Cosa sapeva la società medioevale dell’amore tra donne?
Articolo di Catherine Tideswell pubblicato sul sito medievalists.net nel febbraio 2014, liberamento tradotto da Diana
Ci sono innumerevoli questioni che circondano lo studio delle donne e della loro sessualità durante il Medioevo. Peccato che la maggior parte delle fonti disponibili su questo periodo siano state scritte, compilate o trascritte da uomini. Può quindi risultare molto difficile scoprire la voce delle donne.
Una domanda più appropriata potrebbe essere: fino a che punto gli ecclesiastici, autori di questi testi, hanno riconosciuto il lesbismo nella società medioevale? Quando si prepara tale ricerca, esiste sempre il pericolo di rispondere ad altre domande, tipo: “Ci sono lesbiche nella società medioevale?” Se al termine “lesbica” si dà un significato moderno, con connotazioni rilevanti solo per questo determinato periodo, si sta commettendo un anacronismo.
Probabilmente non è del tutto accademico e risulta controproducente. Dato che, per esempio, la “sodomia” è un termine così complesso durante il Medioevo, è pericoloso fare supposizioni su identità sessuali etichettate o adottare terminologie moderne. Il termine “simile a lesbica” coniato e sviluppato da Judith Bennett oppure la categoria “sodomia femminile” utilizzata da Helmut Puff offrono alternative forse più comprensibili e più preziose ai fini di questa indagine.
L’obiettivo primario di questa ricerca non è dibattere se nel Medioevo esistessero quelle che oggi definiamo “lesbiche”. Vuole invece fornire un’analisi della scrittura religiosa medievale, della legislazione, dell’arte nel tentativo di determinare in che grado le relazioni omosessuali o comportamenti “simili a lesbica” venissero riconosciute all’interno di tali fonti. Si intende anche discutere la natura di queste fonti e se forniscono una visione realistica della società del tempo.
James Brundage afferma, correttamente, che “Le autorità cristiane fin dall’inizio della storia della chiesa si sono preoccupate della condotta sessuale dei loro membri.” In particolare queste autorità si preoccupavano di trasgressioni sessuali. La Bibbia e altri vari scritti religiosi riconoscevano chiaramente relazioni tra uomini e le consideravano illecite, il Levitico 11:22 e 20:12, come il Deuteronomio 22:5 e 23:18, vietavano espressamente l’omosessualità maschile, il travestimento e la prostituzione. Ci sono molte meno fonti religiose di questo periodo che trattino della “sodomia femminile”.
Un penitenziale era un catalogo in cui venivano raccolti i peccati e le trasgressioni, con dettagli sulle pene che avrebbero dovuto essere imposte dall’amministrazione ecclesiastica. I penitenziali sono spesso espliciti sulla ragione della loro pubblicazione nel passato o anche perché sono stati trascurati come fonti da alcuni storici. Probabilmente la motivazione per la natura esplicita dei penitenziali consisteva nel fatto che erano destinati a spiegare la maggior parte dei crimini sessuali. Essi trattano per lo più di crimini sessuali come sodomia o adulterio. Tuttavia, sia il penitenziale di Theodore sia quello di Bede, si riferiscono, insolitamente, a relazioni omosessuali femminili.
Nel penitenziale di Theodore una donna che “pratica vizio con una donna” è condannata a tre anni di penitenza, mentre sono quattro anni per un uomo che fa sesso con una donna sposata e dieci anni per un uomo che fa sesso con un uomo. È chiaro quindi che le relazioni sessuali fra donne non venivano ritenute così gravi come l’adulterio o le relazioni fra uomini. Il penitenziale di Bede stabilisce: tre anni di penitenza per l’uomo sposato che fa sesso con una donna sposata, quattro anni per “sodomia” (non specificata), tre anni per una donna che “fornica con una donna” e sette anni per le suore che “fornicano per mezzo di uno strumento”. È interessante che venga specificato “un uomo sposato” che fa sesso con “una donna sposata” piuttosto che il contrario.
Può essere considerato come la percezione che la donna abbia un ruolo passivo nella relazione sessuale e suggerisce perché ogni deviazione da questo tipo di comportamento femminile fosse considerato anormale. Il penitenziale di Bede offre uno spaccato delle preoccupazioni che circondavano le trasgressioni sessuali femminili. In primo luogo, la posizione del trasgressore nella società, la sua posizione sociale, per esempio “suora”.
La posizione che occupavano le donne nella società sembra aver influito sulla percezione di gravità del crimine, mentre un diverso stato sociale delle donne ha portato a procedimenti giudiziari. Inoltre, come nei processi secolari, l’uso di “uno strumento” sembra cruciale per la gravità del crimine. I due penitenziali dimostrano, in una certa misura, che le relazioni sessuali fra donne venivano riconosciute in teoria. Per essere ritenute degne di un’assegnazione di penitenza doveva esistere qualche convinzione che un giorno sarebbe stato veramente un crimine. I penitenziali riflettevano sui peccati temuti, ma risulta difficile sapere se gli autori di questi testi avessero esperienza di prima mano sul loro verificarsi.
I processi documentati e la legislazione possono dimostrarsi utili per lo studio dei membri della società, perseguitati o marginalizzati. Testimonianze di arresti o processi di donne per relazioni omosessuali sono molto rare, specialmente se confrontate col numero di processi per sodomia maschile. Sono stati trovati dagli storici solo 12 casi di processi per relazioni omosessuali femminili per tutto il periodo medioevale. Tuttavia i casi che rimangono costituiscono uno studio interessante sul riconoscimento dato alle relazioni omosessuali femminili.
Fino alla Constituto Criminalis Carolina (ordinanza di diritto a procedura penale emanata da Carlo V nel 1532) non esiste alcuna legislazione europea che riconosca o vieti le relazioni femminili omosessuali, ma questo non ha impedito la persecuzione di diverse donne. Nel 1477 nella cittadina imperiale di Speyer ci fu il processo di Katherina Hetzeldorfer. Si tratta di un caso molto interessante per lo studio del riconoscimento delle relazioni femminili omosessuali di quel periodo. Il suo processo, come notato dagli storici, non ha un nome nel procedimento. Il fatto che il reato non abbia un nome indica che non esisteva legalmente una denominazione per attività sessuali fra donne. Potrebbe anche essere indicativo di un desiderio di non dare riconoscimento legislativo alle relazioni omosessuali femminili.
Karras afferma che nel Medioevo il sesso si intendeva come “qualcosa che una persona faceva a un’altra, penetrandolo/la”. Questo forse è il motivo per cui il caso di Hetzeldorfer è stato segnalato dalle autorità. Katherine è stata accusata di aver usato uno strumento, “e infine col pezzo di legno che teneva fra le gambe”. Quindi il suo comportamento avrebbe potuto venir riconosciuto come atto sessuale. Questo atto avrebbe potuto essere considerato un sovvertimento dei ruoli di genere, “l’indagine è stata quasi interamente focalizzata sul modo in cui Katherina sia riuscita a interpretare un ruolo maschile…”. I resoconti del processo fanno riferimento a Katherina come “colei che ha il suo mezzo virile”. La palese deviazione nel suo comportamento dalle convenzioni sociali è forse il motivo per cui è stata giustiziata.
Gli atti giudiziari di questo processo offrono un aspetto multidimensionale perché ci sono testimoni. La testimone Else dichiara di ignorare che Katherina fosse una donna. Si potrebbe quindi sostenere da questo caso una mancanza di riconoscimento delle relazioni omosessuali femminili, da parte di una donna. Esiste chiaramente un riconoscimento dell’uso di uno strumento tra due donne, ma con una che adotta un ruolo maschile, un riconoscimento dell’erotismo femminile in termini maschili. Se non altro, casi come quello di Katherina, come direbbe Puff, hanno fatto sì che “l’omoerotismo femminile penetrasse nella sfera maschile”.
L’arte può essere trascurata come fonte storica. Si tratta di un mezzo molto diverso con cui confrontarsi con la società medioevale rispetto ai documenti amministrativi come i processi. La figura 1 mostra un affascinante e raro esempio di intimità femminile rappresentato nell’arte e compare in una Bibbia moralizzata. Ciò che differenzia una Bibbia moralizzata dalle altre è che ogni scena biblica viene accoppiata a un’altra che le dà un significato morale. La figura 1 viene accoppiata alla “tentazione di Eva da parte del serpente”. La scena moralizzata coinvolge i diavoli che incoraggiano due coppie dello stesso genere a baciarsi.
Questa moralizzazione rappresenta i peccati della bocca. Karras osserva che nessuna coppia è a letto, tuttavia, non ha notato quell’aura che circonda entrambe le coppie e sullo sfondo dei personaggi simili a diavoli. Le coppie appaiono separate l’una dall’altra e questo potrebbe suggerire un bisogno di privacy. Inoltre nelle coppie, quella maschile appare davanti e quella femminile dietro, ribadendo la subordinazione delle donne, anche agli uomini peccatori. Tuttavia vale la pena osservare che, sebbene entrambe le coppie si abbraccino, quella femminile è la sola che si sta baciando. Nonostante questo però, a differenza delle figure maschili, c’è uno spazio negativo tra i loro corpi. Poteva forse essere un tentativo dell’artista di raffigurare l’intimità femminile senza eccessiva sensualità oppure enfatizzare deliberatamente la femminilità dei loro corpi.
L’opera d’arte raffigura l’intimità femminile, ma non riflette necessariamente un riconoscimento delle relazioni omosessuali femminili nella società medioevale. Il suo creatore ha voluto mostrare che le relazioni omosessuali maschili e femminili erano un peccato della bocca. Sembra, considerando dove viene raffigurato, una dimostrazione di una preoccupazione teorica più che la raffigurazione della realtà medioevale.
L’ottone commemorativo raffigurato in basso rappresenta il riconoscimento delle relazioni omosessuali femminili nella società medioevale ed è davvero affascinante. L’ottone è del XV secolo e rappresenta Elizabeth Etchingham sulla sinistra e Agnus Oxenbridge a destra. Etchingham morì nel 1452, mentre Oxenbridge nel 1480. L’ottone alto solo due piedi si trova nella chiesa di Elisabeth Etchingham. Questo è interessante, in quanto per Oxenbridge, poter avere un ottone commemorativo nella chiesa di Etchingham, avrebbe richiesto il permesso di entrambi i fratelli delle due donne.
Aver ottenuto tale permesso dimostra il riconoscimento della loro relazione da parte dei fratelli. Sorprendente perché erano trascorsi parecchi anni prima della morte di Oxenbridge. La differenza di età delle due donne potrebbe essere la ragione della diversa altezza e acconciatura. Sono vestite con abiti identici, forse per indicare l’intimità della loro relazione. Vengono rappresentate mentre si girano una verso l’altra in semi profilo, cosa che nei memoriali delle coppie sposate non era presente, aggiungendo un livello di intimità. Il laboratorio londinese che ha creato questo ottone commemorativo potrebbe aver avuto dei motivi, ma non si sa.
Tale ottone chiaramente dimostra un riconoscimento delle relazioni lesbiche. Si tratta di un’importante fonte di relazioni omosessuali nel Medioevo. L’ottone commemorativo era un riconoscimento pubblico ed è significativo, anche non si sa con assoluta sicurezza se la loro relazione fosse sessuale.
In conclusione, le fonti dimostrano diversi gradi di riconoscimento di relazioni lesbiche durante il periodo medioevale. Gli scritti e le raffigurazioni pittoriche religiose riconoscono la possibilità teorica di un tipo di comportamento lesbico più sessualizzato. La legislazione secolare riconosce, fino a un certo punto, comportamenti lesbici che hanno sovvertito i ruoli di genere. Infine due famiglie hanno dimostrato di riconoscere una relazione omosessuale femminile.
Risulta difficile valutare se la società nel suo insieme abbia riconosciuto le lesbiche, perché le fonti scritte o create da membri della società agricola o non d’elite non sopravvivono. Gli storici non possono sapere con certezza come questi gruppi considerassero queste donne. Sfortunatamente le fonti esistenti sono prevalentemente viste da una prospettiva maschile e la visione femminile è tristemente carente.
Testo originale: How far did medieval society recognise lesbianism in this period?