Cosa dice davvero il Catechismo cattolico sull’omosessualità?
Articolo di padre James Martin SJ* pubblicato sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti) il 6 aprile 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Da quando è stato pubblicato il mio libro Un ponte da costruire, che tratta della cura pastorale rivolta alle persone LGBT cattoliche, mi sono state rivolte molte domande nelle parrocchie, durante i ritiri spirituali, nelle scuole, nelle università e durante le mie conferenze, ma alcune di esse ricorrono molto spesso. Le più comuni sono queste: “Cosa possiamo dire alle persone omosessuali che si sentono odiate da Dio?”; “Come possiamo aiutare i giovani che hanno intenzione di suicidarsi a causa del loro orientamento sessuale?”; “Cosa possiamo dire ai cattolici gay o alle cattoliche lesbiche che si sentono rifiutati dalla loro Chiesa?”.
Spesso mi interrogano anche sulla posizione ufficiale del Magistero sull’omosessualità, gli atti omosessuali e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Di solito queste domande non vengono dai cattolici che non conoscono l’insegnamento della Chiesa (la maggior parte dei cattolici lo conosce), ma da chi vuole comprendere su cosa si basa.
Il mio libro si è mantenuto volutamente lontano dalla morale sessuale, perché speravo di favorire il dialogo evidenziando i punti di possibile convergenza; sulle questioni di morale sessuale, infatti, la Gerarchia, da un lato, e la maggioranza delle persone LGBT cattoliche, dall’altro, rimangono molto lontane tra loro. Ha poco senso cominciare una discussione partendo da quei punti su cui le posizioni sono più lontane, e il mio libro parla di dialogo e preghiera, più che di teologia morale. (Nella mia posizione di sacerdote cattolico, non ho mai messo in discussione quegli insegnamenti, né ho intenzione di farlo.)
Ma, perché vi sia un incontro fruttifero tra la Gerarchia e una qualsiasi comunità, è necessario che le due parti si capiscano il meglio che possono. Come scrivo nel mio libro, i ponti come si deve sono a doppio senso di marcia.
È quindi importante la domanda: qual è la posizione ufficiale del Magistero su questi temi? Per inciso, dato che il Catechismo della Chiesa Cattolica, un compendio dell’insegnamento della Chiesa su svariate tematiche, non fa riferimento alle persone bisessuali e transgender, ma alle “persone omosessuali”, per amore di precisione farò riferimento a gay e lesbiche.
La base dell’insegnamento cattolico è contenuta nei Vangeli e, a un livello ancora più fondamentale, nella rivelazione dell’amore del Padre in Gesù Cristo. Perciò, l’insegnamento cattolico più fondamentale sulle persone gay e lesbiche è questo: Dio le ama. Sono figli e figlie amati da Dio, creati da Dio, che hanno bisogno della cura amorevole e della misericordia di Dio, come ciascuno e ciascuna di noi.
Inoltre, nel suo ministero pubblico Gesù si rivolgeva continuamente a chi si sentiva ignorato, escluso o emarginato, a chi assomigliava a molti gay e lesbiche cattolici di oggi; infatti, le persone LGBT cattoliche sono forse il gruppo più emarginato della Chiesa odierna, e per questo credo che Cristo le ami di un amore speciale.
Per quanto riguarda gay e lesbiche, dunque, i valori evangelici dell’amore, della misericordia e della compassione sono i mattoni di ogni insegnamento cattolico.
È importante ribadire che, agli occhi della Chiesa, il semplice fatto di essere gay o lesbica non costituisce peccato, contrariamente a quanto moltissime persone credono, anche tra i cattolici più colti. Forse questo è uno dei suoi insegnamenti più fraintesi. Regolarmente la gente mi fa domande come “Ma non è un peccato essere omosessuale?”, ma non è questo l’insegnamento cattolico. Da nessuna parte nel Catechismo c’è scritto che il semplice fatto di essere omosessuale costituisce peccato. Come direbbe qualsiasi psicologo o psichiatra serio, non si sceglie di nascere con un determinato orientamento omosessuale.
Di solito, però, quando si pongono domande sull’”insegnamento della Chiesa”, non ci si riferisce a questo ma alle restrizioni agli atti omosessuali e alla proibizione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Secondo il Catechismo, gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” e “contrari alla legge naturale”. (Il nucleo dell’insegnamento cattolico sull’omosessualità è contenuto nei paragrafi 2357-59.) Di conseguenza, l’orientamento omosessuale (e, per estensione, ogni orientamento che non sia eterosessuale) è considerato “oggettivamente disordinato”.
Da dove viene questa dottrina, e cosa significa? Parte da alcuni testi biblici (Genesi 19:1-29; Romani 1:24-27; 1 Corinzi 6:10; 1 Timoteo 1:10) ma per comprenderla è più utile esaminare la tradizionale dottrina delle legge naturale, fortemente influenzata dagli scritti di san Tommaso d’Aquino, che a sua volta si rifaceva ad Aristotele.
La dottrina della legge naturale si fonda sull’idea che la divina volontà e il piano divino per il mondo e l’umanità non solo sono rivelati nel mondo naturale, ma sono soprattutto autoevidenti per la mente umana. Durante i miei studi di filosofia la suora che ci insegnava filosofia medievale ci disse “Tommaso voleva che vedessimo come il mondo abbia un senso”. Secondo Tommaso, si può comprendere il piano di Dio non solo osservando la natura, ma anche con l’utilizzo della ragione.
Possiamo partire dall’idea tomistica che il mondo “ha un senso”. Partendo da questo punto, l’Aquinate direbbe che è chiaro come ogni cosa sia “ordinata” verso qualcos’altro. È il telos, o fine, aristotelico, che dovrebbe essere ovvio agli occhi e alla ragione: per esempio, è abbastanza ovvio che una ghianda sia “ordinata” per diventare una quercia; un bambino, invece, è “ordinato” per diventare un adulto. Per questo, ogni atto viene giudicato dal fatto che sia o meno ordinato verso il suo proprio fine. Per quanto riguarda la sessualità, ogni atto sessuale è “ordinato” verso quelli che chiamiamo il fine “affettivo” (l’amore) e il fine “generativo” (generare figli), nel contesto del matrimonio.
Di conseguenza, secondo la tradizionale interpretazione della legge naturale, gli atti omosessuali non sono ordinati verso questi due fini e perciò vengono bollati come “disordinati” e “in nessun caso possono essere approvati”, come afferma il Catechismo. Perciò, lo stesso orientamento omosessuale viene visto come un “disordine oggettivo” in quanto può portare ad atti “disordinati”.
Chiariamo una cosa: l’espressione “disordine oggettivo” non si riferisce alla persona, bensì all’orientamento, e non è una descrizione psicologica, ma esprime un punto di vista filosofico e teologico; inoltre, non toglie nulla alla dignità insita in ogni essere umano, perché Dio ci ha creati tutti e tutte uguali e buoni.
Questo ci porta alla dottrina ufficiale cattolica sulla castità per le ”persone omosessuali”. Dato che gli atti omosessuali non sono approvati, la persona omosessuale non può avere nessun tipo di rapporto sessuale: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità”, e qui il Catechismo intende la castità nel celibato, dato che ogni persona, anche le coppie sposate, è chiamata a esprimere castamente il proprio amore (nel suo significato più ampio, la castità, secondo il Magistero, è il corretto utilizzo della sessualità).
Il Catechismo dichiara anche che gay e lesbiche “possono e devono […] avvicinarsi alla perfezione cristiana” attraverso la castità e “le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale”. In altre parole, gay e lesbiche, secondo il Catechismo, possono vivere una vita santa.
È ovvio che tutte queste considerazioni escludono il matrimonio tra persone dello stesso sesso; infatti, la dottrina ufficiale cattolica proibisce ogni tipo di attività sessuale al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna: il sesso prematrimoniale, l’adulterio, la masturbazione.
Ma l’insegnamento del Catechismo su questo tema va al di là. Forse conscia del gergo filosofico e teologico, la Chiesa insegna che “ogni marchio di ingiusta discriminazione” contro gay e lesbiche (sempre chiamate “persone omosessuali”) deve essere evitato, e con queste persone si devono applicare le virtù del rispetto, della compassione e della delicatezza. Nel corso del mio ministero ho visto che queste frasi del Catechismo sono le meno conosciute dalla maggior parte dei cattolici quando si parla di omosessualità.
Al di là del Catechismo, nella sua recente esortazione apostolica Amoris Laetitia, papa Francesco evidenzia tre punti relativi all’omosessualità. Il primo punto consiste nel ribadire l’opposizione della Chiesa a un matrimonio omosessuale equiparato a quello tra un uomo e una donna. Il secondo punto consiste nel ribadire la proibizione contro ogni “ingiusta discriminazione”.
Il terzo punto rappresenta bene l’approccio bergogliano alla prassi pastorale e alla direzione morale. Francesco ci dice che dobbiamo riconoscere il buono in ogni persona, anche in quelle situazioni in cui la persona non è all’altezza di quanto proposto dalla Chiesa come pienezza della vita evangelica. Gesù desidera che entriamo nella vita vissuta del prossimo, “accompagnandolo” come possiamo, aiutandolo a formare la sua coscienza, che è l’arbitro finale di ogni decisione morale, e sostenendolo verso una vita fedele e santa.
Grande parte, in questo accompagnamento, ha il dialogo. Per questo è importante, per le persone LGBT che desiderano diventare buoni cattolici e cattoliche, comprendere l’insegnamento della Chiesa nella sua totalità, inclusi i Vangeli, la tradizione della legge naturale e le sue radici tomiste e aristoteliche, il Catechismo, Amoris Laetitia e altri documenti.
Come ripeto nel mio libro, è importante che la Chiesa in quanto istituzione comprenda l’esperienza vissuta delle persone LGBT cattoliche, ma è anche importante che questo gruppo di cattolici e cattoliche comprenda ciò che la Chiesa crede e insegna.
* Il gesuita americano James Martin è editorialista del settimanale cattolico America ed autore del libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Editore Marcianum, 2018). Padre James ha portato un contributo sull’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa Cattolica all’Incontro Mondiale delle Famiglie Cattoliche di Dublino e porterà una sua riflessione anche al 5° Forum dei cristiani LGBT italiani (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018).
Testo originale: What is the official church teaching on homosexuality? Responding to a commonly asked question