nostra società. E’ un’infermità trasmessa sessualmente, che può essere trasmessa anche per mezzo di aghi o siringhe non sterilizzate. In Africa la malattia ha contagiato in prevalenza eterosessuali, negli USA per ragioni sconosciute si propagò inizialmente fra gli omosessuali maschi.
Studi recenti hanno dimostrato che attualmente si sta propagando anche fra gli eterosessuali. L’infezione si diffonde fra i drogati negli USA attraverso siringhe e aghi non sterilizzati; e nei Paesi del Terzo Mondo questo accade in seguito alla non adeguata sterilizzazione durante le visite mediche.
L’AIDS non è nulla di cui provare vergogna
Non è necessariamente il risultato per aver condotto una vita promiscua e il fatto che qualcuno che sia stato infettato non rivela nulla sulle particolarità di questa persona.
L’AIDS è difficile da acquisire
Non c’è nulla che indichi in che modo venga trasmesso l’AIDS, se non quelli che abbiamo indicato. Pertanto non c’è ragione alcuna di evitare i contatti con i membri della propria famiglia affetti da AIDS. Infine il modo nel quale un padre o una madre si confrontino con l’AIDS deve dipendere dalle persone che ne sono affette.
Alcuni lo vorranno dire a tutti, altri vorranno tenere la notizia in privato. Alcuni vorranno stare vicino ai genitori, altri no, e alcuni vorranno parlare con loro sull’argomento, mentre altri vorranno evitarlo. Tuttavia tengano presente che tutte le persone affette da AIDS hanno bisogno di amore e di cure. Mostrare il nostro sostegno e il nostro affetto è più importante che mai.
CONCLUSIONE
Accettare l’omosessualità del proprio figlio o della propria figlia e informare se stessi sul tema richiede del tempo. Spesso i figli e le figlie si aspettano di essere compresi subito dai genitori, ma per molti di loro non è possibile. Non siate impazienti. Non importa quanto tempo ci vorrà.
Se veramente si vuole conoscere e comprendere, lo si riusciràa fare.
Testo originale: ¿Podemos entender?