“Cosa posso fare? Sono gay!”. Essere omosessuale in Marocco
Testo pubblicato sul Blog El mundo según Ionath (Spagna) il 4 settembre 2015, liberamente tradotto da Marco Galvagno
“Cosa posso fare? Sono gay non posso dirlo a mio padre né a mia madre. Mi picchierebbero tutti: mio fratello, mia sorella, i miei genitori, perché mio padre è un islamista radicale” spiega Hamza che ha scoperto di essere gay molto presto in un bagno turco.
Layla è una donna che si sente attratta dalle persone del proprio sesso. È lesbica e vive a Tetuan, una città tradizionale del Nord del Marocco. “La mia famiglia non sa niente di me, perché non avrebbero capito cosa vuol dire essere omosessuale. In generale persino le famiglie più aperte, che non temono l’omosessualità, portano i figli dallo psichiatra perché pensano che l’omosessualità sia qualcosa da mettere a posto, da cacciare via.”
(In Marocco) si punisce l’omosessualità con pene che vanno dai sei mesi a tre anni di detenzione, viene definito un reato contro natura, secondo l’articolo 489 del codice penale. Inoltre il progetto della nuova legge mantiene le pene previste e inasprisce le multe, che raggiungono i duemila euro, il doppio di adesso. Salah Abdellaoui direttore della sezione marocchina di Amnesty International, insieme ad altre organizzazioni come Human Rights Watch considera che l’omosessualità è un tabù nella società marocchina e che l’articolo 489 che penalizza le relazioni omosessuali sia un attentato contro la libertà individuale.
In giugno una campagna di liberazione di due gay arrestati per essersi baciati davanti alla torre Hassan ha raccolto più di cinquantamila firme e questa estate si sono celebrate manifestazioni in varie città del paese per difendere le libertà individuali, avvenute dopo il linciaggio di una donna trans a Fez. Tuttavia per Marc Serena ricercatore e autore del libro Questo non è africano. “Il Marocco è uno dei paesi con una rete di attivisti più debole, spontanea, sommersa, non strutturata. Potremmo aggiungere anche proibita come è successo con l’ associazione Aswat (voci) che ha avuto problemi per aver portato a termine un atto di difesa dei gay, il giorno della lotta contro l’omofobia, che si celebra il 17 maggio”.
“Per un’azione che esprima amore ad esempio un bacio o qualcosa di simile puoi venire aggredita, discriminata dalla gente e allora ti denunciano e vai in carcere”, specifica Leyla. L’ultimo arresto è avvenuto meno di un mese fa a Tangeri. Un imam marocchino è stato condannato a tre mesi di carcere per aver avuto una relazione con un giovane. Li hanno giudicati colpevoli di perversione sessuale e di blasfemia per aver avuto una relazione dentro un luogo di culto musulmano. Inoltre dovranno pagare una multa di 45 euro.
Ha avuto più ripercussioni un attacco omofobo contro una donna transgender, il 30 giugno. Una folla di gente ha circondato e sballottato un taxi dentro cui viaggiava un uomo vestito da donna. Secondo i media marocchini è stato malmenato e ha dovuto rifugiarsi in un centro commerciale, dove è stato protetto dai poliziotti. I due giovani che hanno cercato di linciare il travestito hanno trascorso solo quattro mesi tra le sbarre per violenza e danni intenzionali.
Questa pena, inferiore a quella prevista per atti omosessuali, ha fatto infuriare le organizzazioni dei diritti umani, che la considerano ingiusta. Mentre il ministro della giustizia Mustafa Raid ha chiesto ai gay per radio di smetterla di provocare la società e li ha invitati a cambiare sesso. E il capo del governo pure lui del partito islamista ha dichiarato nella stessa radio che i cittadini con questa tara devono occultarsi, l’omosessualità oltre ad essere un peccato non può essere accettata nei luoghi pubblici.
La religione è un altro intralcio per la libertà dei gay. La settimana scorsa un imam di una moschea di Casablanca ha utilizzato il giorno della preghiera per attaccare i partiti politici socialisti e progressisti, un mese prima delle elezioni locali e regionali., perché le persone che rappresentano questi partiti “difendono gli omosessuali e lavorano per pervertire i valori della società marocchina.”
“La nostra società non va bene. Ho problemi in tutti i posti, al mercato, all’università, in centro, alla moschea” si lamenta Hamza. Per questo i gay hanno creato codici segreti tra di loro. Hamza svela “Per esempio se diciamo bogo è che siamo interessati a un ragazzo, non possiamo dirgli direttamente mi piaci.” Hanno anche i loro spazi per incontrarsi normalmente le strade provinciali e i boschetti lontani dal centro delle città. Hamza, che al momento dell’intervista alla tv spagnola Cadena Ser aveva un fidanzato spagnolo, è stato ferito da una coltellata, per il suo orientamento sessuale, però continua a sognare di poter andare per strada mano nella mano con il suo fidanzato, baciarlo ed essere affettuoso con lui.
Testo originale: “¿Qué puedo hacer? Soy gay”: Ser homosexual en Marruecos