Cosa può insegnare la figura di Maria ai cristiani omosessuali?
Email inviataci da Linda, risponde Gianni Geraci del gruppo del Guado di Milano
Salve a tutti, volevo dirvi che ho una grande confusione in merito alla situazione della Chiesa Cattolica e all’immagine di Dio
Gruppi più integralisti e conservatori: Rinnovamento nello spirito, Focolarini, Neocatecumenali, Comunione e Liberazione, eccetera parlano di omosessualità come peccato e conseguenza del peccato originale, altri, come molti gruppi visti qui sembrano essere più accoglienti.
Per non parlare della figura di Maria, pochissimo citata in questo sito (al d là che per le professioni protestanti non sia da venerare). Dov’è la verità? Dove si nasconde davvero il male? Una volta un sacerdote (esorcista) mi disse: ‘dove il male vuole farla da padrone l’immagine della Madonna viene occultata perché scomoda’.
Sono stata a Medjuogorje e Lourdes e li ho trovati posti molto intensi, mi chiedo che spiritualità mariana esiste o può esistere per gli omosessuali? Vorrei mi rispondesse un cattolico, non per pregiudizi nei confronti di protestanti ma perché, forse, più in grado di capire. Vi abbraccio con stima
Linda
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La risposta…
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Carissima Linda, sento nel profondo del cuore di doverti dire grazie, perché mi hai fatto capire come, tra le tante parole che dico alle persone omosessuali, ce ne siano davvero poche che riguardano Maria, la madre di Gesù.
E pensare che io mi considero particolarmente devoto alla Madonna: non solo perché la mia parrocchia di origine è intitolata all’Assunta, ma anche perché, dopo aver cercato per tanto tempo di dare un ritmo monastico alla mia preghiera, ho scoperto nella preghiera mariana, il tipo di preghiera che si concilia meglio con una vita dispersiva e frammentata come la mia.
E nonostante questo non credo di aver citato spesso la Madonna nei testi che in cui ho affrontato il rapporto tra fede e omosessualità. Inizio con il dirti che non sono d’accordo con quel sacerdote che ti ha detto: «Dove il male vuole farla da padrone l’immagine della Madonna viene occultata perché scomoda».
Ho infatti avuto modo di conoscere alcuni protestanti che, nei confronti della Madonna, non hanno una particolare venerazione e debbo dirti di aver comunque incontrato dei grandi testimoni del Vangelo.
Non dobbiamo mai fare l’errore di chi, credendo di essere il detentore dell’unico modo di vivere il cristianesimo, giudica negativamente tutte le esperienze che si discostano dalla sua.
Fatta questa precisazione sono però d’accordo con te sul fatto che la Madonna, nella spiritualità di chi, come te e come me, dice di essere cattolico, ha un ruolo davvero importante che in queste pagine abbiamo fatto l’errore di dimenticare.
Per questo motivo ho deciso di proporre, in questa mia lettera di risposta, alcune riflessioni sulla figura di Maria, cercando di capire in che modo queste riflessioni si collegano al dibattito in corso sui percorsi di fede delle persone omosessuali.
Già qualche altra volta avevo pensato che uno dei motivi della fatica che noi omosessuali cattolici facciamo quando cerchiamo di aiutare la nostra chiesa a comprendere la nostra diversità è il fatto che non ci affidiamo abbastanza all’intercessione della Madonna.
Certi processi, lo sappiamo, non dipendono solo da noi e quindi vanno messi nelle mani di Dio attraverso la preghiera di intercessione che lo Spirito ci suggerisce quando ci mettiamo davvero in ascolto. Ed è in questo processo che la figura di Maria diventa non solo importante, ma addirittura essenziale.
Lo spiega benissimo Dante nella preghiera alla Vergine che attribuisce a San Bernardo nel trentatreesimo canto del Paradiso.
Donna sei tanto grande e tanto vali
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar senz’ali
Senza l’intercessione di Maria, dice in sostanza Dante, l’azione dello Spirito santo, che ci suggerisce cosa chiedere al Padre nella preghiera, viene ostacolata dalle resistenze che inevitabilmente derivano dalla nostra umanità.
Il fatto è che in Maria, la Sacra scrittura ci propone un esempio di adesione incondizionata all’azione dello Spirito Santo. Ed è proprio su questa immagine che la Scrittura ci offre di Maria che deve la nostra devozione nei suoi confronti.
Pensiamo alle parole che dice nel Vangelo di Luca: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Nel momento in cui le ha pronunciate Maria, probabilmente aveva capito che sarebbe rimasta incinta senza conoscere uomo.
Una condizione che, alla sua epoca e nella sua terra, le avrebbe fatto piovere addosso il disprezzo dei suoi vicini e, soprattutto, le pietre degli ebrei osservanti che l’avrebbero certamente lapidata. Lei decide di accettare il progetto che Dio ha su di lei e non si tira indietro nemmeno quando si accorge che questo stesso progetto l’avrebbe costretta ad assistere alla morte del figlio sulla croce.
Anche noi, a un certo punto della nostra vita, ci siamo accorti che Dio aveva su di noi un progetto diverso da quello che ci saremmo augurati. Non è arrivato un angelo a dircelo, ma sono state le circostanze a svelarcelo.
Anche noi come Maria ci siamo chiesti: «Come è possibile tutto ciò?» (Lc 1,36) e anche noi abbiamo capito che l’accettazione di questo progetto avrebbe comportato una vita difficile in cui, prima l’accettazione della nostra omosessualità, poi il disprezzo e la preoccupazione delle persone che ci stanno vicine, quindi la condanna dei sacerdoti e degli scribi della nostra epoca e infine la condanna ad affrontare la vecchiaia nella solitudine di chi, come Maria, non sopravvivere ai propri figli.
Noi, al contrario di Maria, abbiamo fatto resistenza e ci siamo spesso ribellati a quello che, pian piano, si andava disvelando come il «progetto che Dio ha su di noi».
Noi, al contrario di Maria, abbiamo fatto di tutto per modificare questo progetto: alcuni hanno cercato di guarire; altri hanno cercato di trovare un nido accogliente in cui poter vivere la loro omosessualità lontano dai riflettori e, soprattutto, lontano dai fastidi; altri ancora hanno cercato di anestetizzare le loro sofferenze cercando emozioni sempre più forti; alcuni hanno deciso di andarsene da una chiesa che non faceva nessuno sforzo per aiutarli ad accettare serenamente il loro destino.
Ma tutti noi, come Maria, alla fine siamo chiamati a pronunciare quelle parole: «Eccomi! Io sono la serva del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola». E non solo a pronunciarle, ma anche a farle nostre. E non solo a farle nostre, ma anche a viverle con lo stesso impegno con cui Maria le ha vissute.
Le parole di Maria hanno permesso che il mistero dell’incarnazione si realizzasse e portasse a tutta l’umanità la salvezza.
Le nostre parole di accettazione e di obbedienza al progetto di Dio ci permetteranno di aiutare tante persone che fanno ormai fatica a vedere nelle chiese un progetto di salvezza che tocca nel concreto la loro vita a ritrovare Dio e a ricominciare ad avere con lui quella confidenza per cui Dio stesso le ha create.
Naturalmente non è facile dire di sì in maniera serena alla chiamata del Signore che, non solo ci chiama ad accettare la nostra omosessualità, ma che ci chiede anche di viverla alla luce della Fede e che ci chiede, soprattutto, di non nascondere all’interno delle nostre chiese, la nostra esperienza di omosessuali credenti.
Non è facile, ma l’intercessione di Maria ci può davvero aiutare. Ecco perché dovremmo pregarla sempre con la stessa fiducia e con la stessa confidenza con cui San Bernardo la prega nell’ultimo canto del Paradiso di Dante.
Questo dovrebbe essere davvero un proposito che noi omosessuali cattolici dovremmo fare per trovare finalmente la strada che il Signore ci chiede di percorrere per rendere migliore la nostra chiesa.
Gianni Geraci