Cosa dice la Chiesa Cattolica sulle persone trans? Il dialogo a venire
Riflessioni pubblicate sul blog Catholic Trans (Stati Uniti) il 7 dicembre 2013, quarta parte, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Ovviamente abbiamo ancora molta strada, molto dialogo da fare. Nessuno nella Chiesa [Cattolica] sa ancora come comportarsi con le persone trans*, e nessuno sa come si evolverà il Magistero.
Secondo [l’agenzia stampa] Catholic World Report, la Chiesa Cattolica “permette di riconoscere che ci può essere una base biologica nel disturbo dell’identità di genere”. Corre voce che la Chiesa stia attendendo un responso più preciso da parte della scienza sulle cause del transessualismo prima di prendere una decisione, il che sarebbe una grande speranza per le persone trans*, in quanto la teoria biologico-cerebrale [sulle origini del] transessualismo sembra guadagnare sempre più credibilità.
Nel frattempo, le persone trans* cattoliche devono seguire la loro coscienza mentre vivono in una società che in pratica non ha un posto per loro.
Elizabeth Scalia, una blogger cattolica verace, riassume la situazione in una bella riflessione sulla sua amica transgender Sarah: “… [Sarah] amava il Rosario e lo sgranava ogni sera, accompagnata da un mio podcast sui vari misteri. Leggeva e amava santa Teresa d’Ávila, santa Edith Stein, e anche papa Benedetto XVI, con cui si identificava e che considerava sottovalutato; diceva però che non avrebbe mai potuto convertirsi, in quanto ‘la Chiesa non mi accetterà mai per quella che sono’, vale a dire una donna transgender operata.
“Mi spezzava il cuore sapere che Sarah la pensava così. Chiesi il parere di un sacerdote, ma quel figlio di Dio era convinto che nella Chiesa Cattolica non ci fosse spazio per le persone transgender. Ma io pensavo che ci potesse essere, così feci una discreta indagine per conto mio, ma chiedendo a diversi consacrati e teologi rilevai un generale senso di disagio [sul tema]: nessuno di loro disse ‘No, non c’è spazio per loro’, ma nessuno disse nemmeno un Sì netto. Le conversazioni su Sarah denotavano sempre una certa tensione – per cui mi sorprendevo a trattenere il fiato – quando si finiva a discutere di peccato e disturbo: uno studente di teologia mi chiese, come se io lo sapessi, se la riassegnazione chirurgica del sesso non denotasse ‘un rifiuto permanente del piano di Dio, tale da rendere impossibile la riconciliazione’.
“Capivo dove volesse arrivare questo pensiero: forse che Sarah doveva confessare il peccato di essersi sottoposta a un’operazione attraverso la quale aveva formato un’identità, placato anni e anni di pensieri suicidi e che le aveva donato, in una certa misura, la pace? Forse che Sarah (non ho mai saputo il suo nome di battesimo), per presentarsi alla Chiesa, doveva fare tutto il possibile, nella misura in cui non minasse la sua salute e le sue finanze, per presentarsi d’ora in avanti come un uomo normale?
[…]
“Forse stavo solo (per parlare come il Papa) facendo un po’ di discernimento chiedendo ‘C’è qualcuno che nota quest’anima ferita? Sarah può essere ammessa nell’ospedale da campo delle peccatrici?’. Penso che il mio compito, e anche il compito della Chiesa, consista per prima cosa nell’amare la persona che mi sta di fronte, nel vedere Sarah, come scrive Benedetto XVI nella ‘Deus caritas est’, ‘non semplicemente con i miei occhi e i miei sentimenti, ma dal punto di vista di Gesù Cristo’, nel rispettare la dignità di ogni persona umana che cerca una relazione con Cristo, e nell’offrire poi un braccio per sostenerla durante il cammino. Lungo la strada potremo incontrare molti ostacoli, certamente, ma la cosa più importante è accogliere senza ambiguità”.
La mia esperienza mi dice che ci sono molte persone come Sarah, anime colme di devozione mistica per Cristo, ma che si sentono istintivamente rifiutate dagli altri cattolici per via della loro identità.
Per fortuna le generazioni più giovani comprendono meglio le sfumature della questione e sono disposte ad aprire il cuore per capire sempre meglio le persone trans*; per esempio, nel 2008 una discussione sul forum Catholic Answers ha mostrato un certo grado di consapevolezza a proposito di questo tema.
(Nota personale: gli unici cattolici che non accettano molto il mio essere transgender sono generalmente maschi e al di sopra dei 45 anni. Tutti i giovani cattolici e le giovani cattoliche con cui ho parlato, per quanto possano essere conservatori, tradizionalisti, ortodossi, pii e santi, sono perlomeno comprensivi, e spesso mi accettano senza se e senza ma. Quando ho espresso il timore che la mia parrocchia mi avrebbe cacciato dopo la transizione, una mia amica, una santa, mi ha detto che, dato che tutti i cattolici della mia generazione sembrano disposti ad amarmi per quella che sono, forse è venuto il tempo in cui tutti gli scismi verranno sanati.)
Il papato di Francesco è l’occasione perfetta per la Chiesa per cominciare a parlare di persone trans*. Francesco non ha modificato la dottrina, né il dogma (in realtà la pensa come Benedetto), ma è rivoluzionario il tono con cui parla. Chi è di sinistra la chiama tolleranza; io lo chiamo ascolto.
Papa Francesco è il Papa che ascolta, che porge l’orecchio al grido delle voci perdute del mondo, e la voce trans è certamente zittita, anche se oggi trova orecchie più attente che in qualsiasi periodo della storia d’Occidente. Ti ringrazio, papa Francesco, perché ascolti Cristo.
Francesco vuole imparare, e ha detto, scioccando molta gente: “San Vincenzo di Lerins fa il paragone tra lo sviluppo biologico dell’uomo e la trasmissione da un’epoca all’altra del depositum fidei, che cresce e si consolida con il passar del tempo. Ecco, la comprensione dell’uomo muta col tempo, e così anche la coscienza dell’uomo si approfondisce. Pensiamo a quando la schiavitù era ammessa o la pena di morte era ammessa senza alcun problema. Dunque si cresce nella comprensione della verità. Gli esegeti e i teologi aiutano la Chiesa a maturare il proprio giudizio. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione. Ci sono norme e precetti ecclesiali secondari che una volta erano efficaci, ma che adesso hanno perso di valore o significato. La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata”.
Non dice che cambierà il dogma, o che verrà rovesciato il Credo; dice che determinate comprensioni, e quindi determinate dottrine, sono soggette all’errore umano e, se l’umanità cresce in conoscenza, possono cambiare, crescere.
Il transgenderismo ne è un esempio perfetto: conosciuto da pochissimi fino alla metà del XX secolo, solo ora la scienza lo sta studiando e conoscendo meglio.
Per progredire, i cattolici (laici e consacrati) dovrebbero capire che il transgenderismo non è dato una volta per tutte e che in merito la Chiesa sta ancora imparando. Prendendo a modello la Chiesa, loro Madre, i cattolici devono andarci cauti con i giudizi e fermarsi per ascoltare le voci che implorano per essere ascoltate.
Testo originale: WHAT DOES THE CATHOLIC CHURCH ACTUALLY SAY ABOUT TRANSGENDERISM?