Cosa succede in parrocchia quando ci si mette in ascolto delle vite dei credenti LGBT+?
Testimonianza a cura di Daniele, Sergio, Emanuele e Charbel sull’incontro di testimonianza che hanno tenuto nella parrocchia di “San Giuseppe Lavoratore” di Latina il 26 gennaio 2024
Don Nello, parroco della parrocchia di san Giuseppe Lavoratore di Latina Scalo (Lazio), da tempo segue la formazione rivolta ad operatori pastorali finalizzata a rivolgersi in modo dedicato alle persone LGBTQI+, è inoltre psicoterapeuta ed organizza in modo ricorrente incontri serali rivolti in realtà a tutta la diocesi di Latina. Questi incontri, molto apprezzati e frequentati, perseguono l’obiettivo di fornire degli stimoli che permettano ai fedeli di far evolvere il proprio percorso spirituale al di là della dimensione strettamente sacramentale e convenzionale e aiutino a rafforzare il senso di comunità.
L’obiettivo di don Nello è anche quello di creare nel suo contesto locale una realtà aggregativa LGBTQI+ ispirata a principi cristiani ma aperta ad ogni persona in ricerca, per accogliere il bisogno di ascolto ed accompagnamento (non sempre disponibile nelle parrocchie) e di aiutare la comunità a superare pregiudizi ed incomprensioni che nascono proprio in ragione dell’assenza di un incontro autentico.
L’incontro avvenuto la sera del 26 gennaio 2024, a cui hanno partecipato oltre 200 persone, vedeva la nostra testimonianza come gay credenti impegnati nelle chiese locali. La prima impressione è stata quella di un grande interesse ed una rispettosa attenzione. Le testimonianze sono state ascoltate con attenzione e sono state oggetto di numerose domande e riflessioni non polemiche e costruttive. Molte persone alla fine dell’incontro sono venute a salutarci ed abbracciarci, ringraziandoci di cuore per il nostro intervento. La sensazione è stata quella di sentirsi a casa e di ri-conoscerci reciprocamente.
La testimonianza di Sergio è partita dal proprio percorso personale di vita, soffermandosi su alcune tappe fondamentali come il seminario, le prime esperienze sentimentali e gli studi teologici, con paralleli con la vicenda biblica di Giona. Proprio gli incontri, le esperienze e il cammino spirituale e umano lo hanno portato ad approdare nei gruppi di cristiani LGBTQI+ fin dall’inizio degli anni 2000. Dal 2007 ha iniziato con altri amici e amiche un percorso nel gruppo “Alle Querce di Mamre” voluto dall’allora vescovo di Cremona, la prima esperienza italiana di gruppo destinato all’accompagnamento pastorale delle persone LGBTQI+ in Italia, organicamente inserito nelle iniziative pastorali di una diocesi.
La riflessione si è soffermata soprattutto sulla necessità di un cammino condiviso tra Chiesa cattolica e persone LGBTQI+, sull’importanza di non sentirsi un “corpo estraneo” all’interno della Chiesa e che la Chiesa maturi un atteggiamento di ascolto, accompagnamento e accoglienza senza discriminazioni dei cristiani LGBTQI+, quale parte integrante, viva, amata e amante, del Corpo mistico di Cristo, anche in vista di un superamento della necessità di una pastorale specifica. In quest’ottica i gruppi spontanei o inseriti in iniziative pastorali ufficiali, le associazioni e le realtà formate da persone LGBTQI+ cristiane, dai loro genitori e dagli operatori pastorali svolgono un’importante opera di conoscenza, avvicinamento e scambio che porta frutti di “conversione” reciproca.
La testimonianza di Daniele ha fatto riferimento ad una educazione religiosa che è evoluta in adolescenza nella militanza in una importante realtà comunitaria romana, percorso interrotto dopo nove anni proprio a causa della percezione di non accoglienza relativa al proprio orientamento sessuale. Sono seguiti venti anni di distanza dalla chiesa cattolica.
Il riavvicinamento è avvenuto dopo l’incontro con Emanuele, suo compagno da oltre dieci anni, da sempre credente praticante. Daniele ha avvertito la necessità di incontrare altri cristiani LGBTQI+ per tentare di integrare e far crescere in modo più armonico le due identità di gay e cristiano, pertanto ha contattato e fatto parte per circa cinque anni di una associazione storica romana; al termine di questo percorso, insieme ad Emanuele, ha aiutato insieme ad altri amici (limitandosi semplicemente a trasmettere una sensibilità e favorire qualche incontro attraverso l’organizzazione di un convegno) a far nascere nel territorio di Emanuele, Pescara, una realtà aggregativa rivolta sia a genitori che persone LGBTQI+, realtà fino ad allora di fatto inesistente.
Un altro frutto importante della conversione di Daniele è stata l’accoglienza di Charbel, un giovane siriano gay, musulmano convertito al cristianesimo all’età di 21 anni, rifugiato prima a Beirut (dove ricordiamo che l’omosessualità non è legale) e quindi arrivato a Roma tramite i Corridoi Umanitari della comunità di S. Egidio; esiste un progetto di adozione legale condiviso dalla famiglia di origine di Charbel, con cui è nato un rapporto di grande amicizia ed affetto. Charbel nel corso della serata ha avuto modo di raccontare in prima persona la propria esperienza.
Emanuele oltre a fare dei cenni alla propria biografia, ha condotto una riflessione sull’inadeguatezza del linguaggio spesso usato nella pastorale (‘periferie esistenziali’, nuove frontiere, andare gli ultimi…) rispetto alla prospettiva evangelica di cosa e chi si può veramente considerare vicino o lontano, centrale o periferico e richiamando la presenza degli LGBT da sempre esistente nella Chiesa, prima in maniera più nascosta, oggi finalmente alla luce del sole