Noi cristiani evangelici a Milano per confrontarci su Bibbia e omosessualità
Riflessioni inviateci da Massimo Aprile nell’ottobre 2017
Oltre 40 partecipanti, persone provenienti da 9 diversi paesi, tutti insieme, un’intera giornata, sabato 23 settembre 2017 nei locali della chiesa battista di Milano, via Pinamonte, per confrontarsi con la Bibbia sul tema della omosessualità. La conduzione è affidata alla Segretaria del Dipartimento di Teologia, Cristina Arcidiacono, pastora della Chiesa di Cagliari, biblista.
La mattinata è dedicata all’analisi dei testi considerati rilevanti che in realtà sono pochi. Alcuni sono “inutilizzabili”. Quello di Genesi su Sodoma e Gomorra, ad esempio, non è pertinente perché parla di violazione del carattere sacro dell’ospitalità. La tentata violenza sessuale di gruppo di cui si narra non tratta di rapporti omoaffettivi tra persone adulte consenzienti.
Il testo spesso citato del libro del Levitico che proibisce le relazioni di uomini con altri uomini “come si hanno con una donna” (20, 13) tradisce una visione gerarchica delle relazioni. Si proibisce l’atto sessuale che degrada l’altro uomo “riducendolo a donna”. La prescrizione è tratta dal Codice di Santità, raccolta di leggi che esprime una preoccupazione identitaria in terra d’esilio. Se si dovesse considerare valida una di quelle prescrizioni, andrebbero applicate anche le altre, insieme alle relative sanzioni, il che è improponibile.
Nell’altro testo, quello neotestamentario che condanna i rapporti omosessuali, contenuto nell’Epistola ai Romani 1,18-32, il tema centrale non è l’omosessualità ma l’idolatria dei pagani. Paolo mostra di non conoscere o di non essere interessato a trattare una omosessualità che non sia quella espressa dai pagani collegata a pratiche religiose idolatriche.
La prima conclusione, fondata su questa analisi, è che l’approccio “La Bibbia dice…” a cui segue la citazione di un versetto fuori contesto è sbagliata esegeticamente ed è fuorviante teologicamente. Esiste sicuramente una omosessualità peccaminosa, non meno che una eterosessualità traviata, quella che si esprime nella prepotenza, nella manipolazione, nell’idolatria, nella violenza. Situazioni completamente diverse dai rapporti che si vivono nell’amore, la tenerezza, l’affetto e il rispetto reciproco.
La seconda parte della giornata è stata dedicata al confronto dei testi biblici con le categorie teologiche che riconosciamo fondamentali: la giustificazione per grazia mediante la fede, la teologia della croce, il messaggio di amore di Gesù che raggiungeva tutti al di là delle differenze etniche e religiose, sociali e di genere.
Sola Scriptura, dunque ma anche Tota Scriptura. La Bibbia va letta nel suo insieme, altrimenti i versetti scelti ad arte rischiano di essere come certe intercettazioni telefoniche che condannano la persona per una parola “ritagliata e avulsa dal contesto“.
Poi è arrivata la condivisione. Con una piccola animazione ciascuno/a ha detto la propria offrendo una restituzione rispetto a quanto ascoltato. La domanda era su quale tipo di chiesa vogliamo essere e le risposte, nonostante il carattere interculturale dei partecipanti, ha evidenziato una convergenza oltre ogni aspettativa. Desideriamo essere una chiesa aperta, accogliente, in cui non si giudica, una chiesa che rispetta la coscienza e le scelte delle persone, una chiesa governata dall’amore e non dallo scrupolo religioso o dall’ansia di purezza, una chiesa salvata per grazia.
La foto scattata alla fine restituisce anche il clima in cui i lavori si sono svolti: sorrisi, reciproco ascolto, fraternità e sororità, soddisfazione per le informazioni ricevute e per la possibilità di esprimere le proprie opinioni e sentirsi rispettati.