Cosa sta facendo Dio in noi? Dall’incontro europeo della Metropolitan Community Church
Articolo di Giacomo Tessaro, volontario del Progetto Gionata
La domenica mattina, prima o dopo la colazione, a seconda delle preferenze, c’è un bellissimo momento di preghiera e raccoglimento tenuto (all’incontro europeo della Metropolitan Community Church) dal reverendo Paul Mokgethi-Heath di Johannesburg, in Sudafrica, aperto sotto il segno della parola zulu ubuntu (“essere umani, essere gli uni per gli altri”), negli ultimi anni diventata famosa in tutto il mondo, continuato con il Salmo 46 [45] e scandito da canti in varie lingue africane.
La nostra pace è dichiarata in Cristo;
Dio ci ha fatt* una cosa sola in Cristo.
Dio ha posto il suo sigillo su di noi
come promessa di quanto è da venire,
ci ha dato lo Spirito perché dimori nel nostro cuore.
Alleluia!
La pace del Signore
sia sempre con voi.
E anche con voi!
Usiamo le nostre lingue per dire
la pace sia con voi e fra di noi.
Poco dopo si svolge la discussione plenaria Una sacra conversazione: qual è la cosa nuova che Dio sta compiendo nella MCC?, svolta, in parte, in piccoli gruppi, ma con la partecipazione di tutte le componenti convenute a Dorio. È poi tempo per la liturgia finale del weekend, a mio avviso la più bella di tutte, forse perché in gran parte ideata da Mario. Dopo la Danza della Terra, ci spostiamo all’esterno della sala, dove recitiamo la preghiera del capo Sioux Allodola Gialla:
O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.
Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli, sono piccolo e debole.
Ho bisogno della tua forza e della tua saggezza.
Fa’ che io cammini tra le cose belle e fa’ che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fa’ che le mie mani rispettino ciò che tu hai creato e le mie orecchie siano acute nel sentire la tua voce.
Fammi saggio, così che io possa conoscere le cose che tu hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere pronto a combattere il mio più grande nemico: me stesso.
Fa’ che io sia sempre pronto per venire a Te con mani pulite e occhi limpidi, così che, quando la vita svanirà come la luce al tramonto, il mio spirito possa giungere fino a Te senza vergogna.
Poi, di fronte a una ciotola piena d’acqua, compiamo un’abluzione simbolica e purificatrice: chi la bocca, chi gli occhi, chi le orecchie, chi le mani. A chiusura della prima parte della celebrazione, un altro momento molto intenso: un girotondo attorno alla fontana presso cui ci siamo messi in cerchio, intonando un canto Navaho e tornando lentamente nella sala:
Cammino nella bellezza che mi precede.
Cammino nella bellezza che mi segue.
Cammino nella bellezza che mi sovrasta.
Cammino nella bellezza che mi sostiene.
Cammino circondat@ ovunque dalla bellezza.
Il mondo è davvero meraviglioso!
Questo culto è davvero universalista, e ne abbiamo la conferma una volta tornati in sala, perché ci vengono proposte delle riflessioni provenienti da varie tradizioni spirituali, come quella hindu e quella ebraica.
Questa domenica predica la reverenda Jak Davis, una pastora inglese di origine Rom, o Traveller (“coloro che viaggiano”), come vengono spesso chiamati nelle Isole Britanniche, e il suo sermone parla a lungo della sua identità Traveller e delle sfide che deve affrontare il suo popolo. Già nelle giornate precedenti la reverenda Davis, che non conoscevo, aveva attirato la mia attenzione per via del copricapo che sempre indossava, che a me ricordava quelli islamici.
Entriamo poi in un altro momento universalista, forse lontano dalla tradizione cristiana più classica, ma pregno di significato: un momento di meditazione e riflessione sugli “antenati”, ovvero le persone che ci hanno amat* e guidat* nel corso della vita. Lo facciamo, per prima cosa, con le parole del monaco zen vietnamita Tich Nhat Hahn:
Vedo mia madre e mio padre, il sangue e la vitalità dei quali scorrono nelle mie vene e nutrono ogni mia cellula. Porto in me la vita, il sangue, l’esperienza, la saggezza, la felicità e la sofferenza di tutte le generazioni passate.
Vedo in me i miei Maestri, coloro che mi mostrano la via dell’amore e della comprensione, la via del respiro, del sorriso, del perdono e la via del vivere pienamente nel momento presente. Vedo il Buddha o il Cristo o i patriarchi e le matriarche come miei maestri e antenati spirituali.
Apro il mio cuore e il mio corpo per ricevere l’energia della comprensione, della gentilezza amorevole e della protezione dei Risvegliati, dei loro insegnamenti e di tutti i loro discepoli.
Faccio voto di praticare per trasformare la sofferenza mia e del mondo. Faccio voto di fare la mia parte per trasformare la violenza, l’odio e l’illusione che ancora impregnano questa società, così che le future generazioni possano vivere più sicure, felici e in pace.
Abbiamo fatto memoria, nel nostro cuore, di tutte le persone che ci hanno guidat* nel cammino della vita e dello spirito, proseguendo poi con qualche minuto di meditazione silenziosa e “musicale”, con l’ausilio di una canzone.
Il momento della Comunione che è seguito è stato di grande impatto e significato, come quelli che l’hanno preceduto. Mario e altre tre persone hanno portato all’altare, dove c’era il pastore, il pane, il vino, un piattino pieno di spezie e una candela. La consacrazione di questi elementi, tutti parte della creazione di Dio, è avvenuta in lingua ebraica, in un clima di gioia, ma anche di decisa sacralità. Mentre il piattino delle spezie girava di mano in mano per essere odorato e gioire così dei frutti meravigliosi della Terra, abbiamo invocato lo Spirito Santo e recitato una preghiera queer:
O Madre nostra, che abiti la Terra,
sia benedetto il tuo nome.
La tua gioia sia qui sulla Terra
così come è in Cielo.
Dacci oggi i nostri baci quotidiani.
Perdona la nostra stupidità
così che anche noi perdoniamo le stupidità
commesse contro di noi.
Fa’ che non cadiamo nell’autogiustificazione o nella rabbia
e salvaci dalla distruzione e dalla negatività.
Perché tuoi sono il Bene, la Bellezza e la Gioia.
Amen
In conclusione, una benedizione di chiaro sapore universalista:
Nel nome di Allah, Dio, Adonai, l’infinitamente Compassionevole e Misericordioso.
Sia lode ad Allah, Dio, Adonai, Signore di tutti i mondi.
Il Compassionevole, il Misericordioso.
Solo te noi adoriamo, solo te noi invochiamo.
Guidaci sul retto sentiero, il cammino di coloro
che hanno ricevuto la tua grazia.
Amen
e un canto tradizionale ebraico, dalla melodia vivacissima e gioiosa, gioia che si riversa sull’assemblea in questi momenti conclusivi del nostro Incontro. C’è però ancora il tempo del pranzo e le ore successive, in cui i nostri ospiti partono alla spicciolata, per rinnovare o stringere amicizie, scambiarsi indirizzi, fare le ultime due chiacchiere.
Altro avrei ancora da dire, ma la mia memoria elefantiaca non arriva a ogni dettaglio; altre cose ho dovuto tralasciarle. Tutt* noi del Cerchio ci auguriamo che i rapporti con le altre congregazioni MCC siano sempre feconde e utili alla nostra crescita. Il weekend di Dorio ha messo il nostro Cerchio in contatto con sorelle e fratelli di altri Paesi ed è stata un’occasione che molt* di noi non dimenticheranno facilmente.
Continua dalla prima parte