Cristiani trans gender e cristiani gay, il nostro comune legame
Divertente?! Chi ha detto che essere cristiani debba essere divertente?! Ecco – se affermiamo che l’essenza dell’essere cristiani è fare di Gesù Cristo il Signore. Egli ci accetta – ma molti altri, inclusi molti cristiani, no. E risolvere le differenze non è divertente.
Essere cristiani transgender è, sotto molti aspetti, simile all’essere cristiani gay. Abbiamo numerosi problemi in comune da affrontare, altri problemi sono solo nostri.
In un certo senso questi problemi non sono molto diversi da quelli che molti altri umani hanno affrontato -per esempio, un nero americano in una chiesa bianca nel 1900.
“Perché mi rifiutano?” “Perché sono diverso?” “Perché Dio mi ha fatto così?” Nessuna di queste domande è divertente !
Di solito la prima esperienza dell’essere transgender è uno scioccante diverbio con un genitore -”No, tu NON vuoi essere una ragazza ! Smettila di ripeterlo o tuo padre ti picchia !”-
Oppure può essere quando si dice a un gruppo di bambini “Okay, bambini, tutte le ragazze di qua e tutti i maschi di là. Robbie ! Impara ad ASCOLTARE ! Ho detto tutti i maschi di LÀ !”
Ma io STAVO ascoltando ! Erano loro che non stavano SENTENDO, un dilemma comune nell’infanzia dei transgender.
Essere transgender è diverso dall’essere gay nel senso che non si tratta solo del dilemma dell’espressione sociale e interpersonale, gli individui transgender sono solitamente in conflitto con la realtà stessa.
Dalla più tenera età viene loro detto che non sono ciò che essi percepiscono o credono di essere, o sanno di essere.
La loro conoscenza letterale del sé in relazione a se stesso e del sé in relazione agli altri viene messa alla prova, e vengono letteralmente forzati a comportarsi come qualcun altro -qualcuno di “quell’altro” sesso.
Da bambino sono stato sovente rifiutato o maltrattato dai miei coetanei. Sembrava esserci un piccolo gruppo di “noi”, e in qualche modo ci trovammo insieme.
Ho avuto la fortuna di aver trascorso il periodo dall’asilo nido alla maturità nella stessa zona e ora guardando indietro posso rivedere lo sviluppo di molti di “noi” coetanei.
So che molti si sono resi conto di essere gay in periodi diversi della nostra adolescenza. Ho il sospetto che molti tra coloro di cui si sono più o meno persi i contatti siano i transgender.
Alcuni sono apparentemente ancora nella fase di forte negazione (me li ricordo anche troppo bene !) Alcuni hanno finito per essere apparentemente normali, bravi padri di famiglia. Però forse non sono sinceri con me !
Ho recentemente rintracciato un vecchio amico che ero sicuro fosse transgender – lui è quello che si alzò a gridare pieno di frustrazione all’incontro dei Boy Scout “Siamo RAGAZZE ! Siamo RAGAZZE !”.
I capi scout ci stavano instillando un mucchio di aspettative da macho man che, così pare, furono veramente troppo per il mio amico.
Così sono stato sorpreso di vedere questo amico, ora sui 45 anni, come un padre di famiglia, coinvolto a fondo nella sua chiesa cristiana molto conservatrice come il suo stile di vita. Con mia sorpresa si occupa addirittura di scoutismo !
Per molti di noi, comunque, la nostra storia può seguire il suo corso – fino a che ci spegniamo. Se la situazione del mio amico sia un esempio di guarigione attraverso l’obbedienza cristiana o solo l’ennesimo esempio di cosa andiamo incontro quando cerchiamo di adattarci ed essere “normali” nel nostro ruolo di genere, è una cosa su cui si può discutere.
Molti di noi, in ogni caso, si riferiscono a quegli anni come al nostro periodo di estrema autonegazione e soppressione.
Essere transgender è diverso dall’essere gay anche nel senso dell’autopercezione come membro del sesso opposto.
L’identità di genere è una questione completamente diversa dall’orientamento sessuale, anche se alcuni transgender sono anche gay.
L’azione reciproca dei due fattori porta ulteriori complicazioni all’individuo. Non si tratta solo di ammettere il fatto “Hey, sono gay !”.
Sono in gioco l’intero essere e l’intera esistenza della persona, e molte volte l’individuo non è nemmeno consapevole di cosa sta succedendo, dato che il rafforzamento definitivo della sua autopercezione è stato così prematuramente e inesorabilmente definito dagli altri che alla fine si è dovuto arrendere.
Ogni persona transgender affronta il suo dilemma in modo personale, anche se esistono dei modelli. Coloro che si sentono parte del genere opposto in maniera persistente fin dall’infanzia tendono a operarsi (con la riassegnazione chirurgica del sesso).
Questi individui sono frequentemente anche gay -sono attratti dalle persone del loro sesso di nascita e allo stesso tempo si percepiscono membri del sesso opposto.
Qualche volta attraversano un periodo in cui pensano di essere gay, mentre altri non si chiamerebbero mai tali ma si vedono come eterosessuali imprigionati nel corpo e nel genere sbagliati.
Coloro che, in qualche modo, riescono a trovare la forza di provare a vivere con successo il ruolo di genere assegnato loro dalla società -e dalla biologia- fanno dei percorsi simili.
Tendono a sforzarsi di “essere un vero uomo o una vera donna” e di vivere conformemente alle aspettative della società. Questo implica spesso un matrimonio precoce nel tentativo di essere normali nel loro genere sociale e nella funzione sessuale.
Tendono a intraprendere carriere in ruoli prettamente maschili o femminili. Molti maschi finiscono nell’esercito o nelle forze dell’ordine, per esempio. Le femmine tentano di essere le migliori casalinghe. Di solito tutto ciò è una disperata preghiera per essere accettati.
Coloro che provano ad andare avanti nel ruolo di genere assegnato spesso ricorrono alla loro fede religiosa e alle loro credenze allo scopo di rafforzarsi e irrobustirsi nel ruolo socialmente assegnato. Questo è stato il mio percorso.
Alla fine dell’adolescenza ho affrontato una drammatica esperienza, o consapevolezza, spirituale. Guardando indietro, in effetti era il lato femminile di me che si faceva strada e comprendeva che io ero accettato senza riserve per ciò che ero davanti a Dio e che gli insegnamenti spirituali del cristianesimo (in contrasto con la sua tradizionale espressione religiosa) coincidevano con chi ero internamente -avere cura, servire, dare, condividere, sostenere.
Sfortunatamente sono stato gradualmente “guidato” da chi aveva la massima influenza nella mia vita a servire Dio a tempo pieno – ma secondo le loro idee.
Mi sono trovato in seminario (cosa per cui oggi sono grato) dove gradualmente persi il mio senso del sé e la spiritualità, mentre rinforzavo il ruolo maschile di “diventare uomo di Dio”.
Soffocando in questo ruolo, mi chiedevo come avrei potuto almeno essere me stesso, un essere umano espressivo, creativo, spirituale. Alla fine sono diventato cappellano dell’esercito per nove anni.
In questo milieu sociale più vasto nessuno poteva definire per me la mia spiritualità o le mie credenze religiose. In ogni caso ho lasciato mano libera all’esercito nel “fare di me un uomo”.
Me ne sono andato dopo molte esperienze fantastiche e aver imparato molto.
Cominciai anche a crollare cercando disperatamente di trovare il “vero me” di fronte a Dio nelle radici della mia spiritualità dove trovai Lui per la prima volta o dove Egli per la prima volta scelse di rivelarSi a me in Spirito e Verità.
Non avevo compreso quanto la mia spiritualità fosse intrecciata con la mia psiche femminile e la mia autoidentità.
Alla fine credo che tutti noi che abbiamo provato questo percorso in età adulta possiamo obbligarci a metterci drammaticamente di fronte al nostro dilemma, o trovare un modo di vivere il resto della vita nella totale negazione – vivendo secondo le definizioni del sé imposte dall’esterno.
Il suicidio è un serio rischio per i transgender. In anni recenti, con la maggiore consapevolezza della società sull’esistenza stessa dei transgender e con un maggiore supporto, molti sono stati salvati da questa tragedia.
Quando il proprio intero essere viene continuamente provocato c’è un prezzo da pagare, e mi sento male per chi è caduto nell’agonia della disperazione commettendo suicidio.
Ma mi sento quasi peggio per quelli che hanno problemi di identità di genere e passano l’intera vita negando, o inconsapevoli di quella cosa da qualche parte nel loro intimo che li ossessiona. Si battono per essere accettati ma magari nemmeno capiscono il perché. Forse il mio amico è uno di questi.
Come cristiano, inoltre, mi sento molto male anche per chi vive nella negazione e usa la sua fede per rinforzare ruolo e definizione di sé imposti dall’esterno.
Sento che non hanno mai trovato la vera libertà che Dio può dare e non hanno mai fatto l’esperienza di essere accettati al 100% concessa a noi che chiediamo aiuto nel nome di Gesù Cristo e restiamo di fronte a lui completamente nudi, così come siamo.
Evitare il suicidio o l’autoconsapevolezza confinandosi in un ruolo per tutta una vita, come in una prigione, non è la mia idea del piano di Dio per le nostre vite. Forse il mio vecchio amico si trova a questo punto, purtroppo.
Non c’è quindi da stupirsi che molti non si trovino mai. L’identità di genere non è una scelta -viene determinata prima della nascita ma non è evidente a occhio nudo.
Di solito ha a che fare con la formazione del cervello; l’identità di genere si stabilizza intorno alla sesta o settima settimana di sviluppo del feto !
Dato che i cervelli maschili e femminili sono estremamente diversi in struttura e funzione, mettere quello sbagliato nel corpo sbagliato è qualcosa come mettere un chip di un Macintosh in un IBM o viceversa, o ficcare una videocassetta Beta nel registratore VHS -un casino non da poco !
Molti riescono a eludere il raggiungimento della consapevolezza di “perché sono così?”. Vivono la vita adattandosi piuttosto che crescendo.
Noi speriamo che passi più lunghi e maggiori sforzi nella direzione della consapevolezza e dell’educazione apriranno la porta ad autoconsapevolezza e autoaccettazione per molti nel futuro, come anche nella società.
In un certo senso sento che Dio mi ha dato questo dono (come lo chiamerebbe qualcuno) o maledizione (come lo chiamerebbe qualcun altro) come sfida verso la mia crescita definitiva e verso il Suo fine eterno. Ha avuto le sue benedizioni e i suoi dolori.
La maggior parte dei conflitti tendono ad essere dove il dolore diventa evidente. In ogni caso ora posso far risalire molte delle benedizioni e delle gioie della mia vita al fatto che sono una transgender -nata in un corpo maschile con un cervello femminile, non senza molti tratti fisici femminili – quanti ragazzi in prima media vengono votati “secondo seno più grosso della classe!”
Non c’è da stupirsi che molti abbandonino la loro semplice fede e vadano in cerca di un sistema (o non-sistema) religioso o spirituale che permetta loro di definirsi per quello che sono, ed essere pienamente accettati.
Anche noi che abbiamo preferito scegliere di essere cristiani troviamo difficile essere accettati -che sia dalle nostre chiese o famiglie, o sia accettare noi stessi di fronte a Dio alla luce delle nostre credenze o delle dottrine che abbiamo introiettato.
Fare di Gesù Cristo il Signore delle nostre vite presenta un’ulteriore dimensione che a volte è estremamente difficile per il transgender – e che può diventare estremamente soddisfacente facendoci trovare la Sua via per noi.
Trovare una definizione per “transgender” è difficile in sé. Non ci sono solo quelle date dalla comunità medica e da quella psicologica, ci sono termini usati all’interno della comunità stessa che qualche volta si sovrappongono ma che hanno significati diversi. Alla faccia della confusione !
La definizione scientifica della nostra condizione è “Disforia di genere” che è definita come “…il desiderio di essere, o l’insistenza di essere, un membro del sesso opposto…[e]…persistente disagio nel sesso assegnato o un senso di disadattamento nel ruolo di genere di quel sesso.”
Ci sono “travestiti”, qualcuno si include nel novero dei transgender, altri no. Sono solitamente maschi eterosessuali o bisessuali che non hanno alcun desiderio di cambiare il loro sesso biologico ma che amano vestirsi da donna o emulare comportamenti e ruoli femminili.
Il termine “drag queen” si usa solitamente per gay estremamente appariscenti che spesso sperano così di attrarre un altro amante maschio.
Ci sono “transessuali” – e credo che la maggior parte di coloro chiamano se stessi ”transgender” sono transessuali, o cross-gender, per definizione.
Tuttavia il significato dato dai media e dalla cultura popolare è “qualcuno che ha cambiato il proprio corpo nell’altro sesso”. In realtà solo il dieci per cento circa di chi viene definito transessuale fa ricorso alla chirurgia.
Poi c’è il rimanente che preferisce essere chiamato “transgender” per numerose ragioni. È l’altro novanta per cento di quelli che chiamerei transessuali o cross-gender.
Sono le persone che scelgono una miriade di strade per esprimere il loro genere. Alcuni semplicemente si limitano al travestitismo per ragioni familiari, di lavoro, storie mediche che non permetterebbero un’operazione, e altre situazioni le più svariate.
Alcuni si permettono di esprimerlo in privato ma non in società. Altri vanno fino in fondo, eccetto operarsi, nel diventare e vivere come membri del sesso opposto.
Dove sono i cristiani? Li trovi ovunque. Conosco dei cristiani ad ogni livello del mondo transgender – travestiti, transessuali operati, transgender che si astengono per via della famiglia, transgender che vivono nel ruolo opposto, e anche quelli che vivono un ruolo di genere di giorno e un altro di notte !
Essere cristiani e transgender non sembra indicare univocamente vie o soluzioni al dilemma di genere di ognuno. Cosa rende diversi i cristiani transgender? Molti dettagli.
Prima cosa, la questione di fare di Gesù Cristo il Signore – trovare la propria strada non con una ricerca individuale ma con uno sforzo di preghiera e ricerca sentito con il cuore e molte volte doloroso e tumultuoso è una risposta appropriata al sentire che Dio ti accetta.
Comunque, il rifiuto subito dagli altri, e perfino da noi stessi, nei confronti del nostro corpo, è dove ha luogo la lotta per il Signore.
Si potrebbe dire che la più comune esperienza di un bambino maschio transgender è la preghiera “Ti prego Signore, fa’ che mi risvegli ragazza !” Almeno si è partiti pieni di fede !
Il trauma di sperimentare che la propria autodefinizione è opposta al ruolo di genere che ci viene inesorabilmente imposto, insieme al frequente rifiuto dei più importanti sostegni sociali – genitori, amici, fratelli e sorelle, chiese- porta molti transgender ad abbandonare la propria fede.
La quotidiana mancata accettazione può rendere chiunque cieco all’oceano di amore e accoglienza che Cristo rende disponibile. Forse è per questo che Gesù, durante il Suo ministero sulla terra, si è occupato tanto degli oppressi e degli emarginati.
Non è raro trovare individui transgender che si rivolgono allo spiritismo, all’universalismo, alla stregoneria, o a qualsiasi altra espressione spirituale possano trovare che sia più disposta ad accettarli. Per natura i transgender tendono ad essere persone piuttosto spirituali. Trovano un modo di esprimere questa spiritualità in una qualsiasi forma che offra accoglienza.
Date un’occhiata a una chiesa media. Probabilmente vedrete che c’è un numero sproporzionato di donne. Sembra esserci qualcosa nel cervello femminile che lo rende più aperto alla spiritualità. Il cervello maschile tende a usare un solo emisfero alla volta, focalizzandosi sul compito immediato. Il cervello femminile tende a orchestrare e a fare riferimento ai due emisferi congiuntamente. Ecco perché a volte le donne sembrano indecise -stanno analizzando più dati in una miriade di dimensioni !
Questa stessa struttura cerebrale si presta al cliché dell’ “intuizione femminile”. Il cervello femminile ha la tendenza a vedere più dell’ovvio e a sentire oltre i cinque sensi. Questo, a sua volta, lo predispone alla spiritualità, una dimensione sconosciuta o invisibile.
Ora -per confonderci ancora di più le idee- ogni persona ha la sua miscela di caratteristiche di genere. Ci sono maschi con caratteristiche di genere molto femminili ma che non sono transgender. Si sentono bene come maschi.
Lo stesso vale per le donne -donne con caratteristiche molto maschili che stanno bene e si sentono a loro agio nel corpo in cui sono nate. Hollywood ama ritrarre questi tipi particolari al cinema e in televisione -il sergente donna dell’esercito, quella tutta d’un pezzo che abbaia ordini o il casalingo sono buoni esempi.
Devo precisare a questo punto che quasi tutta la mia esperienza e la mia conoscenza dell’argomento transgender verte sui maschi biologici (comunemente chiamati m2f o mtf, da maschio a femmina). Ho avuto poco a che fare con le donne biologiche (comunemente chiamate f2m o ftm , da femmina a maschio) nonostante i miei sforzi.
Non posso parlare con autorità sulle cause o sul decorso della loro sensibilità transgender ma le questioni sul tappeto sono simili.
I maschi transgender tendono ad essere molto estremi su una scala di caratteristiche di genere un’altissima percentuale di caratteristiche femminili (ho alcuni dati la cui media è il 96%) e una percentuale bassissima di caratteristiche maschili (5% o meno !). Queste persone non sono affatto così riconoscibili in società come si potrebbe pensare.
Non sono quindi rimasta sorpresa di leggere in uno studio su persone in carriera e i loro livelli di testosterone che i pastori hanno i livelli più bassi.
Potrebbe esserci qualcosa di biologico che predispone le persone alla spiritualità. Può essere la struttura del cervello, oppure può avere a che fare con un’altra dimensione ancora, l’equilibrio ormonale, che contribuiscono a fare di noi ciò che siamo, individui unici di fronte a Dio.
Come cristiani e transgender, comunque, la strada è resa difficile non solo da come esprimiamo la nostra preferenza sessuale, il dilemma frequente tra i gay, ma in modo più profondo, da come presentiamo noi stessi. Un cristiano gay può scegliere di nascondersi e di esprimersi sessualmente a casa sua.
I cristiani transgender hanno il fardello aggiuntivo che sono consapevoli che per essere chi sanno loro stessi di essere di fronte a Dio e in Spirito e Verità, il loro intero essere -corpo,ruolo sociale ed esistenza su questa terra- è in conflitto.
Sfortunatamente, anche se risolvono fino in fondo il loro dilemma attraverso la chirurgia e la completa trasformazione nel ruolo di genere opposto si ritrovano ad essere perseguitati dal proprio passato e rifiutati dalle chiese.
È vero che molti gay vengono attaccati nelle loro espressioni sociali – gay e transgender hanno caratteristiche in comune, quelle caratteristiche che vengono chiamate effeminate.
Ancora adesso alzo il mignolo mentre bevo e spesso ero al centro di prese in giro anche se riuscivo splendidamente a recitare il ruolo del maschio normale. Abbiamo molte di queste cose in comune.
Le espressioni e i cambiamenti che un individuo transgender deve affrontare per “uscire fuori” o essere onesto con se stesso (e a maggior ragione con Dio !) sono molto maggiormente causa di rifiuto nella società e specialmente nelle chiese.
Ho sentito in più di una occasione di persone transgender che avevano deciso di frequentare la chiesa nei loro panni femminili solo per sentire membri gay e lesbiche della congregazione lamentarsi perché quelle persone stavano distruggendo tutti i progressi da loro fatti all’interno della chiesa!
Quello che non riescono a capire è che sono stati solitamente gli sforzi di gay e lesbiche di educazione all’accoglienza che hanno preparato la congregazione per una sfida ancora più grande -un transgender !
L’accoglienza dei transgender si attribuisce spesso alla fondazione delle comunità gay/lesbiche, ma vedo questo come un sommo traguardo e non come un’offesa.
Molti transgender come molti gay possono raccontare storie terribili di come hanno tentato di rompere il ghiaccio tra le loro chiese solo per trovare rifiuto, perdita del proprio ruolo o essere direttamente buttati fuori dalla chiesa.
Gay e transgender sono entrambi a rischio per questa mancanza di accoglienza.
Dato che molte chiese e tradizioni tendono a considerare i transgender come una sottoclasse dello stile di vita gay, molto in generale, se vengono rifiutati i gay, anche i transgender lo saranno.
Se una chiesa valuta altamente la “Dottrina scritturale” allora il rifiuto di entrambi gli stili di vita è quasi certo.
Se sono capaci di valutare l’enorme amore di Dio e la salvezza del credente per sola grazia, allora lì ognuno di noi ha una possibilità di trovare un luogo di culto, amicizia e accoglienza.
Ironicamente, nonostante le loro lotte con le Scritture, le chiese e il rifiuto, molti transgender non accettano i gay!
Beh, magari non i gay come persone ma l’espressione dell’attività sessuale dei gay. Questo si basa solitamente sulla loro comprensione tradizionalista di quelle Scritture che condannano le pratiche omosessuali.
Anche se questi transgender hanno trovato un modo di relazionarsi a Dio possono avere ancora difficoltà con queste Scritture se hanno convinzioni tradizionaliste e conservatrici sulla Bibbia.
Altri, come me, in passato hanno guardato di traverso i gay per diverse ragioni. Prima di tutto, noi uomini transgender non raramente siamo stati aggrediti durante gli anni della formazione con l’accusa di essere gay a causa del modo di comportarci, del linguaggio del corpo e degli interessi.
Secondo, se siamo biologicamente eterosessuali abbiamo quasi certamente avuto le nostre esperienze di approcci espliciti da parte di omosessuali confusi del nostro sesso di nascita. Entrambe le cose possono contribuire a una diffidenza verso i gay.
Cosa significa essere transgender e cristiano? Un sacco di cose. E la comunità gay ha l’esperienza e il background per comprenderci meglio di chiunque altro, e viceversa.
Come cristiani, transgender e gay/bi/lesbiche abbiamo molto in comune – le nostre lotte interiori, i nostri coming-out, le nostre battaglie per farci accettare in famiglia, nella società e nelle chiese, e la nostra comune fede e spiritualità, a prescindere da come la esprimiamo.
Credo che dobbiamo imparare molto gli uni sugli altri, e che abbiamo anche molto da contribuire gli uni per gli altri.
La tolleranza delle nostre differenze è importante, non solo perché condividiamo lo stesso Signore come Suoi Servi ma perché condividiamo molte sofferenze e persecuzioni per essere come Egli ci ha creati -accettati da Lui.
Questa tolleranza (come minimo) o piena accettazione (come sarebbe auspicabile) verrà se ci focalizziamo sulla prima cosa – essere cristiani- e secondariamente su ciò che abbiamo in comune.
Solo allora possiamo portare a termine ciò che deve essere fatto per trasferire questa stessa tolleranza o accoglienza all’interno del Corpo di Cristo, sia che siamo gay, transgender, neri, nativi americani, geni o autentici idioti, o solo un po’ diversi!
Testo originale: Transgendered christians, gays and our common bond