“Cul de Sac”. Una lesbica iraniana in fuga per la vita
Intervista di Verena Stern e Yun Vina tratta da Migrazine (Germania) del febbraio 2010, liberamente tradotta da B.L.R. Eglantyn
Cul de Sac (Vicolo cieco) è una storia – documentario basata sulla vita reale dell’attivista LGBT e regista Kiana Firouz, che emigrò dall’Iran alla Gran Bretagna. Mashad Torkan, co-sceneggiatrice/direttrice/produttrice di ‘Cul de Sac,’ parla della realtà omosessuale iraniana e di come il film abbia contribuito a far risaltare politicamente e pubblicamente il dibattito sull’asilo (degli omosessuali iraniani) in Gran Bretagna.
Che cosa significa essere una donna lesbica nell’odierna società iraniana? Come sopravvivono?
Se sfogliamo le pagine dei libri di storia, rintracceremmo che l’omosessualità è sempre esistita nella società iraniana ma ora, ovviamente sotto un regime di legge islamica, l’omosessualità è illegale e un tabù.
I gay iraniani sarebbero frustati, impiccati o lapidati a morte se fossero trovati. In una società come quella dell’Iran, risultato di ignoranza come anche di una mentalità religiosa presente il problema è considerato una malattia mentale, un comportamento immorale e un peccato che è soggetto a punizioni dure.
Questo costringe i gay e le lesbiche ad isolarsi per sopravvivere, con paura costante. Sfortunatamente ci sono alcuni che continuano a sperimentare abusi sia mentali che fisici. Certo, per le lesbiche è anche peggio, semplicemente perché sono donne. Le donne sono elementi vulnerabili della società o cittadini di seconda classe che, comparandoli agli uomini, sono inferiori.
Le donne omosessuali devono nascondere la loro vera identità sessuale e vivere segrete vite miseramente, che potrebbero anche finire nell’attraversamento di un matrimonio combinato. Loro non hanno diritti in quanto omosessuali. Secondo il presidente del paese Mahmoud Ahmadinejad “non esistono”.
A dispetto delle leggi contro gli uomini e le donne omosessuali in Iran – la comunità gay iraniana è capace di lavorare nel sommerso?
Io, come ragazza di buona famiglia che ha vissuto in Iran per la maggior parte della sua vita, non ne ho idea, non so neanche se le lesbiche abbiano una comunità o un centro di raccolta o no. Si possono sentire voci qua o là, ma mantenere certe informazioni segrete è necessario per sopravvivere. Da Kiana ho sentito per la prima volta che mentre lei era una studentessa in Iran si unì ad una rete sommersa di lesbiche che si incontrava frequentemente per discutere dei problemi.
Ci sono pochi posti, come parchi e bar, dove i gay iraniani possono incontrarsi e chiacchierare, ma se gli agenti della sicurezza lo scoprono, ci possono essere terribili conseguenze. Mi è stato comunicato che ci sono incontri sommersi per lesbiche ma hanno un giro limitato e discreto.
Attualmente ci sono poche organizzazioni gay iraniane che sono maggior locate fuori dall’Iran. Iranian Railroad for Queer Refugees (IRQR, Binario Iraniano per gli omosessuali rifugiati) è localizzata a Toronto, in Canada, ed è fondata da Arsham Parsi. È la più attiva organizzazione LGBT iraniana fino a questo istante.
Ci sono riviste in rete incluso Hamjens-e-man e Neda che sono centrate in particolare sul tema dei gay iraniani.
Nella realtà, sono create da due o tre persone, che per la maggior parte non ricevono nessun aiuto o fondo per mandare avanti l’attività e devono combattere per esistere ancora.
Kiana Firouz (ndr la protagonista-attrice di Cul de Sac) ha chiesto asilo in Gran Bretagna, ma la sua domanda è stata rifiutata.
Per darle appoggio, migliaia di lettere di protesta e email sono state spedite al British Home Office e ad altre autorità ed è stata organizzata anche una petizione contro la deportazione della Firouz. Qual è la sua attuale situazione?
Nel giugno del 2010 alla Firouz fu garantito il soggiorno in Gran Bretagna – salvandola dall’estradizione dopo due rifiuti. Questo è stato un grande traguardo per noi. Ho aperto una petizione contro la decisione dell’Home Office, che è diventata la più estesa campagna mai fatta per un membro LGBT in cerca d’asilo con oltre 45.000 firme in un solo mese.
Dal mio punto di vista, il fatto che Firouz abbia rischiato interpretando sé stessa in “Cul de Sac” ha fatto la parte più importante e coraggiosa del lavoro. “Cul de Sac” è quasi unico nel suo genere. Per tutti i film già registrati, nessuno ha mai fatto si che una lesbica iraniana potesse interpretasse sé stessa e avesse l’occasione di gridare la sua esistenza. Siamo orgogliosi di aver fatto qualcosa di simile.
In luglio, la corte suprema inglese legiferò contrò la deportazione di due gay in cerca d’asilo e sancì il diritto di asilo per gli omosessuali rifugiati in Gran Bretagna.
In quali modi tu credi “Cul de Sac” abbia contribuito a questa decisione?
In pratica, nessun regista iraniano ha mai avuto un approccio, anche conservatore, con un argomento di questo tipo, quindi “Cul de Sac” ha avuto successo nel portare tale argomento all’attenzione del mondo. Uno degli obiettivi di questo film era di mobilitare la comunità internazionale LGBT per appoggiare i membri LGBT di altre comunità che hanno meno possibilità di lottare per i loro diritti.
“Cul de Sac” potrebbe ha fatto aumentare l’attenzione globale dei media , le storie del film sono state divulgate da molti media: “The Times”, “Guardian”, “The Indipendent”, “Evening Standard”, “Radio Free Europe”/”Radio Liberty”(RFE/RL), “Radio Farda”, “Voice of America” (VOA) e molti altri.
Quest’impatto globale e il fatto che il film è basato su un caso reale ha avuto un’influenza non indifferente sulla modifica delle leggi per l’asilo degli omosessuali in Gran Bretagna.
Afferma Martin Fletcher, vice editore del “The Times”: “Kiana Firouz è un test della sincerità per il nuovo governo inglese.
Il partito conservatore promette nei suoi equalities un manifesto per cambiare le direttive per persone gay scappate dalla persecuzione e a cui debba essere garantito asilo.” (“The Times”, 20 maggio 2010). “Cul de Sac” è una mossa ha aperto una porta ai i gay iraniani, per poter essere visti mondialmente.
Perché non ci sono stati finanziamenti per “Cul de Sac”?
In Iran è impossibile raccogliere fondi per un progetto simile. Fuori dall’Iran le risorse per finanziare un film sono molto limitate e competitive. Inoltre, noi abbiamo trovato la maggior parte di loro conservatrici nel rapportarsi con un tema simile. Devo dire che i grandi produttori preferiscono investire in materie che hanno un valore commerciale invece che nei diritti umani.
Di sicuro non intendevamo accasarci da nessuna parte che ci obbligasse a adattare il lavoro a un differente punto di vista. Noi volevamo essere indipendenti, cosa che è accaduta.
“Cul de Sac” è stato rivelato a tutti i festival LGBT di tutto il mondo. Quale impatto hanno questi festival gay sul pubblico e come ilm come il tuo possono smuovere le coscienze?
“Cul de Sac” è stato invitato in molti festival LGBT ed è stato anche sottoposto ad alcuni festival conosciuti. I festival dei film gay sono opportunità per dare credito ai lavori, così da rendere più facile mostrare i film ad un pubblico più ampio.
I festival, nella mia opinione, sono eventi specializzati che provvedono informazioni ed educano quelli che attendono le manifestazioni con i film contenenti temi gay. Credo che ogni festival abbia i suoi obiettivi e le sue priorità. Penso che essere riconosciuti da uno dei festival incrementi certamente le possibilità di essere visto da altri festival.
L’amore è uno dei temi più svelati in “Cul de Sac”. Hai scelto di far divenire la storia d’amore una parte prominente nel film per attirare un pubblico ampio?
“Cul de Sac” dipinge in particolare i vari momenti di una lesbica iraniana, dalle piccole gioie ai momenti tristi; i patemi per la vita e la libertà. Non sono d’accordo che l’amore sia usato come una maniera per vendere “Cul de Sac”. Omosessuale è un termine che si riferisce a relazioni con lo stesso sesso. Dunque innamorarsi è uno dei maggiori elementi che caratterizzano il personaggio.
Io credo fortemente che non ci fossero altri modi per sviluppare la trama e partecipare ai sentimenti di una lesbica. In “Cul de Sac” Kiana insegna chi sia, come si senta e che cosa lei definisca amore.
Non essere una vittima, ma dare battaglia per i propri diritti come lesbica e come immigrata è nel centro di “Cul de Sac”. Quanto pensi che i film siano importanti veicoli di messaggi come questo?
Senza dubbio “Cul de Sac” è stato un lavoro significativo che ha aiutato molto a trasmettere il messaggio che ci sono lesbiche iraniane con diritti violati e questo è il giusto momento per chiedere il loro rispetto.
Penso, che sotto regimi teocratici come in Iran ci sia una piccola possibilità per molti casi sociali di emergere, lasciando stare i diritti omosessuali. C’è bisogno di un impegno da parte di tutti, di tutte le nazioni, per dare vita a tale situazione.
I media sono i mezzi più efficaci per raccogliere le coscienze pubbliche, educare le persone e aprire alcune discussioni su argomenti prima mai considerati.
Come donna e produttrice di film iraniana, collaborando in questo film ho ucciso le mie probabilità di tornare nel mio paese a vivere, ma sono fiera di aver preso parte alla battaglia per i diritti di quelli che non hanno opportunità di essere ascoltati. Sono sicura che non ci fosse una maniera migliore di cominciare l’argomento e rendere vigili le coscienze.
Cul de Sac’ di Ramin Goudarzi Nejad, Docum-fiction, Inghilterra, 2010
Testo originale: No Dead End