Credere nel matrimonio vuol dire essere contro gli omosessuali?
Riflessioni di Christian Albini tratte dal Blog Sperare per Tutti, 11 maggio 2012
Credere nel matrimonio vuol dire essere contro gli omosessuali? Nessuna persona con un minimo di buon senso risponderebbe di no. Eppure, apprendo con sconcerto, da uno scritto di Gianni Geraci, che la curia di Milano avrebbe negato il consenso di tenere il 22 maggio la veglia di preghiera contro le vittime dell’omofobia in una chiesa cattolica. Come era invece accaduto negli anni precedenti.
La motivazione sarebbe l’imminenza della giornata mondiale delle famiglie che si terrà proprio a Milano dal 30 maggio al 3 giugno con la presenza di Benedetto XVI. In una chiesa, allora, non si dovrebbe pregare per gli omosessuali che subiscono violenza o discriminazioni? O, comunque, non lo si può fare in concomitanza con un evento dedicato alle famiglie? Non c’è nessuna ragione per cui le due cose dovrebbero escludersi.
Altrimenti, vorrebbe dire che per essere a favore della famiglia bisogna essere contro gli omosessuali. Se non si vuole pregare per le vittime della violenza, vuol dire che si giustifica quella violenza. Anzi, anche negare la preghiera in loro favore è a sua volta una forma di violenza.
In tal caso, ci si sposta dalla fede all’ideologia, per cui in nome di un valore si compiono scelte che mortificano la persona umana infrangendo un altro valore. Non sarebbe un atteggiamento conforme al comportamento di Gesù e al comandamento dell’amore.
Se questo episodio sarà confermato, temo che la verità sia più prosaicamente che, in concomitanza con un evento ecclesiale internazionale, per un fatto di immagine non si vuole che la diocesi sia in alcun modo associata agli omosessuali e ai gruppi che li rappresentano. Devono diventare invisibili in un’occasione del genere per evitare di dargli una qualunque legittimità. Sarebbe veramente triste, per non dire altro. Vorrei tanto che il tutto fosse un equivoco che si chiarirà nei prossimi giorni.
Preghiera contro l’omofobia: il chiarimento di Milano (12 maggio 2012)
Pubblico con grande gioia, dopo il mio ultimo post. “In merito alle veglie per le vittime dell’omofobia che si terranno dal 13 al 30 maggio prossimi, l’arcidiocesi di Milano in comunicato stampa emesso nella serata dell’11 maggio 2012, e ripreso dalle agenzie stampa nazionali, ha ribadito: ”Nessun ‘imbarazzo’, nessun ‘divieto’, nessun ‘no’ all’organizzazione a Milano delle veglie di preghiera per le vittime della violenza dell’omofobia e’ mai stato espresso dalla Curia Arcivescovile di Milano”.
”L’indicazione data dalla Curia – ed oggi ribadita – e’ che la veglia di preghiera – che sempre si celebrava in una parrocchia della citta’ – si tenga anche per quest’anno”, spiega il comunicato. ”Quando mi e’ stata formulata la richiesta – spiega mons. Erminio De Scalzi, vicario episcopale della Diocesi ambrosiana per la citta’ di Milano – ho solo espresso il consiglio di tenere questo incontro nelle settimane successive, quando le parrocchie saranno meno impegnate dalle celebrazioni del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Da allora non ho piu’ avuto contatti con i richiedenti”.
La decisione di mons. Erminio De Scalzi d’incontrare in Curia, nella mattinata di sabato 12 maggio, Gianni Geraci, portavoce del gruppo di credenti omosessuali del Guado di Milano, per un incontro chiarificatore sulla veglia di Milano è stata accolta positivamente. L’auspicio e che la Curia milanese saprà “con quella sollecitudine pastorale che è sempre stato il suo tratto distintivo” trovare un chiesa milanese non parrocchiale, e perciò non coinvolta a Milano nelle celebrazioni del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, dove poter far celebrare ai cristiani omosessuali milanesi la veglia di preghiera per ricordare le troppe vittime della violenza dell’omofobia, in comunione con le altre 22 veglie in corso in Italia e Spagna sino al 30 maggio”.