Cos’ha detto Gesù sull’omosessualità? San Paolo e la lettera ai Romani
Riflessioni del Vescovo Gene Robinson*, Washington Post (Stati Uniti), 8 dicembre 2010, liberamente tradotto da Laura C.
Che cos’ha detto Gesù sull’omosessualità. È vero. Non è documentato che Gesù abbia detto qualcosa riguardo ai rapporti intimi tra persone dello stesso sesso. Ci si deve chiedere perché, se l’omosessualità è un peccato così atroce contro Dio, Gesù stesso non vi abbia mai fatto riferimento.
Da quel silenzio non si può dedurre un’affermazione di tali relazioni, ma, dall’altro lato, perché non si trova nessun cenno di una questione che sta causando la scissione di intere chiese?
San Paolo. La lettera ai Romani
I passaggi nelle epistole di San Paolo ai Romani e ai Corinzi, così come un passaggio dalla prima lettera a Timoteo, sono citati dalla tradizione per condannare l’omosessualità. Uno sguardo più ravvicinato, però, fa sorgere delle domande su tale interpretazione.
Il passaggio della lettera ai Romani afferma che Dio ha voltato le spalle agli empi e ai malvagi – in particolar modo a coloro che hanno abbandonato l’unico vero Dio per gli idoli.
A causa della loro idolatria, « Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. (Romani 1:26-27)
Ancora una volta dobbiamo chiederci qual è il contesto. Questo passaggio dovrebbe essere letto come parte delle osservazioni e degli ammonimenti generali di Paolo ai cristiani che vivevano a Roma. Paolo fa notare che gli ebrei come i gentili hanno bisogno del Vangelo, poiché tutti sono ingiusti e bisognosi della grazia salvifica di Dio.
In particolare, Paolo nomina specificamente la pratica traviata dell’idolatria, molto diffusa nel mondo antico e contraria alla volontà di Dio, in cui “e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili” (Romani 1:23).
In risposta alla loro devozione agli idoli, Paolo dice che “Dio li ha abbandonati a passioni infami”. Paolo sarebbe stato molto consapevole del fatto che alcuni culti idolatrici praticavano la prostituzione sacra come una delle attività devozionali.
Le prostitute sacre erano usate per atti sessuali – sia con uomini che con donne – come atto di culto per l’idolo. Non è chiaro se sia questo quello a cui Paolo si riferiva, ma è una pratica che gli sarebbe stata familiare e che avrebbe denunciato. Bisogna notare che gli atti tra persone dello stesso sesso sono un risultato dell’idolatria, non la causa della rabbia di Dio.
Ancora una volta, come nell’Antico Testamento, quando Paolo usa la parola “natura”, “si riferisce a quanto pare solo agli atti omosessuali compiuti da coloro che altrimenti considerava di orientamento eterosessuale; atti che rappresentano una scelta volontaria di azione contro il proprio desiderio sessuale consueto.”
Paolo si riferisce alle persone che hanno “cambiato” o “abbandonato” “la propria vera – e quindi eterosessuale – natura. Le parole “cambiato” e “abbandonato” indicano chiaramente che si trattava di persone ritenute eterosessuali per “natura” che voltavano le spalle alla loro vera inclinazione.
E per “natura” qui Paolo non sta argomentando sulla “legge naturale” (che sarebbe arrivata solo molto più tardi nella storia e nella teologia Cristiana), ma piuttosto sta parlando a partire dal modo naturale, dalla consuetudine, in cui l’umanità è ordinata.
Infine, seguendo questo passaggio (nel capitolo 2), Paolo critica aspramente i suoi lettori per ogni tipo di atteggiamento giudicante da parte loro: “Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.” (Romani 2:1).
Se Paolo ha parole dure per gli idolatri, mette subito in evidenza che ogni giudizio severo è da evitare. Paolo sembra dire che usare le proprie parole per giudicare gli omosessuali (o chiunque altro) sarebbe un grave errore.
In breve, non siamo certi di quali pratiche sessuali Paolo abbia in mente in questo passaggio. Semplicemente non ce lo dice. Quello che è chiaro è che tali pratiche sono collegate all’adorazione degli idoli – chiaramente non si tratta di quello di cui parliamo oggi.
Le nostre domande implicano un’interpretazione moderna della sessualità umana in cui una piccola minoranza di persone – per loro natura – è orientata affettivamente verso persone dello stesso genere, un concetto sconosciuto alla mentalità antica.
E non stiamo parlando delle prostitute sacre, piuttosto di due persone dello stesso sesso che vivono una relazione fedele, monogama, intenzionata a durare tutta la vita.
Il testo in questione non può esserci quindi molto d’aiuto per rispondere alle domande che ci poniamo. Potete leggere di seguito i passaggi rilevanti del testo paolino:
20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.
28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno (…)
* Questa è il quarto di una serie di articoli del Reverendo V. Gene Robinson, Vescovo della Diocesi Episcopale del New Hampshire e Visiting Senior Fellow al Center for American Progress, Washington DC, che esaminano i testi biblici tradizionalmente usati per rivolgersi alla questione dell’omosessualità a partire da una prospettiva religiosa (ebraica e cristiana).
Testo originale: What did Jesus say about homosexuality?