Cronache di Ordinaria Omofobia: focus sulla Campania
Riflessioni di Massimo Battaglio per il progetto Cronache di ordinaria omofobia
Anche la scorsa settimana si chiude con la media di una vittima di omofobia al giorno. I casi registrati sono solo quattro ma due di essi sono stati aggressioni plurime. La somma delle persone interessate fa appunto sette. Curiosamente, metà degli episodi sono avvenuti in Campania.
- 14/09/2020: Altavilla Irpina (AV): giovane ragazza trans denuncia una donna quarantacinquenne che, da molto tempo, continua a coprirla di insulti in pubblico ogni volta che la vede passare. In passato era stata anche aggredita fisicamente.
- 17/09/2020: Novara: Due ragazze lesbiche conviventi, prese di mira dai vicini, tentano un chiarimento che però si trasforma in pesante aggressione. Si ipotizza il reato di tentato omicidio.
- 18/09/2020: Napoli: Studente dell’Orientale minacciato da un energumeno con futili motivi (“scansati che devo passare”) e poi picchiato. All’aggressore si aggiungono altri nove picchiatori e diventa chiaro il vero motivo del pestaggio. Il giovane è infatti coperto di insulti omofobi.
- 18/09/2020: Padova: Marlon e Mattias sono in piazza con altri amici e si scambiano un bacio. Un gruppo di ragazzi li insultano. Loro si spostano. Questi li inseguono e,a invitati ad andarsene, li picchiano selvaggiamente. Vittima dell’aggressione è anche uno degli amici di Marlon e Mattias.
Un tristo concentrato di violenza: su quattro casi, tre sono di aggressione fisica. L’altro ne porta comunque il ricordo. Sembra di essere tornati indietro, quando omofobia voleva dire essenzialmente botte.
Ma la concentrazione di omofobia denunciata in Campania ci obbliga a riflettere su quanto sta avvenendo nell’area di Napoli, dove non si è ancora spenta l’agitazione per l’uccisione di Maria Paola Gaglione e del massacro del suo fidanzato Ciro.
In Campania si sono registrate, dal 2012 a oggi, 137 vittime di omofobia. Sono ben più di un terzo di quelle di tutto il sud (in tutto 359, delle quali ). Di esse, 65 (quasi metà) abitano a Napoli o negli immediati dintorni. Questa distribuzione non riflette le proporzioni tra la popolazione meridionale. Infatti, gli abitanti della Campania sono 5.839.084, meno del 30% di quelli di tutto il sud, che sono 19.468.555. Lo sbilanciamento è ancora più evidente se si deducono i turisti, cioè vittime di omofobia portatrici di una cultura diversa da quella locale. Si passa infatti dalle 359 vittime complessive alle 332 autoctone. In questo caso, le vittime campane rappresentano il 41%.
La città di Napoli conta un milione di abitanti, cioè un quinto di quelli campani. Il tasso di omofobia della capitale (65 vittime ogni milione di abitanti) supera di gran lunga quello dell’intera regione (23.61). Quest’ultimo dato riflette d’altra parte un fenomeno che si verifica in tutte le grandi città (Roma, Milano, Torino e appunto Napoli).
Significa che Napoli è più violenta? No. Significa che Napoli è più matura e denuncia di più. I napoletani non nascondono i torti subiti e, soprattutto, non ne occultano i motivi.
E’ sempre stato così? Tutt’altro. Nel 2012 e nel 2013, dalla Campania non è pervenuta alcuna notizia di episodi omofobi. Silenzio totale. Poi si è cominciato a parlare. Sono spuntate 9 vittime nel 2013, 13 nel 2014, fino a 30 nel 2017 e a 38 nel 2018. Poi una flessione: nel 2019, le vittime sono state 21 e, nei primi nove mesi del 2020, solo 14.
Cos’è capitato? E’ capitato che le associazioni lgbt, Arcigay e le associazioni trans, si sono dotate di strumenti per agevolare l’emersione dei fatti. Hanno incoraggiato le vittime a denunciare e hanno fornito loro assistenza (con enorme impegno di tempo ed energia da parte dei volontari delle singole realtà associative). Hanno coinvolto le istituzioni e i servizi sociali e sensibilizzato la politica. E la verità è venuta fuori.
Il ruolo delle donne trans in questa campagna è stato determinante. E infatti, un quarto delle vittime denuncianti sono proprio trans. E’ una cifra enorme, se si pensa all’incidenza reale delle persone trans sulla popolazione, che è assai meno dello 1%. Praticamente, a Napoli, quando una trans o un trans subiscono un torto, non stanno più zitti.
E’ presto per dire se questo movimento sia servito a qualcosa ma la flessione degli ultimi anni fa ben sperare: a forza di denunciare, a forza di parlarne, l’omofobia è sempre meno socialmente accettata e finisce per diminuire.
Forse amo un po’ troppo la Campania e i suoi attivisti lgbt ma penso che sia un esempio da seguire.
Per Approfondire: OMOFOBIA.ORG – Cronache di Ordinaria Omofobia
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