Credenti LGBT. Una sfida per la Chiesa cattolica
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato su QN, Quotidiano Nazionale de La Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno, il 28 novembre 2022, pag.16
Essere credenti ed omosessuali, una sfida, a lungo un tabù nella chiesa cattolica. Il cambio di Passo si è registrato solo con l’arrivo di Papa Francesco che, se non ha cambiato la dottrina – la condizione omosessuale ancora oggi definita dal catechismo “oggettivamente disordinata” e foriera di atti “intrinsecamente disordinati”, in pratica, un peccato nell’immaginario collettivo – ha sdoganato gay e lesbiche.
Col suo celebre “chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio“, ha incoraggiato, come nessuno in precedenza, l’accoglienza nella Chiesa degli omosessuali che, sotto il suo papato, stanno trovando tempi e modi per organizzarsi. Anche in Italia dove si contano 52 gruppi/associazioni di omosessuali credenti dopo decenni di nascondimento. Ma non tutti i nodi sono stati sciolti, a partire da quello delle benedizioni delle coppie gay.
Padre James Martin dialoga da anni con la comunità Lgbtq: “Benedire le coppie arcobaleno? Il vero amore va riconosciuto“. “L’omosessualità di per sé non è un peccato. I gay non scelgono di essere tali, almeno non più di quanto scelgano di essere destri o mancini“.
Comprensione, ascolto, dialogo e ironia: è su questi pilastri che padre James Martin ha eretto un ponte fra la comunità credente Lgbtq e la Chiesa cattolica nello spirito di papa Francesco che, pur non sbilanciandosi sulla stessa condizione omosessuale, ha esortato a non giudicare gay e lesbiche in cerca di Dio.
Icona di una spiritualità pop, fin dai tempi della sua estrosa Guida di un gesuita a quasi tutto (2017), il 61enne religioso della Pennsylvania – origini siciliane, di Enna – nei giorni scorsi all’Oratorio San Francesco Saverio del Caravita, a Roma, ha tratteggiato, con pennellate di humor e sagacia, i contorni della svolta bergogliana. Un cambio di passo di cui il consultore del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede è il regista principale, a detta di non pochi addetti ai lavori.
Dentro e fuori il Vaticano dove Martin è stato ricevuto, lo scorso 11 novembre, proprio dal Pontefice per un colloquio di 45 minuti “in cui abbiamo parlato delle gioie e delle speranze, dei dolori e delle ansie, dei cattolici Lgbtq. È stato stimolante e incoraggiante“.
Perché ha scelto di concentrarsi su Chiesa e omosessualità?
“Nel 2016, all’indomani del massacro di 49 persone nel night club Lgbtq di Orlando, solo pochi vescovi espressero la loro solidarietà. Di questi appena una manciata usò le parole ‘Lgbtq’ o ‘gay’. Sembrava che anche nella morte la comunità Lgbtq fosse largamente invisibile agli occhi della Chiesa. Per questo ho sentito necessaria un’opera di sensibilizzazione sul tema. La comunità omosessuale è la più marginalizzata all’interno della realtà ecclesiale”.
Con papa Francesco la situazione sembra in evoluzione.
“Questo pontificato rappresenta una grande occasione. Bergoglio è il primo Papa della storia ad usare in pubblico la parola ‘gay’. Col cuore di un pastore, si è rivolto alle persone Lgbtq in molti modi significativi: menzionandole nei suoi discorsi, incontrandosi con loro, scrivendo lettere ai sacerdoti e alle suore che li accompagnano spiritualmente”.
Eppure l’insegnamento della Chiesa non è cambiato, l’omosessualità è ancora una situazione “oggettivamente disordinata”.
“Mentre la dottrina ufficiale non viene modificata, il tono della conversazione è cambiato radicalmente. Quando ho scritto Un ponte da costruire, sono stato criticato per aver usato l’espressione ‘Lgbtq’. Ora il termine compare anche nell’ultimo documento di lavoro del Sinodo. Sta mutando l’approccio e ciò dipende dallo stile pastorale del Papa”.
Crede che la Chiesa debba chiedere scusa agli omosessuali per come li ha trattati?
“Ogni volta che li ha danneggiati, considerati con disprezzo o esclusi, certamente sì. La Chiesa è stata istituita da Gesù Cristo, figlio di Dio, ma è un’organizzazione umana i cui membri commettono degli errori”.
Spera che la benedizione delle coppie Lgbtq, istituzionalizzata dai vescovi delle Fiandre e sostenuta da quelli tedeschi, sia estesa a tutta la Chiesa?
“Di sicuro molti auspicano questo. Tuttavia, un recente responso del Dicastero per la dottrina della fede ha specificato che ciò non dovrebbe accadere. Io pongo solo un interrogativo: c’è un modo per la Chiesa di riconoscere l’amore che esiste nelle coppie dello stesso sesso?”.
Lei ha avuto modo di percepire questo amore?
“Ho conosciuto un uomo gay il cui marito si è preso cura di lui per molti anni durante la sua lotta contro il cancro, fino alla morte. La nostra Chiesa può vedere questo come amore? Può benedire questo amore in qualche modo?”.
Quanto è necessario per la Chiesa cambiare il linguaggio con cui affronta la questione omosessuale?
“Non sto sostenendo alcun cambiamento nell’insegnamento cattolico. Ma è importante notare quante persone Lgbtq trovino quel linguaggio impreciso e persino offensivo”.
FOCUS> La galassia dei cristiani LGBTQ e i loro familiari in Italia
Quattro gruppi sono formati da persone omosessuali e genitori con figli gay.
Sette gruppi sono formati da soli genitori con di persone lgbtq.
Venticinque gruppi si rivolgono indistintamente uomini e donne lgbtq.
Quattro gruppi sono formati da giovani lgbtq.
700/800 persone partecipano ai gruppi di credenti lgbtq.
200/300 partecipano ai gruppi di genitori cattolici con figli lgbtq.
Chi partecipa ai gruppi di credenti omosessuali? 18% donne, 2%, trans, 80% maschi.
Qual è l’età delle persone che frequentano le realtà credenti lgbtq? 50% hanno tra i 35/50 anni, 30% sono over 50, 20% sono under 35.
Fonte: La tenda di Gionata, associazione cristiana di accompagnamento dei cristiani lgbtq e dei loro familiari.