Cosa dice il magistero cattolico quando parla di omosessualità
Testo di Gianni Geraci tratto da “Fedeli al magistero. Capire e interpretare il magistero cattolico quando parla di omosessualità”, ebook edito nel maggio 2020
Per capire e per accogliere quello che il Catechismo dice sull’omosessualità occorre innanzi tutto leggerlo. Vediamo quindi cosa scrive sulle persone omosessuali partendo dal paragrafo 2357, che è diviso in due parti.
La prima tenta di definire l’omosessualità: «L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile». Colpisce la sobrietà con cui vengono descritti i tanti fenomeni collegati all’omosessualità: non si parla di “malattia”, non si parla nemmeno di “scelta”, non si parla di “vizio” e non si tirano fuori concetti dal significato ambiguo come il gender (che, peraltro, all’epoca, aveva un significato completamente diverso e che troppo spesso viene citato a sproposito quando si parla di omosessualità). L’omosessualità viene descritta per quello che è: le relazioni tra due persone dello stesso sesso che provano un’attrazione sessuale reciproca.
Pur nella sobrietà del linguaggio il testo del Catechismo riesce a comprendere un aspetto che molti autori dimenticano, ovvero il fatto che le omosessualità sono più di una («Si manifesta in forme molto varie»), come molto opportunamente facevano notare i redattori della rivista internazionale di teologia Concilium, quando hanno deciso di intitolare «Le omosessualità» il numero monografico dedicato all’argomento (cfr. Concilium 1/2008, Le omosessualità, Brescia, Queriniana, 2008).
Alla luce di questa pluralità di forme con cui l’omosessualità si manifesta è necessaria una grande cautela quando se ne parla e, non a caso, lo stesso Magistero della Chiesa, nel documento più articolato che ha dedicato all’omosessualità, raccomanda: «Studio attento, riflessione onesta e teologicamente equilibrata» (Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Homosexualitatis Problema. Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, Città del Vaticano, 1986, 2).
Un cattolico che vuole occuparsi di omosessualità ha quindi il dovere di continuare ad aggiornarsi, tenendo conto del fatto che molte discipline non sono ancora approdate a conclusioni definitive.
Purtroppo ci sono autori anche autorevoli, che, contro ogni evidenza scientifica, tentati forse dall’idea di trovare qualche facile scorciatoia, parlano di “intrigo psicologico” che può essere curato, mettono in relazione la nascita dell’omosessualità con la rivoluzione sessuale degli anni settanta o con il pensiero femminista, si inventano fantomatici “complotti gay” che avrebbero come obiettivo quello di “omosessualizzare” la società, o si imbarcano in improbabili ricostruzioni del ruolo che i genitori hanno nel vissuto delle persone omosessuali, arrivando a dire che sono loro gli unici responsabili dell’omosessualità dei figli.
Discorsi di questo tipo non solo non rispettano la realtà, ma si allontanano anche da quanto afferma il Catechismo che, parlando di omosessualità, dice che «si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture», che «la sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile» e che «un numero considerevole di donne e di uomini presenta tendenze omosessuali profondamente radicate».
Non ci sono dubbi, se si vuole rispettare la realtà, così come si manifesta nella sua complessità, occorre riconoscere che non sappiamo perché alcune persone sono omosessuali e altre non lo sono, così come non sappiamo come mai in alcune persone la tendenza omosessuale sia così «profondamente radicata» (cfr. CCC 2358) da sembrare addirittura “innata” (come affermava, forse in maniera un po’ affrettata, l’edizione provvisoria del Catechismo pubblicata nel 1992, riprendendo il punto 8 della nota Persona Humana, che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva dedicato, nel 1975 ad «alcune questioni di etica sessuale»).
D’altra parte, tutte le discussioni tra chi sostiene che “omosessuali si nasce” e chi, invece, risponde, che “omosessuali si diventa” sono piuttosto sterili, perché il problema vero, se ci pensiamo bene, non è quello di scoprire le cause dell’orientamento omosessuale, ma quello di capire in che modo quello stesso orientamento può essere vissuto serenamente in maniera responsabile e coerente con il messaggio evangelico.